Un momento: non vi pare che sia improvvisamente sparito qualcosa dal racconto zuccheroso che la Redazione Unica ci ammannisce ogni giorno sulla Flotilla? Eh sì, se ci pensate un attimo, sono spariti gli aiuti, i viveri, le derrate alimentari che gli eroi zatteranti dicevano di voler consegnare a qualsiasi costo. E però, avendo loro rifiutato tutto il rifiutabile (no ai canali ufficiali di distribuzione, no ai porti israeliani, no ai porti dei paesi limitrofi, no ai canali religiosi), a questo punto è chiaro che quegli aiuti non verranno mai consegnati, a meno di sorprese al momento imprevedibili. Eppure - per qualche misteriosa ragione, ma guarda... - non se ne parla più. Tutta l’attenzione è concentrata sulla scelta di tentare di forzare il blocco navale israeliano, sulla cattiveria di Netanyahu, sulla perfidia di Meloni, e via vaneggiando. Ma nessuno pone la domandina più banale, nessuno pone un quesito semplice semplice: scusate, ci avevate detto che tutta la vostra carovana partiva per recapitare gli aiuti, ma ora, a causa della vostra testardaggine, quegli aiuti non arriveranno. Sarebbe stata una goccia nel mare dell’assistenza che già è in pieno corso, ma - dicevate - quello doveva essere il focus della vostra missione.
E allora? E allora la verità è che le maschere sono cadute, le bufale sono state smascherate, le finzioni sono state stracciate. Quegli aiuti erano un grande alibi, un grande pretesto per il vero obiettivo: la creazione di un “caso”, di un “incidente”, per alimentare la guerra mediatica contro Israele e (per ciò che riguarda gli zatteranti di passaporto italiano) contro il nostro governo. Curioso, tra l’altro, l’atteggiamento verso l’esecutivo di questi “eroi”. Vogliono una fregata militare che li protegga, vogliono che (a spese dei contribuenti) la loro carovana navale sia scortata, vogliono che la loro violazione delle norme penali abbia pure il timbro dello stato. Però- ecco il cortocircuito infantile - se il governo cerca di dare una mano per facilitare la consegna dei loro aiuti, siamo davanti nientemeno che a un’“intromissione”, come l’ha definita la mitologica Maria Elena Delia sentita da Repubblica.
Questo personaggio è ormai una leggenda. Dai suoi canali social esce di tutto; lei torna in Italia per comunicare il suo “no” a qualunque ipotesi; nel tempo libero, offende il governo che continua pazientemente a interloquire con lei e i suoi compagni (ma ormai c’è poco da fare: questi fenomeni vogliono schiantarsi); eppure è ascoltata con rispetto sacrale, tra lanci di petali di rose e inchini mediatici. È l’ora di dire che questi signori stanno palesemente violando la legge (articolo 244 del codice penale), e che a questo punto quello che succederà deve essere affar loro. Se gli andrà bene, saranno fermati dall’esercito israeliano, condotti al primo aeroporto, e impacchettati verso casa. Se gli andrà meno bene, saranno arrestati e processati in loco. Se andrà male (e ovviamente qui gli auguriamo che non accada), dovranno fare i conti con un incidente che sarà del tutto da caricare sulle loro spalle e sulla loro irragionevole e testarda prepotenza.