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Luciana Littizzetto "scrive" a Mattarella e insulta Meloni: "Ti arriva all'ombelico"

di Redazione lunedì 24 novembre 2025

3' di lettura

Questa volta Luciana Littizzetto si è superata. Come di consueto, a Che Tempo Che Fa, la comica torinese ha letto la sua speciale letterina, per l'occasione destinata a Sergio Mattarella. Ma in realtà si trattava solo di un pretesto per attaccare Giorgia Meloni

"All'attenzione del presidente della Repubblica Sergio Mattarella - ha esordito così Littizzetto -. Nome in codice pe ri servizi segreti: Matti. Password: Quirinale. Segni particolari: occhi tinti Paul Newman. Motto latino riferito alla sua cravatta: Ob torto collo. Presidente reserve, custode della Costituzione, del correttore rosso sulle leggi scritte a cacchio, Quirinal manager, capo delle forze armate di cielo e di terra, di mare e di risiko. Settimana dura Matti, lo so. Capita a tutti, ma poteva andarti peggio. Potevi essere Gattuso. Diciamo che con Melons avete un po' litigato, come i Coma Cose. Ma non te la devi prendere. Quanto ti manca alla pensione? Due anni e tre mesi? Dai, è un attimo. togli i sabati e le domeniche, i ponti, le ferie - ha proseguito -. Devi sopportarla ancora per un annetto. Poco meno di 12 mesi".

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"La Melons, lo so, è rancorosa - ha attaccato la comica -. Lei le cose se le lega al dito. E il dito è quello che Cattelan ha esposto davanti alla Borsa di Milano. Hanno anche detto che volevi dare una spallata alla Meloni. Ma Giorgia ti arriva all'ombelico e al massimo le potevi dare un colpo d'anca. E non te la prendere col povero Garofani. Roma è così: quando mangi in un ristorante romano, di fianco hai minimo 18 giornalisti, 15 parlamentari e almeno 5 spie. Uno và lì e dice: 'odio la pasta al mattarello'. E poi parte il telefono senza fili e ritrovi sul giornale che dici: 'odio Mattarella'. Se un cliente dice al cameriere che il melone era marcio, il giorno dopo La Verità titola: 'La Meloni marcia su Roma'. Allora, fino alla fine del mandato, i consiglieri falli ordinare su Glovo, che mangino in ufficio, in silenzio guardando la Gruber o Samira alla Ruota".

E ancora: "E poi non dargli retta Matti. L'Italia ti ama. Fino a poco tempo fa eravate due: tu e Papa Frank. Adesso sei rimasto solo. Sei l'ultimo della vecchia scuola. Sei cresciuto nella Prima Repubblica, dove accadeva di tutto. Ma c'era la sacralità della politica, il senso delle istituzioni e del decoro. Ecco Matti, credo che l'amore che sentiamo per te è come quello che si prova per l'ultimo stendardo di ragione in un mare di folli. Noi lo sappiamo che tu sei un arbitro, non un giocatore. E di arbitri così non ne abbiamo più. Hai fischiato per tutti e non ti sei mai messo la maglia di nessuno. Hai attraversato tre governi, due pandemie, una crisi energetica e mille dirette di Mentana senza mai perdere la calma né il garbo. Sappiamo che non ti fai intimidire. Hai la buccia spessa anche se sei magrolino. Ti prego di ricordarti che chi ti accusa è stato visto vestito da nazista. Noi tutti ti abbiamo vestito da nove anni nel tuo abito migliore, quello da Presidente". 

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