«Dobbiamo distinguere la riforma della magistratura da quella della giustizia». La premessa, non priva di verve polemica, di Antonio Di Pietro in collegamento con In Onda su La7 non piace a Luca Telese, che conduce in studio insieme a Marianna Aprile. E così parte il primo assalto di una serata non proprio facilissima. «Non se la cava così, non può avere la botte piena e la moglie ubriaca», lo redarguisce il giornalista con l’ex pm di Mani pulite che replica lesto e duro: «Non mi parli così!».
I temi della trasmissione sono frizzantini: la riforma della giustizia, approvata in Senato per il quarto e ultimo passaggio parlamentare, e il conseguente referendum della prossima primavera. Di Pietro è una delle persone più indicate per offrire una sua visione del punto, in quanto ex magistrato di vaglia tra i protagonisti di una delle più clamorose, deflagranti e contestate inchieste della storia italiana, quella di Tangentopoli e poi politico, onorevole, ministro. Il suo sostegno alla riforma ha spiazzato molti, compreso Telese, che infatti protesta: «Beh, non può essere d’accordo con chi ha opinioni diverse dalle sue», insiste riferendosi alle altre toghe. «A me cosa fa Arianna Meloni non mi interessa, a me interessa che i cittadini, quando andranno a votare, sappiano cosa significa mettere la croce sul sì o la croce su no. E non c’entra nulla con la riforma della giustizia», puntualizza.
A La Stampa aveva detto: «Chi va a rappresentare un organismo così importante come la magistratura dev’essere il più indipendente possibile». E a In Onda ribadisce: «Ma vogliamo avere il coraggio, l’umiltà, la responsabilità di dire che un po’ di autocritica i magistrati devono farla? O pensate davvero che tutti i magistrati abbiano fatto tutti il loro dovere in questi anni? O non è vero, forse, che dal ruolo del magistrato, che è quello di cercare chi ha commesso un reato, si è passato molto spesso al ruolo del magistrato per vedere se qualcuno ha commesso un reato - conclude -. E in questo modo, credetemi, molte persone innocenti, sì, vengono poi prosciolte o assolte, ma intanto dal punto di vista comunicativo, vengono distrutte. E lo dico perché ho messo tante giacchette».