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Fiordaliso, il dramma del coronavirus: "Mia madre è morta. Vedo troppe persone che ancora sbagliano"

di Alessandra Menzani lunedì 2 novembre 2020

2' di lettura

“Ormai ho il vomito a parlare di Covid, è una zecca che non si stacca più, una cacca sotto la scarpa”, dice Marina Fiordaliso, 64 anni.

Fiordaliso, lei si è ammalata di coronavirus nella prima ondata, sua madre è morta, suo padre novantenne si è infettato e poi salvato. Cosa prova oggi?

“La sensazione di ripiombare nell’incubo. Non pensavo accadesse di nuovo sinceramente. Il mio lavoro di cantante è fermo, non si è mai ripreso. Tutto bloccato, vedo un futuro davvero grigio e il morale è basso”.

Ha paura di ri-infettarsi?

“Quello no. I virologi hanno detto che è accaduto solo il due casi al mondo. Comunque mio padre non lo faccio uscire, gli farebbe male anche una normale influenza. La mascherina non la tolgo mai: credo che ormai è nel nostro dna, la terremo per sempre. Metti che finisce tutto, un domani se tossisci in tram o sul bus, tutti si arrabbiano se non hai la mascherina. Viviamo nella paura. I giapponesi la mettono sempre in giro, sin dagli anni Ottanta, e non li prendevamo in giro…”.

Lei vive a Piacenza. Com’è la situazione dei contagi?

“Per ora contenuta, minore rispetto alla prima ondata. Bisogna vedere tra dieci giorni. Almeno oggi ci sono tamponi e mascherine: all’epoca mi sono ammalata perché a contatto con due infetti, i miei genitori. Ma ho avuto la certezza di aver contratto il Covid solo dal sierologico, successivamente”.

Lei che ci è passata, che errori nota nei comportamenti della gente?

“Lo stesso di mesi fa: pensare “a me non capita”. Purtroppo capita, non siamo immortali. Lo prendono tutti, persone comuni, personaggi famosi. Guardi Gerry Scotti, Carlo Conti, Ornella  Vanoni. Muoiono ricchi e poveri. Non è la peste, peggio. Prendi la polmonite bilaterale e te ne vai”.

E gli errori della politica?

“Prima cosa: i mezzi di trasporto troppo pieni. La gente non può non andare a lavorare, questo è  chiaro, andavano potenziate le flotte, usati maggiormente i bus turistici, invece di buttare i soldi nei monopattini. Comunque se fossi nel premier Giuseppe Conte non saprei cosa fare: se chiudi la gente muore di fame, se apri muore di Covid”.

Cosa pensa dei virologi in tv?

“Una cosa gravissima: bisognerebbe permettere di parlare solo a due esperti, al massimo. Lo so, è dittatura. Invece sono 150: creano solo confusione e terrore”.

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