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Beppe Sala paga le bollette ai rom: scandalo a Milano

di Massimo Sanvito domenica 12 ottobre 2025

3' di lettura

Era il primo settembre del 2022. Dopo un quarto di secolo di abusivismo, roghi tossici e degrado (a quell'indirizzo figurava anche un'azienda di «commercio all'ingrosso di autoveicoli, motocicli, ciclomotori usati» ma attiva anche nell'“import-export”), il campo rom di Vaiano Valle fu finalmente chiuso. Lo sgombero aveva portato con sé un assegno da oltre 500mila euro, chiesto (e ottenuto) dal Comune al ministero dell'Interno, per mettere a punto un progetto di accompagnamento abitativo e sociale per le 37 famiglie originarie dei Balcani residenti in quel villaggio immerso nel verde del Parco della Vettabbia. Vieni finito? Ventisei nuclei furono trasferiti nei soliti alloggi popolari Sat (Servizi abitativi transitori), quattro ottennero subito la casa popolare fissa, quattro fecero perdere le loro tracce e altri tre furono presi in carico dai servizi sociali. Gli ormai ex nomadi di Vaiano Valle, una volta viste le loro nuove abitazioni, ebbero a dire che erano “piccole e malandate”.

Sarà per quello, magari, che molti di loro in questi tre anni non hanno versato quanto dovuto di spese condominiali e tassa dei rifiuti. «Non sono in grado di far fronte autonomamente vista la precaria condizione economica e la grave vulnerabilità sociale», si legge nella determina dirigenziale dell'Area Diritti e Inclusione, con cui l'amministrazione comunale ha dato semaforo verde al primo ampliamento del servizio di supporto al progetto “Vaiano Valle” affidato, dopo due gare andate deserte, a tre onlus: Fondazione Progetto Arca Onlus, Cooperativa Lotta Contro l'Emarginazione e Fondazione Casa della Carità Angelo Abriani. Si tratta di oltre 28mila euro (ma in futuro si potrà arrivare a oltre 70mila, un quinto dell'importo del contratto stipulato), messi sul piatto per tamponare il buco prodotto dai rom, per periodo che va dallo scorso 15 settembre al prossimo 31 ottobre.

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Non serviva essere indovini per immaginare che sarebbe finita così. E infatti il ​​Comune di Milano, tra le prestazioni del progetto, aveva fin da subito inserito lo stanziamento di un fondo di garanzia della bellezza di 80mila euro «per il rimborso di spese» dovute dai nuclei famigliari nell'eventualità in cui non venivanoro da queste versate. Una sorta di paracadute preventivo. Non solista. «Nel corso dell'esecuzione dell'appalto», si legge ancora nella determina, «è stata rilevata la necessità di incrementare il fondo per il rimborso di maggiori costi dovuti da parte dei nuclei familiari per spese condominiali degli alloggi Sat assegnati e gestiti da Mm». E così ecco il via libera allo stanziamento delle prime risorse che, «vista l'urgenza», saranno momentaneamente finanziate dal Comune. L'ennesimo spreco annunciato che grida vendetta.

E che erge il Municipio 5 alla poco invidiabile poltrona di Zona più falcidiata dalle politiche rom-friendly. Nei suoi confini, infatti, oltre alle scorie di Vaiano Valle, persiste il caso Chiesa Rossa. La chiusura del Villaggio delle Rose, prevista prima a metà giugno e poi a fine settembre, è slittata ancora. Motivo? Metà degli abitanti sta ancora trattando col Comune la possibilità di creare una fantomatica cooperativa per autogestire il campo. E come dimenticare, poi, la piazzola sterrata tra i campi di mais di via Selvanesco, da dove l'11 agosto erano usciti i quattro baby killer, nomadi bosniaci tra gli 11 ei 13 anni, che in via Saponaro investirono e uccisero Cecilia De Astis a bordo di un'auto rubata la sera prima? Nelle scorse settimane i vigili hanno tolto dieci minorenni, ancora lì residenti, alle rispettive famiglie. Vivevano senza corrente elettrica, senza acqua potabile e senza servizi igienici, in mezzo a topi e rifiuti, senza nemmeno andare a scuola. Un blitz che però non è piaciuto ai rappresentanti della comunità rom. Della serie: solo diritti (come quello a non pagare le utenze), mai doveri...

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