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Mineo (Pd): "Schifani e Gelmini provocazioni inaccettabili"

Corradino a ruota libera: "Gelmini o Schifani nel governo? Mai. Semmai Renato, equivale a Stefano". Su Berlusconi: "Più importante di lui solo Mussolini"
di Andrea Tempestini domenica 28 aprile 2013

Corradino Mineo

2' di lettura

Franchi tiratori? No, sparano alla luce del sole. Una rassegna di chi, da sinistra, rema contro il già traballante governo lettiano ve l'abbiamo proposta poche ore fa. Ma ora il carnet di "dissidenti" si arricchisce con l'ex giornalista Corradino Mineo. Parla a Radio 24. Le parole? Di fuoco: "Se ci fosse una squadra decente, cioè senza provocazioni esplicite, darei la fiducia a un governo presieduto da Enrico Letta". Peccato però che Mineo consideri nomi come quello di Renato Schifani o di Maria Stella Gelmini delle "provocazioni esplicite". E così spara: "Leggo di Schifani alla Giustizia o all'Interno. Non possiamo votarlo. Poi immaginate la Gelmini all'Istruzione...cosa succederebbe a ragazzi, insegnanti, precari che hanno fatto della contestazione alla Gelmnini l'elemento fondamentale?". Brunetta sì -Il senatore del Pd, paradossalmente, poi apre a nomi che in linea teorica, a Largo del Nazareno, dovrebbero essere molto meno "digeribili". Uno su tutti, Renato Brunetta, "che invece per me ci potrebbe stare al governo. Avrebbe la stessa legittimazione di un Fassina". Ci correggiamo: l'apertura è strumentale. Mineo tira in ballo Brunetta per sparare su Fassina: l'ultimo piccolo capitolo del libro indinito delle faide democratiche.  Silvio & Benito - L'ex direttore di RaiNews24 spende qualche parola per Giorgio Napolitano: "Ho stima per lui, ma conosco il suo schema delle larghe intese. E' uno schema vecchio, che poteva funzionare quarant'anni fa. Oggi non funziona più". Così Mineo ribadisce il suo "no" al governo di larghe intese (o governissimo, o "governo di servizio", fate voi). Poi rincara: "Perfino sul 25 aprile siamo divisissimi. C'è una concezione diversa dello Stato tra Pd e Pdl. Berlusconi - ecco l'inevitabile attacco al Cav - ritiene che chi ha il consenso venga prima della legge, mentre per il Pd la legge viene prima del consenso". Poi arrivano insulti quasi infamati. Per chi? Per il Cav, ovvio. "Non ho problemi a frequentarlo - spiega -. Lo trovo molto divertente. Fermo restando che non penso di potere fare patti con lui, perché conosco l'uomo e so che fa patti, compra. Prima ti mette una busta in tasca e poi discute". E ancora: "Comunque Berlusconi, dopo Mussolini, è stato il più importante capo di Stato che l'Italia abbia mai avuto". Democratiche contorsioni - Nel Pd, non è mistero, la linea non esiste. Così Mineo, dopo aver impallinato Fassina, apre il fuoco contro il partito intero. Lo spunto per farlo è il siluro che ha colpito e affondato Romano Prodi nella scalata quirinalizia. "I franchi tiratori? In segreto e senza dirlo, queste persone hanno affondato il fondatore del partito, Prodi, perché volevano a tutti i costi asserragliarsi nel palazzo col Pdl per fare il governo". Un senatore del Pd - Mineo - accusa il Pd stesso di aver "suicidato" proprio il Pd per "inciuciare" col Pdl: questo il succo del contorto pen siero di un democratico.

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