La bellezza della tradizione, della famiglia, la salvaguardia della vita sempre e comunque, la difesa delle radici culturali in cui affonda la vita di un popolo, contro la dannosa tendenza della cancel culture. La condanna della guerra, la lucida analisi dei tempi difficili in cui viviamo, i rischi per la democrazia: non sono convenzionali le parole di papa Leone XIV e del presidente Sergio Mattarella in occasione del loro incontro (il terzo, da inizio pontificato) al Quirinale. È sempre un evento quando un Pontefice torna, sia pure per poche ore, nel palazzo in cui a lungo hanno vissuto i papi. Il clima è cordiale, anzi amichevole. Leone attraversa il centro di Roma scortato da trentadue corazzieri a cavallo. A salutare il Papa al suo arrivo al Quirinale tutte le più alte cariche istituzionali, a partire dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni. La visita è scandita dalla visita nell’incantevole Cappella Paolina, il passaggio nella splendida sala degli Arazzi, lo scambio di doni, dei saluti... Temi centrali vengono affrontati: la pace, che non può essere solo un “cessate il fuoco”, il multilateralismo, i flussi migratori. Il Papa inizia il suo discorso sottolineando il “forte legame” che unisce la Sede di Pietro al Popolo italiano, i “cordiali rapporti bilaterali” tra l’Italia e la Santa Sede, sempre improntati a “sincera amicizia e fattiva mutua collaborazione”.
Un felice connubio «che ha le sue radici nella storia di questa Penisola e nella lunga tradizione religiosa e culturale di questo Paese» disseminato da chiese e campanili. Tema centrale quello della tutela della vita, «in tutte le sue fasi, dal concepimento all’età avanzata, fino al momento della morte». Il Papa si dice grato per l’assistenza che l’Italia offre «con grande generosità ai migranti, che sempre più bussano alle sue porte, come pure il suo impegno nella lotta contro il traffico di esseri umani». Sfide di fronte alle quali il Paese non si è mai tirato indietro, e il Papa si augura che sia mantenuto sempre vivo «l’atteggiamento di apertura e solidarietà». Però l’accoglienza non può essere senza limiti e doveri, dunque Leone richiama «l’importanza di una costruttiva integrazione di chi arriva nei valori e nelle tradizioni della società italiana, perché il dono reciproco che si realizza in questo incontro di popoli sia veramente per l’arricchimento e il bene di tutti».
Torna, dunque, il tema delle radici, sottolineando «quanto sia prezioso, per ciascuno, amare e comunicare la propria storia e cultura», perché «più si riconosce e si ama serenamente ciò che si è, più è facile incontrare e integrare l’altro senza paura e a cuore aperto». Si fa strada invece la tendenza a non apprezzare abbastanza quello che i nostri padri ci hanno trasmesso, «modelli e valori maturati nei secoli che segnano la nostra identità culturale, addirittura a volte pretendendo di cancellarne la rilevanza storica e umana». E di imporre «modelli fluidi» che tendono poi a creare nuove «dittature» di pensiero e di comportamenti.
«Viviamo tempi di grande difficoltà»: lo ammette il presidente Mattarella nel suo discorso davanti al Papa, al quale esprime «sentimenti di affettuosi auguri» per il suo magistero. Il contesto attuale rende inquieti, evidenzia Mattarella, tanto che si nota un indebolimento delle istituzioni a vantaggio della logica del più forte. A gettare nell’insicurezza l’Europa è il conflitto in Ucraina che semina ancora, dopo 4 anni dall’aggressione russa, morte e distruzione. Grave è anche la ferita del Medio Oriente dopo l’attacco terroristico del 7 ottobre 2023, a cui «ha fatto seguito una reazione, che ha superato», sottolinea il presidente, «non soltanto criteri di proporzionalità, ma anche i confini di umanità». «Il cessate il fuoco a Gaza», prosegue, «consente di iniziare a porre riparo a quella popolazione civile, così provata da brutale sofferenza». Nella speranza che il negoziato di pace si concluda positivamente, è necessario però «rilanciare la soluzione di uno Stato per ciascuno di due popoli, la sola in grado di consentire la possibilità di un futuro in cui tutti – Israele e Palestina - trovino pace e sicurezza».
In questo «quadro allarmante» occorre sviluppare un «nuovo umanesimo», recuperando i valori della convivenza del dialogo e della convivenza, di una concreta democrazia, valori che un tempo hanno fondato l’Europa, garanzia di libertà, uguaglianza, partecipazione. «Tutti antidoti alla contrapposizione irriducibile, ai conflitti di ogni genere, alla guerra». Ricostruendo i rapporti tra la Repubblica Italiana e la Chiesa basati «su una cornice di regole condivise e rispettate da ambo le parti», il presidente riconosce che «la Chiesa cattolica ha svolto e continua a svolgere un’azione mirabile a sostegno delle frange più deboli della popolazione».
Un impegno tradotto in «opere sociali di grande valore».