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Tagadà, pizzino di Minniti alla Meloni sui servizi: "La persona di fiducia..."

martedì 11 ottobre 2022

2' di lettura

Nel toto-ministri che furoreggia in queste ore una poltrona, forse, pesa più di altre. E non è quella di un dicastero. A Tagadà su La7 Marco Minniti, ex ministro degli Interni Pd nel governo di Paolo Gentiloni, riflette sull'identikit dell'uomo (o della donna) a cui la futura premier Giorgia Meloni dovrà affidare la delicatissima delega alla sicurezza della Repubblica. Tradotto: delega ai servizi segreti, una poltrona che lo stesso Minniti aveva occupato tra 2013 e 2016 con due premier differenti, Enrico Letta prima e Matteo Renzi poi.

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Lo scenario è quello più inquietante: una guerra nel cuore dell'Europa, con le mani della Russia (e della Cina) che tentano di spingersi fin dentro le segrete stanze del potere dell'Occidente. Ecco perché il futuro sottosegretario "deve avere due caratteristiche: deve essere una persona leale alle istituzioni, perché quello è il luogo più delicato in sui si manifesta il massimo di lealtà alle istituzioni - spiega Minniti -. Faccio un esempio: l'autorità delegata, su autorizzazione della magistratura e in accordo con il presidente del Consiglio possono decidere intercettazioni preventive, si possono controllare i telefoni preventivamente dall'aver commesso reati. Certo, c'è anche il procuratore generale preso la Corte d'Appello di Roma, ci sono molte chiavi ma la posizione è delicata".



"A chi deve dare la delega ai servizi segreti la Meloni". Guarda il video di Minniti a Tagadà

Secondo punto: "Deve essere una persona di fiducia del premier. Questo lavoro è un rapporto prevalentemente fiduciario, mentre per gli altri incarichi ci può essere anche una certa dialettica. La fiducia reciproca è cruciale. Qualche tempo fa una persona molto autorevole mi chiese di fare delle cose nell'interesse del nostro Paese, non ero più autorità delegata. Io dissi a questa persona: prima di decidere sì o no, dobbiamo decidere se tra di noi c'è un rapporto di fiducia. E purtroppo ci conosciamo forse troppo poco per averlo".

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