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Filippo Facci: Armatevi e partiti

filippo facci

Eliana Giusto
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L' Italia non ripudia la guerra: la rifugge. La fantasia con cui gli italiani cercano di sfangare ogni intervento militare, purtroppo, è diventato uno di quei luoghi comuni caricaturali (come la pizza o la mamma) in grado di oscurare gli atti di eroismo di cui siamo stati capaci. A complicare le cose c' è che la guerra, sappiamo, è diventata un' altra cosa: un tempo si percepiva l' humus di un Paese che aveva l' orecchio appiccicato al radiogiornale, oggi invece c' è un distacco tale, tra la gente e i decisori, che sono rimaste solo le categorie di chi conta qualcosa e chi no, chi decide e chi no, chi partecipa - davvero - e chi no. Purtroppo gli intellettuali e i giornalisti ormai appartengono solo alla seconda categoria: nessun decisore va più a vedere quello che scrivono, bastano i sondaggi. Ed è su questa base che i decisori (insomma i politici) decidono le parole da usare, ed è soprattutto su quest' ultime che l' antico paraculismo italico si è concentrato negli ultimi decenni. La sostanziale soppressione del termine «guerra» fu una formidabile vittoria della sinistra dalemiana: di volta in volta divenne missione di pace, intervento umanitario e operazione di polizia internazionale. Poi ti arriva il ministro Pinotti e capisci che la tradizione non può interrompersi: «È chiaro che la lotta al terrorismo non si gioca soltanto con lo strumento militare». Beninteso, anche noi ripudiamo la guerra. Ma bastava dire: francesi, andate avanti voi. di Filippo Facci

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