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Milano, madre investe il figlio di 18 mesi. Il pm: "Condanna da evitare"

venerdì 20 giugno 2025

2' di lettura

Investe per sbaglio il figlio e la Procura di Milano chiede all’Ufficio Gip di escludere la punibilità della madre per "tenuità del fatto". È accaduto nell'hinterland del capoluogo lombardo dove la scorsa estate una donna nel cortile privato di casa aveva messo in moto l’auto senza avvedersi di stare schiacciando sotto la ruota sinistra la testa del figlioletto di 18 mesi rimasto per sempre lesionato. Stando alla Procura un'eventuale punizione "costituirebbe una sorta di trattamento contrario al senso di umanità (articolo 27 della Costituzione"): e questo perché la mamma "sconta già una sorta di 'ergastolo con fine pena mai'", e "una reazione penalistica non serve a nulla, anzi appare addirittura controproducente", qui "non avendo il diritto penale alcuna funzione da svolgere, né per il reo né per la collettività". La richiesta è chiara: archiviare la donna; o, in subordine, di sollevare alla Consulta questione di legittimità costituzionale del reato di lesioni gravissime per possibile contrasto con il divieto di pene inumane.

Le strade che ora si potrebbero aprire sono dunque tre. La prima è quella ordinaria, ossia "proporre alla madre di patteggiare una pena minima, e sospesa". Eppure - ricorda Il Corriere della Sera - "questa soluzione non terrebbe nel minimo conto la situazione che si trova a vivere l’indagata, nei cui confronti l’ordinamento reagirebbe senza alcuna ragione o necessità, e solo per riaffermare una norma di divieto, di fatto strumentalizzando l’indagata".

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Seconda possibilità, "cercare se nell’ordinamento, a fronte della ferma convinzione della ingiustizia" della situazione, "esistano valvole di sfogo che consentano di escludere la punibilità (e anche 'la pena del processo'". Infine la terza possibilità. In questo caso "non resterebbe che sollevare questione di legittimità costituzionale" della norma nella parte in cui, punendo le lesioni personali gravissime provocate per colpa incosciente dalla madre al figlio, contrasterebbe con il terzo comma dell’articolo 27 della Costituzione nella parte cui vieta pene inumane.

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