Il corrispondente Rai

Azovstal, Marc Innaro: "Chi si nasconde nella fonderia, perché la Nato è terrorizzata", indiscrezioni pesantissime

Si continua a riflettere sulle implicazioni e sulle conseguenze della telefonata tra il ministro americano della Difesa, Lloyd Austin, e Sergej Shoigu, omologo al Cremlino. Primo contatto tra Usa e Russia dall'inizio dell'invasione in Ucraina, avvenuto ieri, venerdì 13 maggio, e in cui gli Usa hanno chiesto un cessate il fuoco.

Come leggere la mossa? A dare un'interpretazione ci pensa Marc Innaro, corrispondente da Mosca del Tg1, che dice la sua nella puntata di Agorà in onda oggi, sabato 14 maggio, su Rai 3. E Innaro anticipa che già nelle prossime ore ci sarà un'altra telefonata tra il capo di stato maggiore russo, Valerij Gerasimov, e il suo omologo americano, sempre su iniziativa di Washington: "È un dettaglio di non poco conto. Come la telefonata tra il cancelliere tedesco Scholz e Vladimir Putin", telefonata che potrebbe essere letta come un primo segnale circa lo sblocco della situazione del grano fermo sui container ad Odessa.

 

E ancora, aggiunge Innaro: "Viene da pensare che si sta cercando di delineare una via d'uscita per Putin con una complessa architettura diplomatica e militare che si spera sfoci presto in un cessate il fuoco". Per Innaro, "non sarà breve ma ci stiamo arrivando. Molto però dipenderà dalla condizione sul campo".

Quindi, il corrispondente Rai parla della situazione alla fonderia Azovstal, a Mariupol, assediata dai russi e dove si troverebbero ancora 1.500 soldati del battaglione Azov, oltre a un numero imprecisato di civili. Sotto ade Azovstal, spiega Innaro, secondo i russi "ci sarebbero mercenari stranieri e rappresentanti di Paesi della Nato come consiglieri e istruttori. Si parla di francesi, polacchi, inglesi e croati". E ancora, spiega che la fonderia "è ritenuta la fonte delle preoccupazioni dell’Occidente perché si potrebbe scoprire che a dar man forte agli ucraini  e ai neonazisti del battaglione Azov ci siano rappresentanti dei Paesi della Nato", conclude Marc Innaro.