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Guido Crosetto contro la dittatura dei social: "La politica non ne parla. Perché?"

di Antonio Rapisarda giovedì 14 gennaio 2021

2' di lettura

Guido Crosetto, che momento storico è quello in cui il profilo Twitter di un quotidiano "corsaro" come Libero viene oscurato?
«Buio. Incomprensibile. Ed è incomprensibile la reazione del mondo dell'informazione. È una questione di principio che vale per tutti: fermare, bloccare un giornale è un precedente assurdo per la libertà in generale. Per la democrazia».

Si riferisce al silenzio tombale da parte dell'Ordine dei giornalisti, degli editorialisti, degli appellisti in servizio permanente?
«C'è stato un drammatico silenzio. E mi sembra incredibile che abbia dovuto spiegare - mi è capitato in queste ore proprio su Twitter - il concetto di libertà a persone che dovrebbero farne la base della loro professione e della loro vita».

Non sappiamo se sia più grave il fatto che il "blocco" sia avvenuto senza un reale motivo o che non sia arrivata ancora alcuna spiegazione formale.
«La chiusura di un organo di stampa, così come la cancellazione di un utente dalla piazza digitale, è una cosa che supera l'atto in sé. Chi decide chi viene bloccato o meno? In base a quali criteri decide? Quando ciò accade a un utente privato, certo, è già un fatto intollerabile. Nel caso di Libero si parla, in più, di una società: c'è un elemento patrimoniale, di sopravvivenza, a cui sono legate più persone. E nessuno sa chi è e perché ha deciso; non si ha nemmeno uno strumento per appellarsi alla decisione: elementi che aprono così tanti interrogativi che non possono non coinvolgere una discussione alta della politica. E invece negli ultimi giorni si sente "marchiare" chi ha sostenuto Trump - prima dei fatti di Washington - come se fosse un diavolo e di giornali che si "meritano" un certo trattamento perché non sono schierati dalla parte giusta: ma qual è la parte giusta?».

Dopo la chiusura del profilo Twitter di Trump, non è andata meglio anche al "di destra" Parler, oscurato dalle piattaforme. Siamo in piena "Twittatura"?
«Sì,"Tweetler" è qui. Tralasciamo per un attimo Trump: Parler che cosa ha fatto? Ha ospitato gente che non era "degna" di parlare? E chi ha il diritto di stabilirlo? Mi auguro che si tratti di uno scherzo. Ma siccome non lo è non capisco perché quello che sto dicendo continui a suscitare l'indifferenza di chi sostiene di lottare per i diritti delle minoranze...».

La nuova frattura sarà Nazioni più o meno sovrane contro "Stati digitali?"
«No. In realtà gli Stati sovrani mostrano di non contare».

Angela Merkel è intervenuta stigmatizzando la censura al presidente Usa. Dal governo giallo-fucsia, nato con la benedizione di Trump, non una parola. Il premier è afono «La politica italiana non parla dei problemi nazionali. Non parla di acciaio, di rete unica, di interessi nel Mediterraneo. Figuriamoci se può parlare di temi che interessano la coscienza dell'umanità». 

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