"Rinviare a giudizio Maria Rosaria Boccia". La Procura di Roma ha chiesto il processo per l'imprenditrice finita al centro di un'inchiesta dopo l'esposto presentato dall'ex ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano. Le indagini, condotte dal procuratore aggiunto Giuseppe Cascini con le pm Giulia Guccione e Barbara Trotta, hanno portato alla formulazione di una serie di capi d'imputazione che vanno dallo stalking aggravato alle lesioni personali, fino alla diffamazione e all'accesso illecito alla vita privata. Tra le contestazioni figura anche l'inserimento di false informazioni nel curriculum.
L'indagine è iniziata circa un anno fa, quando i carabinieri del nucleo investigativo hanno effettuato una perquisizione nella residenza della Boccia, sequestrando dispositivi informatici e cellulari. Successivamente, lo scorso marzo, la donna è stata ascoltata dai magistrati, ea luglio le indagini sono state chiuse, aprendo la strada alla richiesta di processo. Secondo l'accusa, Boccia avrebbe attuato comportamenti 'ripetitivi, ossessivi e di controllo costante' nei confronti di Sangiuliano, sia nella sua sfera privata che nell'ambiente lavorativo. In particolare, avrebbe esercitato pressioni per ottenere una nomina fiduciaria, cercando così di legittimare la sua continua presenza presso il Ministero.
Parallelamente, avrebbe messo in atto strategie per screditare i collaboratori più stretti dell'allora ministro, cercando di isolarli progressivamente. Nel fascicolo viene descritto anche un comportamento insistente volto a ottenere accesso al cellulare di Sangiuliano, usato per attività istituzionali. L'imprenditrice avrebbe chiesto più volte di visionare il dispositivo, arrivando a pretendere codici di sblocco o accesso remoto completo, in alternativa alla consegna fisica del telefono. Tra le parti offese nel procedimento, oltre all'ex ministro, la moglie di quest'ultimo e l'ex capo di gabinetto Francesco Gilioli.