Maurizio Molinari finisce in un frullatore di esposti e contro esposti all’Ordine dei giornalisti del Lazio solo per aver detto la sua, e sollevato perplessità, sul Dossier della Relatrice Onu Francesca Albanese. C’è chi accusa Molinari di «faziosità» chilo difende, come i sostenitori della libertà d’espressione del Comitato Wiesenthal. L’esposto di un avvocato di Cagliari (Carlo Augusto Melis-Costa) reputa il giornalista fazioso «per le opinioni espresse in tv sul lavoro svolto in questi anni dalla “Relatrice speciale per i territori palestinesi delle Nazioni Unite” Francesca Albanese». A stretto giro, sempre all’Ordine dei giornalisti del Lazio, arriva il contro esposto della “Commissione Wiesenthal”, che chiede all’Ordine di intervenire a tutela della libertà di espressione: «Far tacere Maurizio Molinari per aver esercitato il diritto alla libera informazione». Parte pure la petizione on line “#iostoconmolinari”. Per capirci qualcosa in questa ridda di esposti e contro esposti bisogna andare a ripescare (c’è anche su Youtube) l’intervento di Molinari. A tarda sera, ospite della Rassegna Stampa di RaiNews24 (10 luglio), l’ex corrispondente da Gerusalemme e dagli Stati Uniti dimostra di conoscere bene le tensioni che hanno accompagnato il primo incarico (2022) della Relatrice speciale per i territori palestinesi delle Nazioni Unite. Tensione che lo scorso aprile hanno fatto capolino al rinnovo del mandato. Albanese poi a fine giugno ha presentato un nuovo dossier (39 pagine) in cui accusa le principali aziende tecnologiche statunitensi di fornire un supporto cruciale alle operazioni militari israeliane nei territori palestinesi occupati.
Nel dossier, presentato al Consiglio dei diritti umani Onu, si sostiene che molte aziende tra le quali alcune israeliane e statunitensi - avrebbero «tratto profitto» economico «dell’occupazione illegale, dell’apartheid e ora del genocidio» nei territori palestinesi occupati. Fin qui la cronaca pura. Nei giorni scorsi- come anticipato dal sito Professionereporter.eu - l’avvocato cassazionista ha presentato un esposto per sollecitare l’Ordine del Lazio ad intervenire. E quindi «sottoporre all’attenzione» degli organi di categoria «un episodio incompatibile con i principi deontologici della professione giornalistica». Illegale ritiene che le dichiarazioni di Molinari abbiano leso «la reputazione della dottoressa Albanese, ma anche la credibilità dell’informazione giornalistica, scavalcando la soglia della verifica e dell’imparzialità a cui ogni professionista del settore dovrebbe attenersi».
Fin qui Melis-Costa a favore della Albanese. A stretto giro arriva un contro esposto del “Comitato Wiesenthal” - sottoscritto da chi sta dalla parte della libertà di espressione- in cui si chiede dell’Ordine di prendere posizione in ogni modo e in ogni sede, in difesa della libertà dei giornalisti di riferire informazioni di cui sono venuti a conoscenza in ragione della loro professione e chiediamo che venga condannata qualsiasi censura che possa impedire di fatto il formarsi di una libera opinione tra il pubblico». Scorrendo il contro esposto salta fuori che Molinari è già stato messo alla gogna proprio su un giornale. Senza che alcuno si sia preso la briga di presentare un esposto contro Il Mattino di Foggia. Basta farsi un giro su internet per scoprire che il giornale locale definisce senza tanti giri di parole «...l’ebreo Molinari...».
«A noi preme sottolineare la contraddizione di chi chiede sanzioni per Molinari, ma è disposto a tacere ed accettare che chiunque tra i colleghi possa esprimersi liberamente contro Israele e i suoi leader, dei quali si può dire di tutto senza difficoltà o timore di essere richiamati al rispetto di regole deontologiche. Dovremmo chiedervi ad esempio di sanzionare», scrivono dal Comitato, «Il Mattino di Foggia che titola “L’ebreo Molinari attacca Francesca Albanese”? In questo caso è rispettato il codice deontologico? (Testo Unico dei Doveri de giornalista art. 2 e 6 e Carta di Roma del 2008, nonché Carta di Assisi del 2019). Come se non bastasse giusto nei giorni scorsi, il segretario di Stato americano Marco Rubio ha definito l’operato della Albanese «parziale e malizioso». Ieri la replica alle agenzie di stampa della Relatrice dalla Colombia: «Le sanzioni imposte da Washington a seguito delle sue critiche alla posizione della Casa Bianca su Gaza costituiscono una “violazione” della sua immunità».
E così tornano a schierarsi per l’avvocata Albanese tutti i partiti pro-Pal: Pd, M5S e AVS (l’intergruppo parlamentare per la pace tra Israele e Palestina) che colgono l’occasione per candidare la Relatrice «al Nobel per la pace». È bizzarro che - nel carosello di chi si schiera a favore o contro Molinari- gli unici a tacere siano proprio gli storici editori della famiglia Elkann. Neppure una riga di solidarietà per l’editorialista. Da tempo circolano “voci” su un disimpegno editoriale degli eredi dell’Avvocato, Gianni Agnelli.
Magari tutto questo “can can” mediatico potrebbe rovinare l’ipotetica trattativa che sembra trascinarsi da tempo. In ballo ci sarebbero 50 milioni di euro per rilevare entrambi i quotidiani. Ciò che resta di una galassia di testate locali dismesse, vendute o cedute.