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Adami, l'artista che nei miti del passato cercò le ragioni di quelli presenti

Due mostre celebrano i novant’anni di uno dei pittori italiani più noti al mondo. E che nello studio degli oggetti amati ha inseguito il significato dell’istante
di Vera Agosti domenica 11 maggio 2025

3' di lettura

Per i 90 anni di Valerio Adami (Bologna, 1935), la Fondazione Marconi e Giò Marconi e la Dep Art Gallery di Milano gli rendono omaggio con due mostre distinte, rispettivamente Laboratorio, fino all’11 luglio e Ripensando la realtà, a cura di Lorenzo Madaro, fino al 17 maggio. Entrambe le esposizioni si avvalgono della preziosa collaborazione dell’Archivio.

L’artista è uno dei nomi italiani più amati e conosciuti a livello internazionale. Maestro del disegno e della pittura, realizza opere dai colori saturi e bidimensionali. Il formato A4 del foglio da disegno è la misura del suo pensiero: disciplinato, controllato, con una chiara predilezione per il finito e la forma chiusa. Ha esposto negli anni nei principali musei del mondo e nelle maggiori manifestazioni d’arte contemporanea, da Documenta Kassel alla Biennale di Venezia. Nel tempo, il suo linguaggio è stato definito neo-espressionista, realista, simbolico e pop, accezione quest’ultima che l’autore ha più volte rifiutato, collocandosi invece come uno dei principali esponenti della Figurazione Narrativa.

Entrato ben presto nella scuderia della galleria Maeght, per restare vicino al gallerista, si trasferisce a Parigi, vivendo tra la Ville Lumière e il lago Maggiore. Oggi invece risiede stabilmente tra Meina e Milano, la città della sua infanzia, di cui ricorda ancora i bombardamenti. La sua vita è stata caratterizzata da numerosissimi viaggi, insieme alla compianta moglie Camilla. Dalla fine degli anni Cinquanta comincia una serie di lunghi soggiorni che lo porteranno a Londra (1958) e New York (1966), città dove ritornerà a più riprese, a Cuba (1967), a Caracas (1969), in Baviera (1974), in India (1977), in Israele (1979), a Tokyo (1983), in Scandinavia (1988), in Argentina (1994)... Intreccia nuove amicizie, tra le tante lo scrittore Carlos Fuentes, il filosofo Jacques Derrida, i pittori Saul Steinberg, Richard Lindner e Matta, Octavio Paz e Italo Calvino e Luciano Berio. Elegantissimo, veste con i colorati abiti indiani per una cultura che tanto ha influenzato la sua esistenza.

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La Fondazione Marconi collabora con lui da ormai sessant’anni, insieme all’amico fraterno Emilio Tadini. Il percorso espositivo della nuova personale si concentra sui lavori dal 1962 ai primi anni Settanta, che hanno inizialmente dei riferimenti al fumetto, fino alle opere con la scomposizione dell'immagine. L’interesse è sui viaggi, le città visitate e la loro influenza. Altro soggetto particolarmente caro a Valerio Adami è quello delle automobili, tanto che nel 1963 si iscrive a una scuola di pilotaggio ad alta velocità, dove ha come maestro Pietro Taruffi. In mostra la serie del car crash, realizzata tra il 1963 e il 1964. L’enfasi è sul suo percorso creativo. Nelle sue opere, l’artista racconta il mistero della vita dell’uomo: dai miti del passato al quotidiano. La narrazione si svolge nell’immediatezza dell’istante, impreziosita dalla ricchezza della storia e pronta a costruire aspettative per il futuro. Spesso infatti non capiamo perché certi personaggi raffigurati compiano determinate azioni e ci domandiamo cosa succederà in seguito, potendolo solo immaginare. Allo stesso modo una stanza disabitata allude a chi è appena stato in quella sala o a chi vi arriverà a breve, provocando la tensione e il coinvolgimento dello spettatore, che resta sempre sulla corda, eccitato ed emozionato.
Pur nella piena leggibilità e chiarezza della figurazione, permane un mistero, che rispecchia la nostra esistenza.

La Dep Art gallery presenta invece pezzi più recenti, fino ai primi anni 2000, che indagano la riflessione di Adami sulla realtà vissuta, in tutti i suoi diversi aspetti, come indica il titolo stesso dell'evento. Il grande dipinto Mnemosine machine à écrire et violon del 1987 sembra proprio voler suggellare questa operazione. Un prezioso focus realizzato nella sala ex garage nel cortile della galleria attesta la passione dell’autore per la barca a vela. Ecco allora fotografie della sua vita e alcuni disegni delle barche a vela da lui progettate insieme agli architetti, allo stesso modo delle sue storiche dimore in Italia e in Francia, disegnate da lui stesso in collaborazione con i tecnici. Raffigurate la barca a vela Saiph, che aveva al suo interno una sorta di atelier, e Omphalos, la sua seconda imbarcazione ormeggiata sul Lago Maggiore. 

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