Gregorio XIII (Ugo Boncompagni) è famoso per aver introdotto il Calendario cosiddetto “Gregoriano” nel 1582: Giovedì 4 ottobre infatti, i Romani andarono a dormire e si svegliarono Venerdì 15 per riportare l’equinozio di primavera al 21 marzo. Pochi sanno al riguardo che gli anni 1600 e 2000 (multipli di 400) sono stati regolarmente bisestili mentre non gli anni 1700/1800/1900 e tale sarà in seguito per il 2100 e così via. Il calendario, prima in Europa e poi nel resto del Pianeta, è stato adottato da tutti ed è tuttora quello ufficialmente in vigore. Ma Gregorio XIII (Bologna 1502/Roma 1585) vanta un altro record: nel settimo Concistoro (12 dicembre 1583) su otto in totale, ha nominato tre cardinali divenuti a loro volta Pontefici anche se per un periodo brevissimo.
Iniziamo con il più “longevo” Innocenzo IX (Giovanni Facchinetti) eletto il 29 ottobre 1591 e deceduto 59 giorni dopo, continuando con Leone XI (Alessandro de’ Medici) eletto il 1° aprile 1605 e deceduto 26 giorni più tardi per terminare con Urbano VII (Giovanni Battista Castagna), Papa per soli 12 giorni e neanche incoronato tale poiché eletto il 15 settembre 1590 ed ancor oggi detentore del pontificato più breve in assoluto tra i 267 eletti. Innocenzo IX, settantaduenne, iniziò subito con il nepotismo nominando cardinale il giovane Antonio Facchinetti e, non contento, l’altro nipote Cesare capo delle Guardie. Dopo un giro delle Sette Chiese a piedi in segno di devozione ma molto stancante ed a cui si aggiunse un freddo intenso, a metà dicembre ebbe febbre persistente e morì pochi giorni dopo. Idem per Leone XI, settantenne, cui la salute fece un brutto scherzo quando per prendere possesso della Basilica di San Giovanni in Laterano, volle la rigida ed austera forma religiosa che lo debilitò moltissimo al punto che la sera stessa del 24 aprile fu ricoverato e tre giorni dopo cessò di vivere. Tutt’altra storia invece per Urbano VII, sessantanovenne di ottima salute, che per prima cosa rispedì a casa senza prebende ed onori i parenti che si erano precipitati in San Pietro.
Conosciuto in tutta Europa per le capacità diplomatiche e destinato a proseguire la politica riformatrice del suo illustre predecessore Sisto V (Felice Peretti), detto “Papa Tosto”, molto inviso presso la Curia romana soprattutto per il rigido ritorno alla vita ecclesiastica, morigerata e senza eccessi. Va detto al riguardo che nonostante ufficialmente si disse che morì di malaria contratta lo stesso giorno dell’elezione, nei mesi successivi si parlò spesso di avvelenamento ma senza riuscire ad averne prove concrete.