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Nikola Tesla, il folle geniaccio "papà" di Oppenheimer

Nikola Tesla  

Visioni e invenzioni, 300 brevetti, il nemico Edison, il Nobel mai arrivato e le ossessioni. La sorprendente autobiografia dell'ingegnere bizzarro

Francesco Specchia
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Tutto cominciò da un piccolo sole che albeggiava nel cervello di un piccolo genio. «Avevo circa dodici anni quando, per la prima volta, riuscii a scacciare una visione grazie alla forza di volontà ma non mai stato in grado di controllare i lampi di luce, vedevo come un piccolo sole...».

A raccontarne la vita stroboscopica (che parte dalla suddetta allucinazione infantile e si trasformerà, con gli anni, in una nova tecnologica, e in un fiammeggiante paesaggio scientifico-teosofico con tanto di eco ditamburi da Marte...); be’, la figura di Nikola Tesla ricorda quella di Albert Einstein che incontra il Jack Nicholson pazzoide di Qualcuno volò sul nido del cuculo. Mentre il cinema gode del successo estivo del film Oppenheimer, l’editoria rilancia scoperte, miracoli e follie di colui che Oppenheimer considerava un maestro e un padre putativo. Nikola Tesla la mia vita. L’autobiografia di un genio (Garzanti, pp 146, euro 15, prefazione di Gabriella Greison) è più di un racconto esistenziale. La vita di Tesla è ammantata da così tante leggende che si potrebbe persino dubitare del fatto che l’uomo sia esistito veramente.

FUTURO ROBOTICO Ingegnere, rutilante per un’immaginazione prodigiosa che gli permetteva di visualizzare le sue macchine nei minimi particolari senza doverne disegnare i modelli su carta, Tesla fu uno dei grandi innovatori della fisica moderna. Fu un inventore geniale in grado di tradurre in realtà quasi trecento delle sue «visioni» e che anticipò la futura robotica (sviluppata con il nome di «teleautomatica»). Non solo. Al suo intuito si devono molte delle più decisive scoperte nel campo delle scienze applicate, dalla bobina che porta il suo nome al motore a corrente alternata in su. Personaggio chiacchierato anche per le sue idiosincrasie, nel 1919 Tesla pubblica a puntate sulla rivista The Electrical Experimenter la propria autobiografia: qui racconta l’infanzia a Smiljan, nell’attuale Croazia; e i primi esperimenti e i successi che gli valsero il riconoscimento di oltre duecentocinquanta brevetti; e il trasferimento negli Usa, dove strinse amicizia con lo scrittore Mark Twain (da lui piazzato su una piattaforma vibrante luminescente a effetto lassativo) e animò la celebre rivalità con il collega Thomas Edison.
Il quale, peraltro, l’assunse dietro lettera di raccomandazione da parte di Charles Batchelor, ovvero l’uomo che gestiva la filiale della compagnia in cui aveva lavorato Nikola. Il messaggio recitava: «Conosco due grandi uomini: uno siete voi, l’altro è questo giovane»; ossia un ragazzino che aveva già inventato l’aereo a decollo verticale, il radiocomando a distanza, la lampada per flash fotografici, la telegrafia e si avviava a scoprire le onde radio (nel 1944 la Corte Suprema degli Stati Uniti toglie il brevetto a Marconi e riconobbe il lavoro proprio di Nikola).
Tesla mise le basi perfino della trasmissione a distanza di energia elettromagnetica, solida base per il teletrasporto alla Star Trek. «Senza fallo le mie invenzioni funzionano come pensavo avrebbero fatto e l’esperimento riesce come avevo previsto. E perché mai dovrebbe andare direttamente? L’ingegneria sia meccanica che elettrica produce risultati discreti e sperimentabili. Non c’è argomento che non possa essere spiegato matematicamente», scrive Nikola. In un testo pregno di consigli anche per i giovani, compresi gli ostacoli che dovette affrontare assieme alla coscienza di ciò che stava diventando.

MOLTI OSTACOLI E di ostacoli, lo scienziato non aveva avuti pochi. I suoi guizzi psico-compulsivi erano leggendari. Era un maniaco dell’igiene, aveva l’ossessione del “numero 3”: ripeteva per tre volte il giro di certi isolati e quando passeggiava contava sempre i passi. Calcolava il volume della zuppa che stava per mangiare o del tè che stava per bere per contare i movimenti della mascella. Odiava le sfere, perle comprese (il che gli procurava problemi con gli appuntamenti femminili). Tesla aveva pure la tendenza ad elettrificare ogni cosa nel raggio dei cinque metri, dalle scuole agli abiti dei passanti. Passò la sua vita professionale tra Budapest, Parigi, Strasburgo e gli States, sempre sottovalutato dalla scienza ufficiale. In compenso, era sulla bocca di tutti, parlava otto lingue, italiano compreso; aveva brevettato 700 invenzioni; e, nella sfida sull’uso industriale dell’elettricità con Edison - suo acerrimo rivale - appunto, la sua corrente alternata vinse la sfida e Nikola mostrò i suoi risultati all’Esposizione Universale di Chicago nel 1893. Due anni dopo il suo sogno delle Cascate del Niagara diventa realtà: la “sua” prima centrale idroelettrica è pronta. Nel 1915 tramite il New York Times venne annunciato che sia Nikola che Edison avrebbero potuto essere i Premi Nobel per la fisica, ma nessuno dei due vinse. Tesla scoprì di tutto. Perfino l’unità di misura SI della densità di flusso magnetico viene rinominata in suo onore e chiamata Tesla (T). Tra i vari riconoscimenti ci sono anche lauree ad honorem presso la Columbia University e l'Università di Yale. La sua vita è stata oggetto di libri e film (The Prestige il migliore, lo impersonava David Bowie), anche perché morì misteriosamente, poverissimo, in un albergo di New York nel 1943, dopo aver sostenuto di aver ricevuto comunicazione da alieni del pianeta rosso. Come per lo scrittore Philip K. Dick il suo fascicolo pare sia ancora secretato dall’Fbi. Tesla non era un uomo, Era, appunto, un intero sistema solare...

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