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Gabriella Greison, una fisica non può avere un fisico spaziale

Per i subumani che hanno fatto polemica, se una donna parla di particelle subatomiche non può avere una scollatura e due occhi che fanno scintille
di Lucia Esposito mercoledì 23 luglio 2025

3' di lettura

Gabriella Greison è una fisica nucleare e ha pure un fisico bestiale. Per molti che affollano i social le due cose non stanno insieme perché per questi subumani se una donna parla di particelle subatomiche non può avere una scollatura spaziale e due occhi che fanno scintille. Una scienziata dev’essere vestita come una suora, con lenti grosse così a dimostrare che si è consumata gli occhi sui libri e poi, ovvio, dev’essere bruttina, meglio se con qualche chilo in più e i capelli un po’ arruffati perché se studi non hai tempo per andare in palestra né dal parrucchiere.

Invece no. Greison ha osato indossare un abito verde smeraldo leggero, estivo, con una scollatura generosa come il suo seno. Era in partenza per Taormina dov’era invitata al teatro greco a fare da madrina alla consegna delle lauree dell’Università di Messina. Qui, oltre a migliaia di studenti, l’aspettavano quarantaquattro gradi che non poteva certo affrontare bardata come fosse Natale.

Greison è una divulgatrice che riesce a trasformare formule astruse in storie appassionanti, scrive libri che diventano prima longseller poi spettacoli teatrali, è seguitissima sui social e, mentre aspettava il volo per la Sicilia, ha registrato un video per condividere l’emozione di andare a parlare a dei giovani di scelte coraggiose, di rivoluzioni silenziose, di strade che portano lontano, di errori che non sempre sono sconfitte e invece....

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Invece no. I subumani hanno visto solo quella cosa là, quel pezzo di stoffa mancante, ci dev’essere stato un corto circuito nei pochi neuroni di questi deficienti da tastiera (chiamarli leoni sarebbe un’offesa per il re della foresta) per cui si sono concentrati su quella scollatura che no, non va bene, non conviene, non s’addice, disonora la scienza, offende la morale, il buon senso, il buon gusto.

E allora giù con le offese che qui riportiamo solo per mostrare come si traduce in lettere un elettroencefalogramma piatto: «poppe quantistiche», «questione di buon gusto, tu sei una povera presuntuosa e in fondo una nullità», «sei semplicemente una donnetta che ha bisogno di apparire». «L’età che avanza inesorabile costringe alcune donne a sparare gli ultimi fuochi d’artificio. Purtroppo è nella natura delle cose». La Greison, essendo molto intelligente, è anche parecchio ironica e ha replicato: «Non sono fuochi d’artificio. Sono esplosioni nucleari ben direzionate. E no, non sono “gli ultimi”. Sono quelli giusti, al momento giusto». E ancora: «Il mondo brucia, i ghiacciai si sciolgono, l’intelligenza artificiale ci legge nel pensiero... e a voi sconvolge una donna che parla di scienza con un bel décolleté? Ma sul serio?». La scienziata è sicura che il punto non è l’abito: «Quello che vi ha turbato non è il vestito. È il fatto che una donna possa parlare di fisica quantistica senza ricordare un uomo, e quindi senza chiedere il permesso. Che possa salire su un palco, spiegare la funzione d'onda e Schrödinger, e intanto avere le tette».

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Eccolo, il punto. Che è lo stesso per cui molte donne di successo vengono giudicate – spesso anche dalle stesse donne - sempre prima per il corpo, i gesti, i vestiti troppo appariscenti o troppo dimessi, il chilo in eccesso o mancante, la gonna non abbastanza lunga, il capello liscio o riccio. La Greison se la cava benissimo da sola e non ha bisogno della nostra difesa. Però a noi questa storia ha riportato indietro, ai primi del Novecento, al 1903 per l’esattezza. Quando i social erano fantascienza e un’altra scienziata, Marie Curie, avviò gli studi sulla radioattività con il marito Pierre e con Antoine Henri Becquerel. Lavorò per anni chiusa in laboratorio, ma al momento del Nobel l’illuminata Accademia di Svezia volle lasciar fuori Marie proponendo di assegnare il premio per la fisica solo ai due uomini. Pierre e Antoine si opposero, minacciarono di non ritirare il Nobel se non fosse andato anche a Marie che lo meritava quanto e forse più di loro. Non c’erano i social, né la gogna pubblica inflitta nascondendosi dietro uno schermo, però si pensava che la scienza non fosse per signore. Dopo oltre un secolo, eccoci qua. Una donna che parla di scienza fa ancora un po’ paura. Se poi è pure bella bisogna colpirla per zittirla, umiliarla, denigrarla. Per fortuna la Greison conosce le leggi della vita ancora prima di quelle della fisica e si difende come una leonessa. Anzi, come una scienziata.

Qui il link all'intervento di Gabriella Greison alla cerimonia di consegna delle lauree a Taormina

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