Riproponiamo "Le interviste con i protagonisti" di Giovanni Terzi. Qui il colloquio con Antonella D'Agostino, ex moglie e da sempre amica di Renato Vallanzasca
«Se Renato avesse detto la verità, sarebbe libero da almeno quindici anni».
Chi parla è Antonella D'Agostino, ex moglie e da sempre amica di Renato Vallanzasca, il boss milanese della banda della Comasina protagonista di importanti fatti criminali che gli sono costati quattro ergastoli e 295 anni di carcere.
Cosa intendi dire con questa frase, Antonella?
«Se Renato avesse sulla propria vita raccontato la verità, certamente sia i giudici che le persone comuni sarebbero state più indulgenti nei suoi confronti. Io non so perché si sia costruito una vita di menzogne, a partire dalla sua infanzia. Ma così è stato, purtroppo»
Parli dell'infanzia di Vallanzasca perché è lì che tu lo conoscesti?
«Eravamo ragazzini di dieci e undici anni, vivevamo al Giambellino, periferia sud di Milano. Renato abitava in via Apuli con quella che chiamava “zia” ma che in realtà era la donna del suo papà. Renato ha avuto una vita davvero complicata, d'altronde al Giambellino c'era la crema della delinquenza, e sin da giovane sono iniziate le sue bugie».
Tipo?
«Ricordo benissimo le domeniche in cui lui aspettava che la mamma, quella biologica, lo venisse a prendere. Renato la attendeva per ore dicendo a tutti “sta per arrivare mia mamma“ ma, alla fine, non veniva mai. Ricordo la delusione nei suoi occhi e di come lui fingesse di mascherare tutto con il suo fare da guascone, quasi negando l'evidenza. Proprio da lì, quando era ragazzino, ha iniziato a far diventare la bugia uno stile di vita per costruirsi la personalità del capo, quando in realtà è ben altra cosa».
Come è Renato Vallanzasca?
«Renato è un uomo generoso e per nulla cattivo. Lui risponde con la violenza se vede che ci sono dei soprusi e delle meschinità. Su un segnalibro io scrissi: “Quando conobbi lo scugnizzo dagli occhi blu, meno bello di quanto è stato dipinto ma più intelligente di quanto avessero scritto… Basta film che glorificano il proprio ego ma che lo allontanano dalla via maestra della verità…“. Ecco, Renato è questo: narciso e bisognoso di attenzioni e, per far sì che questo accada, è stato disposto a costruirsi una vita da quattro ergastoli».
Voi, prima che marito e moglie, eravate amici da piccoli.
Che ricordo hai di Vallanzasca ragazzino?
«Renato è cresciuto con una famiglia sgangherata. Vivevamo al Giambellino e uscivamo in compagnia con altri ragazzini andando lungo i Navigli a giocare e fare il bagno. Ricordo una volta che andammo tutto insieme a liberare gli animali in una tenda di un circo, poco lontano da casa. Per quella azione, penso avesse circa dieci anni, venne prelevato dai carabinieri e portato al carcere minorile Cesare Beccaria. Ma credimi che ha avuto una vita davvero faticosa e brutta, da bambino. Ricordo anche una scena raccapricciante…».
Quale?
«Eravamo a fare il bagno nel Naviglio e un nostro amico si tuffò rimanendo ucciso dalle lame delle grate della diga. Una scena terribile, impossibile da dimenticare. La differenza tra me e lui è stata proprio la famiglia.
La mia era una famiglia normale, di lavoratori, i miei zii, con cui vivevo, avevano saloni di parrucchiere, mentre la sua era davvero precaria. L'unico punto di riferimento della sua vita era suo fratellastro, Ennio, che però fu il grande dolore della sua vita».
Cosa accadde?
