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Milano avrà la statua della maternità

di Giorgia Petani giovedì 13 febbraio 2025

3' di lettura

La statua intitolata “Dal latte noi veniamo”, di Vera Omodeo, scomparsa all’età di 100 anni nell’aprile 2024, sarà posizionata in un’area verde della splendida piazza Nicolò Tommaseo, nel cuore di Milano. È trascorso meno di un anno dalla polemica sull’opportunità di collocare la statua in un luogo pubblico, e ora finalmente potrà essere ammirata in tutta la sua bellezza. L’opera dell’artista era stata oggetto di un vero e proprio dibattito politico-culturale, in quanto, per la Commissione comunale, «rappresenta valori non universalmente condivisibili». La famiglia dell’artista avrebbe voluto donare la statua alla città perché venisse esposta nella piazza Eleonora Duse. Ma talvolta le buone intenzioni non bastano, soprattutto nell’era del politicamente corretto, dove a essere messe in discussione sono ormai anche le basi del buon senso. L’apposita commissione del Comune aveva infatti bocciato la proposta all’unanimità, perché, come recitava il verbale, «la scultura rappresenta valori certamente rispettabili ma non universalmente condivisibili da tutte le cittadine e i cittadini, tali da scoraggiarne l’inserimento nello spazio pubblico».

Non solo. La Commissione aveva suggerito alla famiglia dell’artista di donare la statua a «un privato, ad esempio un ospedale o un istituto religioso, all’interno del quale sia maggiormente valorizzato il tema della maternità, qui espresso con delle sfumature squisitamente religiose». Parole, quelle scritte dal comitato, che avevano scatenato polemiche bipartisan, tanto che persino Sala si era sentito in dovere di intervenire precisando che pareva «un po’ una forzatura sostenere che non risponde a una sensibilità universale». Sconcerto era stato espresso dall’europarlamentare e consigliera della Lega a Palazzo Marino, Silvia Sardone, per cui una madre che stringe al petto un bambino «non può offendere nessuno che sia dotato di un briciolo di cervello».

Anche i consiglieri del Pd Alice Arienta e Luca Costamagna avevano preso le distanze dalla commissione sottolineando come «la maternità come scelta di amore e libertà è un bene da tutelare e valorizzare. Non è cancellando la figura della maternità che si aiutano le donne». A un certo punto era prevalsa l’ipotesi di collocare la statua all’interno della clinica Mangiagalli, come suggerito da Sala. Ma la famiglia si era opposta ritenendo che la destinazione migliore fosse proprio una piazza pubblica affinché più persone potessero ammirare l’opera. La figlia dell’artista, Serena Omodeo-Salè, aveva anzi spiegato che se la statua non fosse stata visibile, non sarebbe stata donata. Omodeo si era chiesta quali fossero infatti i messaggi e i valori non condivisibili «dal momento che la statua è del tutto priva di riferimenti religiosi». Secondo l’erede, «le motivazioni del Comune sono surreali, in città ci sono solo due statue dedicate a donne e questa è anche stata realizzata da un’artista.

Inoltre una figura parzialmente nuda non mi sembra affatto un soggetto religioso», aveva fatto notare. In effetti l’opera ritrae un corpo nudo senza nessun simbolo religioso. E sembra un po’ una forzatura associare il naturale e fisiologico momento dell’allattamento a un’azione di natura religiosa, come suggerito dalla commissione. Senza contare che a Milano, su 120 sculture in città, sono solo tre le statue di donne realmente esistite e due soltanto sono state eseguite da artiste donne. A quanto pare però, per le femministe più radicali e parte della comunità Lgbtq, rappresentare la maternità potrebbe sembrare poco inclusivo e rispettoso nei confronti della donna, in quanto vorrebbe dire relegarla ai soliti ruoli tradizionali di madri e mogli. Che diranno adesso che la statua verrà posta in piazza Tommaseo? Scateneranno ancora il solito teatrino di polemiche?

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