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Vittorio Feltri contro la tassa di Beppe Sala: "Anche io firmo contro i rincari di Area C"

Vittorio Feltri
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Ne ascolto e ne leggo di ogni riguardo la rovente tematica dell’aumento del costo per l’accesso all’area Centro di Milano che, a partire dal 30 ottobre, comporterà per i non residenti un esborso di ben 7,50 euro al dì anziché 5 euro, mentre gli abitanti, dal quarantunesimo ingresso, pagheranno 3 euro e non più 2, come avviene attualmente. Per di più non saranno più previsti giorni liberi, pure sabato e domenica ci verrà richiesto di sborsare denari per raggiungere il cuore della metropoli, che Beppe Sala, il quale si comporta come una sorta di feudatario locale che forza al versamento di un obolo per varcare la soglia del suo feudo, sta trasformando in una zona riservata ai ricconi. Il tutto con la scusa (che non sta più in piedi) della tutela dell’ambiente e della salvaguardia della qualità dell’aria, la quale però, da quando sono in vigore certe misure estremistiche, non risulta affatto migliorata, segno lampante che le genialate del sindaco non funzionano.

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Ma questi, anziché ravvedersi, cosa fa? Illogicamente inasprisce le sue disposizioni schizofreniche. Reputo condivisibili e inoppugnabili tutte le opinioni e le dichiarazioni di quanti esprimono malessere e anche rabbia in relazione a tali ingiustificati rincari, per di più imposti in un momento in cui l’inflazione è alta e Milano, dove il prezzo di tutto è già elevatissimo, è al secondo posto nella classifica delle città italiane in cui il costo della vita è cresciuto maggiormente a livello percentuale, subito dopo Genova.

Noi stessi, a Libero, abbiamo deciso di sposare questa battaglia, ossia quella volta a bloccare tale provvedimento della giunta meneghina, la quale sembra impegnata costantemente in una attività che – per onestà lo riconosciamo – le riesce piuttosto bene, ovvero quella di rendere difficoltosa e persino impossibile l’esistenza agli abitanti del capoluogo lombardo nonché a coloro che vi entrano per questioni di lavoro e non soltanto.

 

 

A questo proposito mi preme menzionare anche l’imposizione dell’Area B, risalente allo scorso anno, la quale di fatto ha messo al bando centinaia di migliaia di vetture che abitualmente transitavano su Milano e che dall’oggi al domani sono state dichiarate dal sindaco “vietate”, obbligando migliaia di persone a cambiare auto, cosa che non tutti possono permettersi, o a rinunciare del tutto all’uso, talvolta indispensabile, del mezzo privato. Tale misura è stata contestata pure dagli operatori della sicurezza, cioè dagli agenti di polizia, dai carabinieri, dalle forze dell’ordine tutte, che devono accedere all’Area B, moltissimi anche alla C. Insomma, Sala non ha tenuto conto neppure delle esigenze di chi si occupa della nostra sicurezza. E questo è imperdonabile.


Insisto: questa giunta di sinistra discrimina i cittadini, accanendosi soprattutto con le fasce più deboli dal punto di vista reddituale. Però poi promuove la marcia per i diritti civili, per l’orgoglio gay, dove si sponsorizza, ad esempio, l’abominio dell’utero in affitto, un insulto alla dignità della donna, una pretesa di mercificazione ed utilizzo del corpo di quest’ultima. Non sarebbe il caso di pensare innanzitutto ai diritti fondamentali, quelli che appartengono all’essere umano, al di là di ogni genere e tendenza? Si dia il caso che la libertà di movimento, da cui discende quella di circolazione, costituisca un diritto umano.

Pretendere dai cittadini il versamento di una tassa quotidiana per muoversi su Milano rappresenta a tutti gli effetti un limite alla libertà di movimento: chi non può pagare non può accedere, non può fruire di luoghi che sono pubblici e non di proprietà del sindaco. Altrettanto bizzarro è che i residenti nell’area Ztl debbano mettere mano al portafogli ogni volta che escono da casa o che desiderano rincasare. Si tratta di una specie di tassa sulla abitazione: abiti in centro? Bene, per entrare e uscire da questa zona ti tocca corrispondere il dazio. Siamo alla follia. Venuta meno la finalità su cui si reggevano codesti provvedimenti della giunta, ovvero essendo stato provato che alla diminuzione delle auto in circolazione non corrisponde affatto il miglioramento della qualità dell’aria, ritengo che essi debbano essere revocati, avendo assunto oltretutto una valenza afflittiva. 

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