"Quello che mi ha deluso è stata la disponibilità ad acconsentire alla prepotenza": Fabio Fazio torna sull'addio alla Rai nell'intervista a Walter Veltroni sul settimanale 7. Quando gli è stato chiesto quanto abbia sofferto, lui ha risposto di essere stato particolarmente colpito dal fatto "che nessuna resistenza sia stata opposta, che nessuno abbia detto: 'Ma no, questo fa guadagnare ascolti e soldi con la pubblicità…'. No, un’assoluta acquiescenza nei confronti di un desiderio meschino. Togliere qualcuno di torno".
"Ma so - ha proseguito il conduttore di Che tempo che fa, ora sul Nove - che nessuno è indispensabile. E so che è meglio essere dove ti vogliono che dove non ti vogliono. Ho avuto grande fortuna a finire in una televisione dove invece mi volevano e poi le cose sono andate bene. Ho imparato anche la leggerezza dell’essere liberi, di non avere l’ansia tutti i giorni di sapere cosa dice la commissione di vigilanza, cosa dice quello che chiama quell’altro… Poter di nuovo pensare al programma come programma e non alle conseguenze che producono le parole pronunciate".
Sulla Rai, poi, ha detto che per lui rappresenta "quarant’anni di vita, il mio Dna televisivo. È stata casa mia da quando ero ragazzo, il luogo in cui sono cresciuto, diventato grande, un uomo, quasi un vecchio. È stata la mia vita, ho trascorso quarant’anni lì dentro e non ho fatto altro. Credo di conoscere il Dna della Rai come pochi". Fazio ha rivelato, inoltre, quale ospite non è mai riuscito ad avere: "Ho provato tante volte con Armani. E non sai quanto ho insistito con lui e i suoi. Perché non ha voluto venire? Non lo so. Per timidezza o perché forse non gli piaceva rivedersi. Mi dispiace molto. Sarebbe stato un bel racconto di una bella vita".
Il conduttore ha svelato anche che rifarebbe Sanremo: "Probabilmente sì. Se penso che il primo l’ho presentato a 35 anni, una cosa assurda. Oggi lo farei con più leggerezza, con più serenità. Ma è una domanda di fantascienza, quindi rispondo per questo. Per fare Sanremo bisogna dotarsi di due cose: un’idea, perché altrimenti diventa uno show come tanti. E, poi, devi essere saldo in te stesso. Altrimenti Sanremo fa impazzire. È una cosa troppo grande, e ti può venire la presuntuosa illusione che sia andata bene per merito tuo. Se è andato male sei stato tu, ma se è andato bene è in primo luogo per la storia, la tradizione. Se non sei saldo, Sanremo può farti sbroccare".
Infine un aneddoto su Mick Jagger: "Tanti anni fa, quando facevo Quelli che il calcio, volevo organizzare dei collegamenti strani e mi mandarono a Londra a parlare con un misterioso broker che si diceva conoscesse un sacco di gente. Morale: parto e vado a Richmond, il quartiere bene di Londra. Il tassista mi dice: 'Ma lo sa che qui abita Mick Jagger?'. Arrivo a casa di questo signore e gli chiedo se è vero. Mi risponde: 'Sì, sì, è un mio amico, più tardi arriva'. Da quel momento ho pensato fosse un millantatore. A un certo punto, mentre siamo in giardino, entra una Mercedes verde station wagon. Ca**arola, era Mick Jagger. A quel punto non capivo più niente, avevo 80 gradi di temperatura corporea. Dopo un po’ l’ospite mi chiede: 'Come fai a tornare a Londra?'. Dico: 'Prendo la metropolitana, visto che c’è', Mick Jagger mi guarda: 'Ti accompagno io in macchina'. Ho viaggiato con lui sino alla metropolitana di Richmond. Ero stupitissimo, si fermava a tutte le strisce, faceva passare tutte le vecchiette. Mi aspettavo che Mick Jagger guidasse rock, invece no, sembrava Gianni Morandi. Quando scendiamo dalla macchina c’è il parchimetro e lui dice: 'Porca miseria, non ho coin'. Premesso che mi sembrava sbagliato che Mick Jagger dovesse pagare il parchimetro, io istintivamente dico: 'Te li do io'. E gli do questi soldi. Io però non gli ho mai detto che glieli regalavo. Nella mia testa gliel’ho prestati, sono ligure. Insomma non me li ha mai restituiti. Devo incontrarlo prima o poi, questa cosa va chiarita".