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L'irregolare della nostra musica che non si fece mai imbrigliare

A ottant’anni dalla nascita esce una biografia dedicata al cantautore che non accettava compromessi. Suonò con Battisti e Venditti, il successo arrivò con "Agnese dolce Agnese"
di Annalisa Terranova giovedì 28 agosto 2025

4' di lettura

Ivan Graziani: cosa rimane di questo cantautore, di questo spirito libero non incline ai compromessi, dotato di una cifra stilistica unica, a ottant’anni dalla nascita e a 28 anni dalla prematura scomparsa, avvenuta il primo gennaio del 1997? Il suo essere irregolare, sfuggente dinanzi a ogni tentativo di etichettarlo, l’importanza delle emozioni nei suoi testi, l’avversione alle logiche commerciali. Tutto ciò suscita ancora curiosità e con essa quella sorta di rispetto che si deve a un musicista vintage e innovativo al tempo stesso. Ripercorrendo la sua esperienza artistica attraverso la monografia di Federico Falcone – Ivan Graziani, Ianieri ediz., pp.230, euro 19 – si resta colpiti principalmente dalla capacità di questo cantautore di reinventarsi fino a raggiungere la piena maturità. Parte dalle serate nei locali di Ascoli Piceno (Ivan Graziani era nato a Teramo nel 1945) con Nino Dale e la sua orchestra per dare poi vita all’Anonima sound e giungere a capire, all’inizio degli anni Settanta, che la strada da percorrere era quella da solista. A fare da sfondo alla sua ambizione la città di Urbino, dove era stato ammesso all’Istituto di Arti grafiche, altra passione a lungo coltivata, e dove incontra la compagna della vita, Anna Bischi, così preziosa per i suggerimenti e le ispirazioni dei successivi album (a lei è dedicata la canzone E sei così bella).

Fondamentale per Ivan Graziani fu il lavoro fianco a fianco con Lucio Battisti di cui divenne chitarrista nella registrazione del brano Ancora tu, il singolo più venduto in Italia nel 1976. «Una caratteristica essenziale di Lucio - racconterà lo stesso Graziani a cui devo moltissimo perché i rudimenti del mestiere di suonatore solitario credo onestamente di averli imparati da lui, consisteva nella estrema determinazione su quello che voleva ottenere...». Il 1976 è anche l’anno in cui Ivan Graziani pubblica con la Numero Uno l’album Ballata per 4 stagioni, sul cui sound complessivo pesa l’influenza del duo Battisti-Mogol. Molto importante anche il sodalizio professionale con Antonello Venditti che oltre a divenire grande amico di Ivan, produsse l’album I lupi (1977) dove iniziano ad emergere con chiarezza l’identità, lo stile e la creatività dell’artista di Teramo. Venderà più di diecimila copie.

Migliora la qualità del suo lirismo, ispirato da realtà di provincia e spaccati di quotidianità. Il disco contiene uno dei pezzi più famosi di Ivan Graziani: Lugano addio.
Nell’album - annota Federico Falcone - attraverso vicende di gente comune si agitano quelle tematiche universali che catturano l’attenzione del grande pubblico e della stampa. «A me della politica – afferma Ivan Graziani – non me ne può fregare di meno, mi interessa invece raccontare storie che toccano il sociale. C’è una bella differenza». Eppure nel 1990 scenderà in campo alle comunali di Teramo con una lista civica capitanata da Marco Pannella.

Il triennio d’oro iniziato nel 1977 con I Lupi si chiude con il disco Agnese dolce Agnese (1979). In mezzo l’album Pigro (1978) che contiene otto tracce memorabili e molto apprezzate dal pubblico che plaude alla svolta “rock oriented”. Tra queste, un brano intitolato Gabriele D’Annunzio che non è il celebre poeta (pure molto amato da Graziani che da suoi testi trarrà ispirazioni per altre canzoni) ma un omonimo contadino abruzzese, ubriacone e schiavo delle donne sulle riviste porno. La critica parlerà a proposito di Ivan Graziani di rock agricolo. L’interessato non se ne ebbe a male: «Ho capito che in un mondo come questo bisogna avere per forza un’etichetta, allora preferisco essere uno country, di campagna». Agnese dolce Agnese rappresenta la consacrazione di un meritato successo e nella copertina dell’album si rinnova la collaborazione con Tanino Liberatore.

I temi dei brani sono storie di persone comuni. La stessa Agnese del disco si ispira a un’amica dei tempi delle vacanze al mare ma anche a una senzatetto conosciuta ad Ascoli. Resta uno dei suoi brani più noti e amati dal pubblico, così come Firenze canzone triste, che apre il disco Viaggi e intemperie, dove Graziani affronta anche il tema della droga nel brano Dada, che prende spunto da storia vera. «Graziani, fiero avversario del marketing discografico, partecipa tuttavia a Sanremo nel 1985 col brano Franca ti amo (arriverà al 17esimo posto). Tenterà ancora nel 1992 con Blem blem blem blem scritta in collaborazione con Renato Zero e Alberto Radius, ma il brano non passerà le selezioni.

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Andrà meglio nell’edizione 1994 con Maledette malelingue che conquisterà il settimo posto. Resterà in lui però la convinzione che Sanremo è il «tempio del facile ascolto e degli inghippi all’italiana». E oggi Ivan Graziani ha eredi? Falcone cita Lucio Corsi che con la sua mitezza e spontaneità ha conquistato il pubblico. Innegabile che vi sia una riscoperta della figura di Ivan Graziani, anche grazie all’opera dei figli. In proposito nel libro l’autore riporta un pensiero del figlio Tomaso: «Verrebbe da dire che in tanti si sono svegliati negli anni quasi a volersi far perdonare per non averlo apprezzato quando era in vita».

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