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Berlusconi, Travaglio contro Ainis e i giuristi anti-Severino: "Cazzate"

Il vicedirettore del Fatto scatenato: "Ci si dimentica che B. è un delinquente, quindi non può ricandidarsi per 6 anni. Costituzionalisti schiavi delle bizze di Napolitano"
di Giulio Bucchi domenica 25 agosto 2013

Travaglio, vicedirettore del "Fatto Quotidiano"

2' di lettura

A furia di leggere di giuristi e costituzionalisti dubbiosi sull'applicabilità della legge Severino al caso Berlusconi, a Marco Travaglio starà girando la testa. E non solo quella. Basta dare una letta all'ultimo editoriale del vicedirettore del Fatto quotidiano per capire l'umore, nero, della penna più manettare che c'è. L'inizio è fulminante: a 20 giorni dalla condanna in Cassazione, ci si è dimenticati che "B. è un delinquente matricolato". E dunque, in virtù della legge Severino (che Travaglio applica senza batter ciglio) "è ufficialmente decaduto dalla carica di parlamentare e non può ricandidarsi per i prossimi 6 anni. Punto". Già, punto. E pazienza se, come sottolinea HuffingtonPost.it, sia lo stesso documento approvato lo scorso dicembre a precisare che la "decadenza non è automatica", ma sono Camera o Senato a dover "deliberare" il da farsi. Eppure secondo il vicedirettore del Fatto le disquisizioni di questi giorni su "agibilità politica", "guerra civile" tra politicie magistrati, "grazia" e "commutazione della pena" sono tutte, testuale, "cazzate".  Veleno su Ainis e Capotosti - Nel mirino di Travaglio ci finiscono, naturalmente, tutti gli esperti che hanno osato sollevare dubbi sulla legge Severino. Incostituzionale, secondo molti. Ma l'unico argomento che oppone l'editorialista è che "per 8 mesi nessuno se ne era accorto". Naturalmente, se non sei d'accordo con Travaglio, sei un servo del nemico. In questo caso, Michele Ainis (che sul Corsera aveva accennato all'amnistia e al ritorno all'autorizzazione a procedere per risolvere il conflitto annoso tra politica e magistratura) e Piero Alberto Capotosti sarebbero "costretti a contorsionismi imbarazzanti per seguire le bizze di Napolitano, che cambia idea a seconda di come si sveglia la mattina". E pazienza che Ainis chieda il ripristino del voto in Aula per decidere la sorte di onorevoli condannati, dietro garanzie per la legge come il fumus persecutionis. Per Travaglio nel caso Berlusconi c'è solo arrosto, e dunque la riflessione di Ainis (generale) non vale una cicca. E Capotosti, che dal 5 agosto ad oggi ha via via spostato il tiro (prima era convinto dell'applicabilità della "Severino", oggi definisce una "non eresia" la sua inapplicabilità) farebbe solo il gioco, insieme ai suoi compari giuristi, di quei politici che vogliono impugnare la legge sull'incandidabilità di fronte alla Consulta per bocciarla. "Intanto passano un paio d'anni - sospira Travaglio - e il delinquete resta senatore, magari agli arresti domiciliari".

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