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L'amico di Kaufmann? Ha incassato 4,2 milioni per far uscire 1 film su 12

di Pietro Senaldi domenica 22 giugno 2025

4' di lettura

Non ci vuole molto in Italia per fare i soldi con il cinema. È sufficiente un po’ di fantasia e di peluria sullo stomaco per diventare un produttore di successo, almeno dal punto di vista economico. La terrificante storia di Andromeda, la bambina soffocata a un anno di vita nel parco romano di Villa Doria Pamphili, probabilmente dal padre, attualmente in carcere in Grecia perché sospettato di aver ucciso lei e sua madre, la ventinovenne russa Anastasia Trofimova, ha squarciato definitivamente il velo sul sottobosco di avventurieri e truffatori che vive dei finanziamenti al cinema. Una realtà fiorita grazie alla legge del fu ministro del Pd alla Cultura, Dario Franceschini, che ha introdotto il tax credit, rimborso automatico del 40% delle spese previste per realizzare un’opera. Funzionava così: chiunque, anche senza titoli ed esperienza, si inventa una sceneggiatura, monta un paio di battute e si trova un produttore accede al finanziamento. A quel punto non gli restava che redigere un ricco elenco delle spese da far vidimare al ministero, che approvava per lo più senza verificare. Il fortunato richiedente spediva dunque il produttore in banca a rivendersi il credito fiscale maturato su esborsi spesso mai affrontati.

Così ha fatto Francis Kaufmann, l’americano sospettato di duplice omicidio per il suo Stelle della Notte, che ha incassato 863.595,50 euro senza essere mai stato distribuito e probabilmente, malgrado quel che dice l’uomo che l’ha prodotto e ha incassato i soldi per conto anche del presunto assassino, senza essere mai stato davvero girato. Costui, che afferma che tutto è in regola ed entro il 14 luglio deve presentare al ministero tutte le carte che, finalmente, gli sono state chieste per documentare che le spese che gli sono state rimborsate sono state effettivamente sostenute, afferma di essere sotto choc per aver lavorato con un presunto criminale. Possiamo immaginarlo, ma non è questo il punto.

Il punto è che Marco Perotti, così si chiama il produttore a cui si è affidato Kaufmann, che per l’occasione si era inventato il nome di Raxel Ford e aveva presentato un passaporto falso, non è sospettato di essere un assassino. Il ministero ha aperto un dossier sudi lui per capire se il giochino fatto per Stelle della Notte sia un’eccezione o la regola. La risposta esatta pare la seconda. Perotti è titolare della Coevolution srl, una società che figura avere sede a Roma, ai Parioli, ma della quale all’indirizzo denunciato non c’è traccia. Come è un giallo anche il recapito telefonico: si compone il numero e risponde il centralino di Cinecittà, dove nessuno sa chi siano Perotti e la sua Coevolution, ci fa sapere Franco Bechis, autore dello scoop degli 863mila euro, sul sito giornalistico Open, che dirige.

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Malgrado queste incongruenze, il coproduttore di Raxel Ford non ha mai faticato troppo a trovare l’indirizzo per ricevere i finanziamenti pubblici. In due anni, dal 2022 al 2024 ha ottenuto dal ministero della Cultura, tra finanziamenti diretti e crediti fiscali, quattro milioni e duecentoquarantamila euro per dodici opere, delle quali una sola proiettata in pubblico, al Torino Film Festival e ai Nastri d’Argento. Tredici erogazioni: cinque concessioni fiscali di tax credit e otto contributi selettivi per la produzione di opere cinematografiche e audiovisive. Naturalmente sono ora tutte al vaglio del ministero.

Tanta fertilità creativa, ma forse sarebbe meglio chiamarla sistematicità e abilità nel riscuotere, ha fatto dell’imprenditore un benestante. Nel 2023, segnala Open, il fatturato di Coevolution è passato da 1,276 milioni di euro a 7,532 milioni, con un utile più che triplicato, da cinquecentomila euro a un milione 674mila e crediti raddoppiato, passati da 1,8 milioni a 3,4. Di questa massa di denaro dei contribuenti, il pubblico ha potuto beneficiare, se così si può dire, molto limitatamente. L’unica opera offerta al pubblico, Regine di quadri, ha beneficiato di 350mila euro di tax credit. Si tratta di un discutibile documentario di 52 minuti che fa un parallelo tra le vite della mecenate rinascimentale Isabella d’Este, reggente del Ducato di Mantova, e di Maria Bellonci, fondatrice del Premio Strega. E guarda caso è proprio in una delle serate precedenti la manifestazione che il filmetto è stato proiettato. Ma guai a pensar male o ironizzare.

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Normalmente le marchette si pagano e non vengono fatte finanziare dal denaro pubblico, però per i capolavori si può fare un’eccezione. Per completare l’elenco di quel che abbiamo pagato ma non visto, ecco Il Discepolo, dramma settecentesco di un esorcista innamorato della sua indemoniata, al modico prezzo di quasi 700mila euro, e Forza, storia di un bambino asiatico che sogna di fare il calciatore per mantenere la sua famiglia, con la millantata partecipazione nei panni di se stesso dell’ex campione del Milan Alessandro Costacurta, 467mila euro e il ragazzo prodigio non è nemmeno uscito dagli spogliatoi. È costato invece quasi quanto un Gottuso, 850mila euro, The Painter Cat, il gatto pittore, coproduzione indiana. Quanto agli altri, dalla serie tv Maya (centomila euro) al fantomatico Bagamoyo - lascia il tuo cuore (250mila) a Milions of cards del francese Yvan Le Moine, inattivo dal 1998, non si sa nulla. Ma certo il 14 luglio Perotti chiarirà tutto; altrimenti, il ministero gli chiederà indietro i soldi, come anticipato a Libero dal sottosegretario con delega al Cinema, Lucia Borgonzoni. «Occorreva che un mostro uccidesse la propria figlia e la propria compagna perché i grandi media si occupassero del disastro in cui si trova il cinema italiano» commenta polemico la vicenda il ministro della Cultura, Alessandro Giuli. «Ma ora basta», aggiunge, «stiamo intervenendo perché nessuna risorsa pubblica finisca ancora a film fantasma». In tanti si dovranno trovare un lavoro vero. I fan della Coevolution sono avvisati.

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