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Ilya Filatov, "stravolto dai mesi da recluso": si dimette il cameraman di Putin, come lo costringeva a vivere lo zar

giovedì 5 maggio 2022

2' di lettura

Nella lista delle “purghe” putiniane, o presunte tali, è stato aggiunto anche il nome di Ilya Filatov, che per anni ha lavorato al fianco del presidente russo in qualità di suo cameraman personale. Ufficialmente è stato lui a decidere di lasciare un incarico considerato comunque prestigioso, per quanto particolarmente delicato e provante, dato che lavorare con Vladimir Putin implica vivere una vita in costante isolamento. Eppure sono forti gli indizi che lasciano credere che il cameraman in realtà sia stato cacciato, avendo “osato” esprimere alcune posizioni critiche nei confronti della cosiddetta “operazione militare speciale”.

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Non sarebbe il primo a perdere il lavoro per questo motivo, anzi da quando la Russia ha dato il via alla guerra in Ucraina la lista è diventata sempre più lunga. Stando a quanto riporta il sito russo The Insider, Filatov avrebbe deciso di lasciare di sua spontanea volontà, motivando la decisione con la consapevolezza di aver raggiunto “un tetto nella mia professione” e confessando anche di essere “stanco dopo molti mesi di quarantena”. Altri colleghi hanno però confidato che il cameraman non avrebbe avuto altra scelta, dato che sarebbe stato licenziato per la sua posizione critica sulla guerra.

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Nel frattempo “l’emorragia” che ha colpito i principali canali televisivi russi è sotto gli occhi di tutti: chi ha un pensiero critico nei confronti dell’operazione militare del Cremlino finisce per perdere il lavoro. È successo ad Alexander Gurevich, popolare conduttore tv, così come a tutti i giornalisti e conduttori dell’emittente NTV che lamentavano “imposizioni dall’alto”. Per non parlare poi di uno dei casi più eclatanti, quello di Marina Ovsyannikova: dopo essere stata cacciata per aver fatto irruzione in diretta mostrando un cartello contro la guerra, anche altri giornalisti e conduttori del primo canale della tv pubblica russa sono stati costretti alle dimissioni.

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