Specialista di strategia

Ucraina, la profezia di Luttwak: "Cosa farà Putin tra un mese"

Carlo Nicolato

Chi vince la guerra, se la vince qualcuno, è la domanda che tutti si fanno sull’Ucraina. Ecco il parere di Edward Luttwak. «La guerra dovrà finire con un compromesso ed è lo stesso che era stato profilato fin dal primo giorno della guerra, attualmente l’unico possibile, e cioè che si tengano dei plebisciti nelle due regioni contese, il Lugansk e il Donetsk. Sia chiaro, non plebisciti fatti la notte cucinati dai russi come quelli avvenuti nei mesi scorsi in seguito ai quali Putin ha dichiarato l’annessione dei territori».

 

 

 

Non è una soluzione un po’ difficile da mettere in pratica?

«Nel teatro che brucia c’è una sola porta, la gente forse non la vede per il fumo ma c’è solo una porta per uscire e si chiama plebiscito».

Da noi si usa più volentieri la parola referendum piuttosto che plebiscito.

«La parola in realtà evoca quelli fatti dopo il trattato di Versailles del 1919, quelli nello Schleswig-Holstein, nell’Alta Slesia, nella Prussia orientale, in Carinzia, l’Eupen-Malmedy ecc., in tutto diciotto. Nonostante la Grande Guerra si fosse appena conclusa, nonostante l’influenza spagnola, nonostante le burocrazie di alcuni Paesi come la Polonia e l’Ungheria fossero state messe in piedi due giorni prima, questi plebisciti sono passati senza nessun particolare problema e i risultati sono stati subito accettati perché c’erano delle regole precise: in primo luogo c’era un gruppo di persone neutrali che ha determinato, documenti alla mano, chi avesse il diritto di votare; in secondo luogo non c’erano tre ispettori a controllare il processo di voto ma 10mila. Quindi totale controllo della zona, totale credibilità del processo di documentazione e le parti che si contendevano il territorio erano fuori dalla stanza».

Ma in questo caso non ci sono un vincitore e un vinto come nella Prima Guerra Mondiale, nessuno ha proclamato la vittoria, nessuno si è ufficialmente arreso. Kiev e Mosca si metteranno mai d’accordo?

«Gli ucraini devono mettersi in testa che non potranno mai avere una vittoria totale e i russi devono vincere almeno una battaglia così che Putin possa dire di aver vinto la guerra e non si creino situazioni esplosive in Russia».

Ma quando potrebbe succedere una cosa del genere?

«Tra un mese, quando l’esercito russo attaccherà dalla Bielorussia per tagliare strade e autostrade che portano a Kiev, ma dalla capitale rimarrà comunque distante un centinaio di chilometri. Questo significa che i russi vinceranno una battaglia a livello operazionale creando difficoltà di rifornimento per Kiev. A questo punto può iniziare il negoziato, lo stesso che poteva già essere fatto all’inizio della guerra».

 

 

 

E perché non l’hanno fatto?

«I russi erano convinti di poter conquistare l’Ucraina intera. L’Fsb russa e la Cia americana erano entrambi ubriachi di teorie di guerra postmoderna, guerra informatica, guerra cibernetica, guerra ibrida… Tutta gente in realtà che non ha mai affrontato una vera guerra, avendo solo combattuto contro arabi e afghani. Non sapevano che quando tu attacchi europei patrioti la guerra dura anni e ci sono migliaia di morti anche tra i tuoi. Sono cose dimenticate, sono soldati di una generazione postbellica che sebbene si vestano da generali non hanno idea di cosa sia una guerra vera in Europa. L’hanno scoperta in Ucraina».

Quindi errori sono stati fatti anche dalla Cia?

«La Cia era convinta che Kiev sarebbe caduta in un giorno. Ma il punto è un altro».

Cioè?

«La sconfitta dell’Unione Sovietica è stata una grande vittoria occidentale, la sconfitta della Federazione Russa sarebbe un disastro. Il nostro vero nemico è la Cina, tutti i Paesi dell’ex area sovietica tra Russia e Cina dipendono dal contrappeso di Mosca».

Mi sta dicendo che una sconfitta di Mosca potrebbe far implodere la Russia intera?

«La disgregazione della Russia non può essere un obiettivo di nessuno, a meno che non sia completamente pazzo. La Russia ha un ruolo di controllo importantissimo in Asia. Quelli come Kazakistan, Uzbekistan, Mongolia ecc. sono Stati pieni di risorse di cui abbiamo assolutamente bisogno e che non dobbiamo consegnare alla Cina. Per non farlo la Russia deve uscire dalla guerra in modo accettabile».

Cioè attraverso l’unica porta del teatro in fiamme… Ma non c’è il rischio che comunque vada a finire è solo un problema rimandato, che prima o poi Putin o chi per lui torni a reclamare l’Ucraina che Mosca considera roba sua?

«È un falso problema, i russi hanno ricevuto una lezione troppo pesante, non ritorneranno mai».

Ma la storia ci insegna il contrario…

«Si sono resi conto che fare la guerra in Europa non è come farla in Siria, c’è troppo da perdere, specie se vai li pensando di fare la guerra ibrida o cibernetica. Migliaia di morti. I russi l’hanno imparato, non lo faranno mai più. Adesso però devono uscirne in qualche modo con una vittoria operativa, che non è una vittoria della guerra sia chiaro, ma è l’unico modo per dimostrare che non sono dei pezzenti. Poi possono tornare a fare il loro mestiere, che è quello di mantenere gli equilibri in Asia».

Putin però sembra sempre di più un uomo solo, isolato, sull’orlo della caduta. Non c’è la possibilità che perda il potere, e che appunto venga sostituito da uno peggio di lui?

«Conosco Putin personalmente e posso assicurare che non c’è alcuna crisi. Lui è incappato in questa delusione dei suoi servizi e del suo esercito scadente. Certo anche Putin può cadere, ma nessuno di noi può provocare la sua caduta. Se succede sarà per caso e noi non potremo avere alcun ruolo in questo. Succederà e basta, come arriva un bel tramonto alla sera».

Negli Usa che si dice, è un problema che non riguardala gente o se ne parla in qualche modo?

«Gli americani non vogliono una vittoria russa contro l’Ucraina. Spero bene che anche in Italia sia così. Io personalmente mi rammarico che non ci siano volontari italiani in Ucraina a combattere. Ogni giovane dovrebbe avere l’istinto di voler proteggere un Paese che ha i nostri valori di libertà e democrazia».

Chiede un po’ troppo forse…

«Mi sorprende invece, ci sono tutti questi giovani che si ammazzano in macchina e motocicletta ma hanno paura di battersi per dei valori. Io l’ho fatto, ha partecipato a tre piccole guerre».

Adesso però il governo italiano in qualche modo si sta muovendo.

«Spero che il nuovo governo faccia la sua parte. Ho grande fiducia nella Meloni. Quello precedente invece non ha fatto quasi nulla, perché era pieno di cattopacifisti misti a nostalgici russi ed ex comunisti. Era ed è enorme interesse di tutto l’Occidente, compreso l’Italia, che i russi non vincano in Ucraina. Se avessero vinto subito sarebbe stata una catastrofe, in Italia una vittoria della Russia avrebbe rafforzato la posizione della peggiore gentaglia».