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Cecilia Sala da Fazio: "Musk? Sapevo che c'era un conto alla rovescia. Quando ho capito che ero in ostaggio"

domenica 19 gennaio 2025

2' di lettura

"Adesso sto riuscendo a dormire, aiutata. Sono stata fortunatissima a restare lì dentro soltanto 21 giorni". Cecilia Sala torna in tv dieci giorno dopo il ritorno in Italia: la giornalista del Foglio, detenuta in una cella di Teheran in Iran dal 19 dicembre al 9 gennaio scorso, è ospite in studio da Fabio Fazio a Che tempo che fa, sul Nove. "Una liberazione così rapida non si vedeva dagli anni 80", sottolinea. 

L'inviata ricorda i primi giorni della prigionia: "Mi hanno dato un libro, Kafka sulla spiaggia di Murakami. Io avevo chiesto il Corano in inglese, conoscendo i precedenti immaginavo di dover restare a lungo in cella e immaginavo che il Corano fosse accessibile, ma hanno rifiutato". Chiusa in una stanza 2x3, da sola, la Sala è costretta a leggere i primi tempi gli ingredienti del pane da una confezione. 

Quindi le telefonate, controllate. con l'Italia: "La prima solo per dire che ero stato arrestata e che non ero ferita". Quindi i colloqui con il giornalista Daniele Raineri, il suo fidanzato: "Riuscivamo a parlare in codice, a comunicare qualcosa in più". Gli aguzzini le hanno fatto pressioni psicologiche, le concedevano qualche "conversazione un po' più rilassata per poi darmi una bastonata. Mi hanno chiesto se preferivo la pizza con l'impasto alla romana o alla napoletana, cose che solo chi è stato in Italia sa. Un modo per dire: vi conosciamo bene...". 

Fazio le chiede del presunto intervento di Elon Musk nella trattativa per liberarla. "Nessuno della mia famiglia né Daniele hanno mai parlato con Musk. La mia famiglia ha provato a contattare chiunque, Daniele contatta il referente di Musk in Italia Stroppa e gli chiede se può far arrivare la notizia. Io sapevo che c'era un conto alla rovescia che mi spaventava tantissimo, l'insediamento di Trump. Se si fosse insediato e fosse cominciata una guerra aperta tra Israele e Iran la mia situazione sarebbe stata molto complicata da sciogliere". 

"L'ultimo interrogatorio prima della mia liberazione", il giorno prima, "è durato 10 ore con brevi pause e incappucciata davanti a un muro. Mi interrogava sempre la stessa persona". "Ero incappucciata anche alla toilette e dormivo con la luce accesa, h24. Non ti fidi più della tua memoria, è un gioco psicologico difficile". L'unica notizia dall'esterno che le arriva in cella è la morte del presidente americano Jimmy Carter: "Era il presidente della crisi degli ostaggi del 1979, lì ho capito che ero in ostaggio".

Nella cella a lei vicina c'era una ragazza: "Sentivo che prendeva la rincorsa per sbattere la testa contro la porta, sentivo pianti e rumori strazianti. Avevo paura di perdere il controllo, avevo paura per la mia testa".

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