Appelli

Comunità ebraica contro Pd e M5s: "Chi urla al genocidio aizza l'antisemitismo"

Fabio Rubini

La bilancia della sinistra parlamentare è sempre più spostata verso la condanna di Israele. Tra cortei non autorizzati, convegni a senso unico e dibattiti parlamentari piuttosto espliciti, il cannoneggiamento degli esponenti di Cinquestelle, Verdi e Sinistra e piddini, contro l’impegno italiano ed europeo ad aiutare il governo israeliano nella sua guerra contro i terroristi di Hamas non conosce tregua. Solo che a furia di attaccare può essere che qualcuno si stanchi. E lo dica chiaro e tondo. È il caso della Comunità ebraica di Milano e del suo presidente Walker Meghnagi, uno che di solito non le manda a dire. «Apprendo le posizioni espresse in parlamento dai Cinquestelle e dal Pd, mentre ancora ho negli occhi l’ennesimo attentato avvenuto a Londra dove un uomo armato di coltello è stato bloccato fuori da un supermercato kosher frequentato dalla comunità ebraica. E mi domando dove vivano questi parlamentari- attacca Meghnagi -. Non si sono accorti che la caccia all’ebreo è cominciata? Dalle università americane al Daghestan, passando per Londra?». E ancora: «Davvero dopo le aggressioni subite dagli ebrei in tutto il mondo (Italia compresa) non si riesce a capire che il terrorismo colpisce gli ebrei in quanto tali?». Poi chiede ai parlamentari oggetto della sua reprimenda: «Come fanno i Cinquestelle a proporre di non inviare armi a un Paese aggredito che sta cercando di bloccare il continuo lancio di razzi su Israele e liberare gli ostaggi civili?».

Walker Meghnagi rivolge un appello a queste forze politiche invitandole a «uscire dall’ideologia e capire che non solo le loro mozioni parlamentari, ma anche le loro parole hanno un peso non fomentare l’odio antiebraico nel nostro Paese. Basta - tuona il presidente - con l’utilizzo di parole malate come “genocidio”, basta prendere sul serio l’Onu che pochi mesi fa ha nominato un rappresentante iraniano alla presidenza del Forum sui diritti umani delle Nazioni Unite e ne nominerà un altro a maggio come presidente della Conferenza Onu sul disarmo». A denunciare la deriva anti-Israele c’è anche Giuseppe Cruciani, che in un’intervista all’Adnkronos, spiega: «Sui social ormai il focus è su quanto è cattiva Israele. Quello che è successo il 7 ottobre se lo sono creati gli israeliani stessi, ci si concentra solo sulla reazione di Israele a Gaza e non sulla causa scatenante di questa guerra - spiega il giornalista -. Anche la posizione del Pd su Israele si è fatta sempre più chiara. Nel corso delle settimane si è passati dal parlare di due popoli e due stati a una posizione abbastanza netta in cui si dice che a Gaza si stanno violando i diritti umani e si parla di crimini di guerra, una posizione totalmente opposta a quella del governo italiano e decisamente pro palestinese contro il governo Netanyahu. Per me- chiude Cruciani - la priorità assoluta è spazzare via il terrorismo da Gaza e smantellare una organizzazione terroristica che vuole la distruzione dello Stato di Israele».

 

 


Da Milano arrivano anche novità sulla querelle che ha dilaniato il Pd. Ovvero il convegno organizzato dai giovani dem del Municipio 1 dal titolo emblematico “Colonialismo e Apartheid in Palestina”, al quale era stata invitata anche la scrittrice filo-Hamas, Alae Al Said, che aveva esultato dopo l’attacco terroristico del 7 ottobre («Oggi scrivo il capitolo più bello di tutti: quello della rinascita palestinese»). Ebbene dopo le polemiche e la condanna esplicita del partito, il convegno è stato spostato di sede e non si terrà nel circolo del Pd. Sempre a Milano a tenere banco c’è anche la polemica sull’assessore del Municipio 1, Lorenzo Pacini, che sabato scorso aveva partecipato alla manifestazione non autorizzata pro-Palestina. Dopo la condanna del suo partito, Pacini non molla e rilancia: «Mi dichiaro colpevole di aver partecipato alla manifestazione in difesa del popolo palestinese», poi sfida gli esponenti dem che lo hanno criticato: «Di fronte alle accuse di esponenti della destra milanese, si è scelto di tacciare come “errore politico” la mia partecipazione». Il problema, qualcuno lo spieghi a Pacini, non è che abbia partecipato ad un corteo in difesa della popolazione palestinese, ma che quel corteo non fosse autorizzato (quello ufficiale era stato spostato di un giorno) e questo per un rappresentante delle istituzioni è piuttosto imbarazzante. Che poi in quel corteo sia stato preso a male parole un ragazzo che dalla finestra di casa esponeva un cartello con scritto «Palestina libera da Hamas», beh, la dice lunga sui soggetti che sfilavano per strada. E dai quali, un assessore di Municipio dovrebbe dissociarsi.