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Il mix tossico che alimenta le proteste pro-Pal (e contro Libero)

I loro "miti"? Il collassante governo spagnolo di Pedro Sanchez, lo svalvolato candidato sindaco di New York Zohran Mamdani o, in Inghilterra, il redivivo estremista Jeremy Corbyn
di Daniele Capezzone venerdì 11 luglio 2025

3' di lettura

Dicono gli americani che le lattine vuote fanno un sacco di rumore. Il nostro caso è esattamente questo rispetto agli scappati di casa che ieri hanno fatto un’oretta di casino sotto la sede di Libero e del Giornale: da un lato, rumore brutto e fastidioso; dall’altro, lattine malinconicamente vuote. Partiamo dal brutto rumore. È significativo e sconfortante che, per mobilitare dei ragazzi a sinistra, si scelga un mix tossico (per i loro neuroni) di socialismo e propaganda pro Pal. Chi sono i “miti”, i riferimenti? Il collassante governo spagnolo di Pedro Sanchez, lo svalvolato candidato sindaco di New York Zohran Mamdani (ex rapper, musulmano piuttosto arrabbiato, socialista in economia, fautore di tasse selvagge per i quartieri «più ricchi e più bianchi», ipse dixit), o in Inghilterra il redivivo estremista Jeremy Corbyn (comunista, tassatore, anti-israeliano scatenato, alle soglie dell’antisemitismo). Programmi? Siamo sempre lì: socialismo e Gaza. Ma la tesi di fondo è che alla crisi della sinistra si debba reagire spostandosi ancora più a sinistra. Una follia totale. E la tendenza è questa, basta dare uno sguardo ai social per rendersene conto. Fin qui, la parte preoccupante. Per venire a quella più consolante, basterà dire che queste minoranze vocianti – all’atto pratico – sono molto marginali. Prendiamo il caso di Cambiare Rotta, una delle due sigle protagoniste della scenata di ieri contro Libero e Giornale.

Da anni usufruiscono di ore e ore di televisione, con i loro capi-capetti-capesse perennemente collegati con talk-show e approfondimenti vari, con tanto di faccine ingrugnate e comizietti petulanti. Conduttori e conduttrici regolarmente in estasi che, vedendoli inquadrati, interromperebbero pure l’ospite più autorevole: «Un momento, sentiamo i ragazzi in collegamento...». In un paio d’anni, pure nei telegiornali, saranno andati in onda centinaia di servizi sulle loro proteste, su ogni loro singola chiassata, sui loro slogan ripetitivi quanto scontati. Almeno dall’autunno del 2022, hanno letteralmente imperversato: caos alla Sapienza, solidarietà all’ineffabile Cospito, piazzate assortite alla Statale di Milano, manifestazioni delle “tendine”, fino all’interminabile sequenza - dal 7 ottobre fino a oggi - delle convocazioni pro Palestina (più spesso, direttamente anti Israele).

Dopo di che arriva il momento magico della verità, a maggio del 2024, e cioè il giorno delle elezioni universitarie e - puff! - il palloncino si sgonfia. Quando si è infatti votato alla Statale di Milano, nel quadro di un’affluenza di per sé bassissima (13%, 7519 votanti su 58442 aventi diritto al voto), “Cambiare Rotta” ha rimediato una figuraccia memorabile: circa 180 voti, una miseria, rimanendo così fuori dagli organi accademici, non riuscendo cioè a esprimere alcun rappresentante. Morale: vittoria di sigle mai ospitate in tv, mentre i fenomeni mediatici inventati e pompati a supporto della sinistra si sono ritrovati asfaltati. Senza quorum, oltre che senza quid. E allora forse è solo l’iper-esposizione sui media a proiettarli, di riflesso, sulla realtà consentendo loro un minimo di presenza fisica: rumorosa (come ieri mattina sotto le nostre finestre) ma totalmente insufficiente, come la prova elettorale che ho appena ricordato ha dimostrato in modo spettacolare. Il palloncino è e rimane sgonfio, nonostante il doping mediatico. 

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pro-pal
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