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L'oculista che salva la vita con una tecnica di 100 anni fa

di Dino Bondavalli  mercoledì 14 maggio 2025

4' di lettura

Riscoprire una tecnica vecchia di cent’anni, abbandonata a suo tempo perché considerata troppo complessa e a rischio di complicanze, e rivalutarla trasformandola nella migliore risposta possibile a una malattia dell’occhio che può portare alla cecità in età precoce. Si potrebbe riassumere così l’intuizione geniale che ha reso la dottoressa Barbara Parolini, oculista specializzata in chirurgia oftalmica, la specialista più ricercata a livello internazionale da chi è affetto da maculopatia miopica trattiva, una malattia che può colpire chi è affetto da miopia elevata e che riguarda perlopiù pazienti tra i 30 e i 60 anni.Ma, in realtà, dietro all’adozione del piombaggio maculare, il trattamento che la dottoressa Parolini ha rilanciato, perfezionato e brevettato, diventando oggi il riferimento a livello mondiale per pazienti e colleghi, c’è molto di più. «Ho cominciato 16 anni fa a dedicarmi alla miopia elevata, nota come quella dalle 7 diottrie in su, ma che in realtà andrebbe definita sul parametro della lunghezza dell’occhio, quando questa supera i 26,5 millimetri», spiega Barbara Parolini.

«Non mi capacitavo del fatto che i pazienti si trovassero di fronte a due sole opzioni: sottoporsi a un lungo percorso chirurgico, con un rischio non trascurabile di complicanze, o, peggio ancora, andare incontro alla cecità». Fu così che la dottoressa Parolini iniziò a dedicarsi alla ricerca di una soluzione per questi pazienti. La ricerca si è concentrata su due obiettivi: da un lato capire in modo approfondito la malattia e dall’altro cercarne un migliore trattamento. Entrambi gli obiettivi sono stati raggiunti. Infatti, la maculopatia miopica trattiva è stata da lei riclassificata in una stadiazione ora riconosciuta a livello internazionale, che divide la malattia in 4 stadi di gravità. Il secondo obiettivo ha portato a riscoprire e perfezionare una tecnica chirurgica antica, il piombaggio maculare, riadattandolo alle esigenze moderne. Per farlo ha progettato un dispositivo medico impiantabile a forma di “J”, composto da un braccio corto e uno lungo, con una curvatura che consente di accorciare l’occhio eccessivamente allungato e ridurre la trazione sulla retina, combattendone cosi tutte le conseguenze negative.

«Questa tecnica ha dimostrato per gli stadi più gravi della maculopatia miopica trattiva un’efficacia superiore rispetto alla vitrectomia, la procedura standard internazionale attuale», spiega. «Mentre la vitrectomia presenta una percentuale di successo anatomico (ossia il riaccollamento della retina) in circa il 70% dei casi, con uno o spesso con molteplici re-interventi e non sempre mantenendo la capacità di vedere, il piombaggio maculare garantisce di poter attaccare la retina nel 100% dei casi trattati con un unico intervento. Inoltre, se il paziente viene operato tempestivamente, in più dell’80% dei casi si registra un recupero significativo della vista e nel 100% almeno un miglioramento parziale».

Il fatto che non tutti gli occhi possano recuperare completamente la vista è legato non ad un limite di questa chirurgia, ma al fatto che questi pazienti hanno anche altri tipi di lesioni alla retina. Nessuna sorpresa, quindi, che dopo aver dimostrato con risultati scientificamente validati l’efficacia della tecnica, la dottoressa Parolini, già nota per la chirurgia di casi retinici particolarmente complessi, sia stata confermata come figura di rilievo nell’ambiente oftalmico internazionale. Oltre ad avere pazienti da ogni regione d’Italia, la dottoressa - che opera a Brescia - ha fatto interventi su persone venute appositamente da tutta Europa, ma anche dagli Stati Uniti, dalla Cina, dal Sudafrica, dalla Malesia e dal Messico.

È, inoltre, costantemente impegnata nella formazione di numerosi colleghi attraverso corsi e pubblicazioni scientifiche. Nel frattempo, grazie agli oltre 500 pazienti operati e a un follow-up a 16 anni che conferma l’assenza di complicanze gravi nel lungo termine, il piombaggio maculare si sta imponendo come una vera e propria svolta nel trattamento della maculopatia miopica trattiva. Non basta. La dottoressa Parolini sta lavorando perché in futuro si riesca, attraverso la prevenzione, a scongiurare la necessità di interventi chirurgici complessi per i pazienti affetti da maculopatia miopica trattiva. Un obiettivo che garantirebbe benefici a livello sociale. Se attualmente la miopia affligge circa il 30% della popolazione mondiale, si stima che questa percentuale possa raggiungere il 50% nei prossimi decenni, a causa di fattori genetici e ambientali. Considerato che circa il 2% della popolazione ha una miopia elevata, e che almeno la metà di questi soggetti è a rischio di sviluppare una maculopatia miopica trattiva, è chiaro che, quella che può sembrare solo una nicchia, riguarda invece potenzialmente centinaia di migliaia di persone solo in Italia. È anche per questo che la specialista sta scrivendo un libro scientifico sul tema ed è sempre più ricercata all’estero per convegni e occasioni di approfondimento della sua tecnica. Un lampo di genio nato in Lombardia e destinato a diffondersi e a portare benefici su scala globale. Meglio di così...

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Enrico Paoli