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Askatasuna, Marracash solidale: "Facciamoci sentire"

domenica 21 dicembre 2025

2' di lettura

Marracash solidale con Askatasuna. Proprio da Torino, mentre era impegnato in un suo concerto, il cantante ha voluto inviare un messaggio ai sostenitori del centro sociale. "Voglio esprimere solidarietà a quelli che sono andati a manifestare oggi. È importante far sentire il nostro potere alla gente di potere". 

Prima di lui era stato Willie Peyote, nome d’arte di Guglielmo Bruno, a sostenere i manifestanti scesi in piazza. Nato a Torino, l'artista ha spiegato: "Ho appreso dello sgombero in corso da poche ore e, per quello che ha rappresentato per me e per la città negli anni, Askatasuna mi lascia ovviamente molto dispiaciuto e preoccupato". Intervistato dal Manifesto, ha poi aggiunto: "Ho seguito da vicino tutta la procedura che ha portato all’accordo con il Comune e speravo potesse rappresentare finalmente una garanzia di tutela nei confronti dell’Aska. È un luogo che per me ha sempre significato molto: oltre ad averci suonato spesso, l’ho frequentato per assistere a concerti e ad altre attività. È uno di quei luoghi nei quali si è cercato di portare avanti una proposta culturale alternativa e underground e che, in quanto tale, rappresenta un bene per il tessuto artistico e sociale di una città come Torino". 

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Non la pensa così il sindacato di polizia. "Durante gli scontri - ha tuonato il segretario generale provinciale della Siulp di Torino, Eugenio Bravo - sono stati lanciati bottiglie, bombe carta, razzi e mattoni: un poliziotto è stato colpito alla testa ed è stato salvato solo dal casco, oltre a 11 operatori feriti. Si è trattato di un attentato diretto alla vita degli appartenenti alle forze dell'ordine". "La chiusura del centro sociale - ha concluso - è un atto dovuto, ma resta una domanda: senza l'assalto a La Stampa, quanti altri poliziotti avrebbero dovuto finire in ospedale prima di intervenire? Askatasuna agisce così da decenni: questo non è attivismo, è violenza, ed era noto a tutti. Altro che derive autoritarie: il vero rischio è l'inerzia dello Stato. Prevenire non è reprimere. Vietare manifestazioni notoriamente violente e sanzionare pecuniariamente in modo rilevante chi le organizza è buonsenso, ed è tempo di agire in questa direzione".

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