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Berlusconi, lezione di stile agli Agnelli: il caso dell'eredità

Sandro Iacometti

Da una parte quarti di nobiltà, discendenze aristocratiche, attività imprenditoriali già avviate, frequentazioni internazionali di altissimo livello, nomi dal sapore antico e altisonante. Dall’altra mamma Rosa, prima segretaria poi casalinga, papà Luigi, impiegato di banca, i lavoretti per sbarcare il lunario, l’animazione sulle navi da crociera, le serate a strimpellare nei piano bar, la vendita porta a porta di scope elettriche. Da una parte 20 anni, di cui circa 16 nei tribunali, di liti feroci per contendersi le spoglie del patrimonio famigliare fino all’ultimo centesimo. Dall’altra 3 mesi per sistemare le carte e stipulare un accordo cristallino e pienamente condiviso per dividersi l’impero e portare avanti i progetti di papà.

ELEGANZA - Intendiamoci, che l’Avvocato Giovanni Agnelli e il Cavaliere Silvio Berlusconi fossero di una pasta ben diversa è cosa stranota. Ma ancora oggi se qualcuno dovesse scegliere dove collocare lo stile, l’eleganza e la signorilità probabilmente non avrebbe tanti dubbi. Epperò la cronaca continua a consegnarci un’immagine di una delle dinastie più blasonate d’Italia che si fatica a prendere per vera. L’ultima chicca è che i tre fratelli Elkann, Lapo, Ginevra e John, quest’ultimo capo assoluto di tutti gli affari della famiglia Agnelli (raggruppati nella Exor) con un patrimonio personale stimato di 1,7 miliardi di dollari, hanno fatto ricorso al Tar perché non vogliono che venga svelato l’elenco dei quadri che appartenevano al nonno e che ora la madre vorrebbe portare loro via. Sembra una commediaccia cinematografica del filone parenti serpenti. Ma è quello che sta accadendo tra i discendenti della famiglia praticamente da quando è morto Gianni Agnelli, nel gennaio del 2003.

 

 

 

Il malcontento di Margherita (secondogenita dell’Avvocato e di Marella) è immediato. Nel mirino c’è la decisione dei genitori di lasciare il grosso dell’eredità ai suoi tre figli avuti con Alain Elkann (ne avrà poi altri 5 con Serge de Pahlen). Già qui la trama diventa intricata. Ma nel 2004 sembrava tutto risolto. Margherita si fa da parte e riceve in cambio immobili, opere d’arte e liquidità per 1,3 miliardi. Passano pochi anni, però, e i problemi tornano. La madre di John, Lapo e Ginevra scopre per caso (incredibile, ma vero) l’esistenza di conti esteri intestati a società offshore di cui dice di non aver mai saputo nulla. Parte una battaglia legale che si conclude nel 2015, con il verdetto finale della Cassazione, che giudica le pretese infondate. Faida chiusa? Macché. Morta Marella Agnelli, nel 2019, che lascia pure lei tutto ai tre Elkann, Margherita, che oggi ha 67 anni, torna all’attacco. Nel 2020 parte la causa a Torino contro le disposizioni testamentarie dei genitori. L’appiglio legale è che gli atti notarili di Marella sarebbero stati stipulati in Svizzera e quindi non avrebbero validità in Italia, che tra l’altro vieta patti successori.

L’ultimo episodio della telenovela è di qualche mese fa. A fine giugno i magistrati di Torino, anche loro evidentemente un po’ frastornati dalla bagarre, hanno deciso di sospendere la causa successoria in attesa che si definiscano le analoghe cause pendenti in Svizzera, una a Ginevra e una a Thun.

 

 

TOTALE ARMONIA - In palio ci sarebbero beni per circa un miliardo di euro. Tra cui, forse (ormai è difficile seguire anche per chi si è appassionato alla vicenda), pure alcuni quadri. E qui accade l’inimmaginabile. Il ministero della Cultura, probabilmente ignaro di cosa avrebbe scoperchiato, dà l’ok ad un giornalista di Report per l’accesso agli atti delle cosiddette opere di interesse nazionale, sottoposte alla tracciabilità della proprietà. Mossa evidentemente tutt’altro che innocua. Contestando una violazione della privacy, gli Elkann si sono infatti rivolti al Tar, che dovrebbe esprimersi oggi.

Di fronte ad una tale raffica di mazzate e contromazzate tra congiunti, il comunicato diffuso lunedì da Marina, Pier Silvio, Barbara, Eleonora e Luigi Berlusconi fa quasi tenerezza. Abbiamo «accettato l’eredità interpretando le ultime volontà di papà in totale armonia, per onorarne la memoria». Poche righe per dare notizia di un accordo che distribuisce il lascito del Cavaliere, rinunciando all’inventario dettagliato dei beni materiali, per il 52% ai due figli di primo letto e per il 48% ai tre figli di Veronica Lario. Magari tra un anno staranno anche loro in tribunale a prendersi a sportellate. Per ora, è una grande lezione di stile.