Ventinove settembre: da anni lego questo giorno alla data di nascita di due uomini, entrambi chiamati Silvio. Il primo, quello più noto e Cavaliere, ha perorato la mia causa negli ultimi anni della sua vita, quando non era più alle redini del nostro Paese: meglio molto tardi che mai! Il secondo, conosciuto come Silvietto, per anni è stato stretto collaboratore del primo anche nelle sue relazioni diplomatiche (incluse più visite alla Casa Bianca). E Silvietto, oltre a perorare la mia causa, è venuto a visitarmi. Il 29 settembre odierno ha apportato un motivo in più per memorizzare la ricorrenza: la visita di Michele Mistò, nuovo console generale a Miami, accompagnato da Andrea Di Giuseppe (un nostro parlamentare) con la moglie Federica. Una visita ottenuta attraverso il canale consolare, durante la settimana e non nel weekend come le visite normali, impregnata d’affetto, amicizia e solidarietà, in sostituzione della classica visita pragmatica per verificare il trattamento del cittadino.
AMICIZIA FRATERNA
Andrea e Federica, essendo parzialmente residenti in Florida, erano già venuti a visitarmi due volte, mentre per Michele, fresco instaurato, è stato il battesimo col galeotto nazionale. Ad onor di causa, ogni console preposto negli anni della mia incarcerazione mi ha onorato con più visite: all’inizio con alcuni ho fatto clic, con altri è stato un rapporto diesel, ma a fine mandato, immancabilmente per tutti, si è instaurata un’amicizia ben oltre al mero rapporto di rappresentanza. Per tutti, purtroppo, un’inevitachele, perché per la prima volta e senza nulla togliere ai suoi predecessori, oltre all’impeccabile professionalità ed affabilità che contraddistinguono questa ristretta comunità, ho percepito un immediato affetto fraterno, privo del camouflage implicito della diplomazia. Può essere che la mia sinestesia abbia alimentato la chimica, di fatto però l’impatto è stato una prima volta in questo ecosistema consolare. Nel raccontarsi e raccontarci, abbiamo scoperto d’essere entrambi “lucid dreamer” ovvero di possedere la coscienza del sogno, di sapere che stiamo sognando, riuscendo a completare un sogno dopo un’imprevista interruzione. Addirittura, nel mio caso, tanti annidi reclusione hanno affilato la mia naturale predisposizione a poter programmare un sogno come col telecomando di una televisione. Dai sogni poi siamo passati alle passioni, alle esperienze di vita, e i minuti si sono trasformati in ore, Andrea e Federica hanno aggiunto ceppi ricchi di resina al fuoco elocutivo.