Un libro di Chiarelettere, firmato da vari intellettuali, tra cui Luigi Manconi, sostiene una tesi interessante: dato che il carcere genera crimine, quindi criminali, andrebbe abolito, sostituito da strutture rieducative. In effetti la galera è un luogo infame nel quale chi vi è recluso subisce trattamenti talmente incivili da risultare incompatibili con un minimo di spirito umanitario. Ma secondo me il problema non è quello di eliminare le celle senza sapere come sostituirle, a meno che non si voglia sostenere la tesi assurda che coloro i quali sono stati condannati per reati gravi non debbano scontare alcuna pena. Semmai bisogna riformare in modo radicale il sistema delle detenzioni, che oggi fa rabbrividire. Le prigioni sono una fabbrica di illegalità dove cioè si commettono delitti quasi sempre impuniti. Bisogna agire per ripulirle, bonificarle, renderle compatibili con la democrazia e la Costituzione, la quale prevede che i detenuti debbano emendarsi, ovvero ritrovare la via della legalità. Invece il nostro Parlamento si occupa di tutto tranne dei disgraziati privati della libertà, i quali sono considerati rifiuti della società, meritevoli di subire ogni angheria.
Quando una persona viene arrestata il commento popolare è immancabilmente il seguente: se l'hanno blindata segno che qualcosa avrà commesso. Salvo poi scandalizzarsi quando si scopre che il detenuto, essendo incolpevole, è stato liberato. Sono convinto che il primo provvedimento da attuare sia quello non solo di eliminare la carcerazione preventiva, ma anche quello di rendere le prigioni non posti di tortura bensì di soggiorno per gente privata della libertà, non della dignità che va garantita a qualunque essere umano.