"La sinistra si illude se pensa che denunciare un’esplosione dei reati nell'era Meloni le porti voti. L’elettore tipico non pensa 'Meloni non ce l’ha fatta, adesso proviamo con Schlein', perché sa perfettamente che Schlein farà di meno, non di più e meglio di Meloni": il sociologo e politologo Luca Ricolfi lo ha detto in un'intervista al Fatto Quotidiano, riservando di fatto un giudizio non proprio ottimo alla sinistra in generale e alla segretaria del Pd in particolare. Poi ha aggiunto: "L’elettore pensa semmai: 'se non ce l’ha fatta Meloni a ridurre i crimini, non ce la farà nessuno', e magari prende in considerazione l’astensione". Una vera e propria batosta per la sinistra.
Una possibilità di cambiamento, a suo dire, potrebbe arrivare dai grillini. E infatti ha detto: "Sempre che i Cinquestelle non mettano sul piatto una proposta nuova, sulla scia delle idee – avanzate un anno fa - di Sahra Wagenknecht (star della cosiddetta sinistra rossobruna tedesca, ndr) e di Chiara Appendino (esposte nelle ultime settimane)".
Quando il giornalista, Antonello Caporale, ha definito un paradosso il fatto che "il governo più stabile che la Repubblica ricordi si accinge a cambiare, in nome della stabilità, la legge elettorale", lui ha risposto: "L’idea di rafforzare il potere esecutivo viene da lontano ed è stata più volte sostenuta anche da esponenti progressisti. Credo che la vera posta in gioco sia il bipolarismo: la destra non vuole che risultati elettorali incerti riaprano scenari di instabilità, o alimentino la tentazione di ricorrere a governi tecnici. Il vero paradosso a me sembra l’ostilità della sinistra, che senza il premio di maggioranza non arriverà mai al 50 per cento più uno dei voti".