«Dapprima, erano gli anni Sessanta, Renato trovò la moglie del fratellastro morta, uccisa e fatta a pezzi, nella cantina di casa. Poco tempo dopo anche il fratellastro venne trovato morto in un campo: e anche qui continue bugie, dicendo che si era suicidato, mentre la verità era un regolamento di conti perché faceva il “magnaccia“. Fu un colpo ferale per Renato: lui amava Ennio sopra ogni cosa, sono convinta che da quel dolore non si sia più ripreso».
Però Renato faceva rapine già a dieci anni?
«Guarda, erano reati stupidi: rubava caramelle e qualcosa della spesa, ma sai che cosa ne faceva?».
Dimmi.
«Le regalava agli anziani del quartiere o le vendeva per portare soldi in famiglia. Renato si poneva come un lord, ma erano davvero in stato di indigenza, e anche questa è una delle grandi bugie del “bandito dagli occhi di ghiaccio“».
Tu parli di gentilezza e generosità di Vallanzasca ed è la stessa cosa che disse Emanuela Trapani, la 18enne rapita nel dicembre 1976. Che cosa accadde, secondo te?
«A quanto ha sempre raccontato la Trapani, ci fu un grande savoir fair di Renato e della banda. Sorseggiavano champagne, disse Emanuela, ed era libera di muoversi all'interno della casa…».
Ma ci fu una relazione?
«Difficile resistere a Renato, ma non ho alcuna prova di questo. Se poi mi chiedi un'opinione, io ti rispondo di sì, secondo me ci fu una storia».
Altro amico di Vallanzasca è stato Francis Turatello, l'altro grande bandito della Milano anni Settanta. Che rapporto avevano?
«Di fratellanza. Francis è stato importante per Renato, e quando nell'agosto del 1981 venne ucciso nel carcere di Nuoro fu un'altra mazzata emotiva».
Da chi fu ucciso Turatello?
«Fu ucciso dai siciliani emergenti «
Epaminomda (malavitoso di origine siciliana attivo a Milano fra anni Settanta e Ottanta) non c'entra nulla?
«Epaminomda era nessuno. Faceva il lavapiatti e i panini nelle bische di Francis, non contava alcunché. Costruirono dopo il mito senza che ne avesse alcun merito».
Tu che rapporto avevi con Francis Turatello?
«Ti dico solo che porto ancora i fiori sulla sua tomba e alla fine mi porterò le sue ceneri a casa».
Turatello ha avuto un figlio: hai rapporti con lui?
«Eros lo sento e lo vedo ogni tanto, c'è un bellissimo rapporto. Posso dire che Eros è il figlio che Francis desiderava: lavoratore e per bene».
Antonella, quando rincontrasti Vallanzasca?
«Dopo tanti anni di carcere si fece vivo anche in un periodo difficile della mia vita, quando ebbi una terribile disgrazia, e lui mi stette molto vicino».
Che cosa fece?
«Io ero disperata e non trovavo alcun motivo per sopravvivere dopo questa tragedia, mi ero chiusa in me stessa. Lui mi spronava in tutti i modi, cercando di farmi capire che avevo un altro figlio a cui rendere conto. Pensa che per spronarmi arrivò a dirmi che dovevo uccidermi».
Addirittura?
«Era un suo modo, magari deciso e forte, per mettermi di fronte alle mie responsabilità. Ebbe ragione lui e riuscii a superare tutto anche se, credimi, penso a questo dolore ogni giorno».
Come è stato il tuo matrimonio con Vallanzasca?
«Dal 1° maggio del 2005 sono riuscita a portarlo fuori dal carcere e fino al 2013 non ha commesso alcun reato. Il nostro matrimonio è stato molto bello e intenso, e il nostro rapporto, nato come amicizia, si è trasformato in amore per tornare adesso ad essere di grande e affettuosa amicizia».
Poi i benefici della semilibertà gli sono stati tolti per il furto di un paio di mutande all'Upim...
«Una storia senza senso . Renato non ha rubato le mutande, le ha messe nel sacchetto per distrazione. Ma ti pare che abbia potuto fare una cosa così stupida? E ti sembra normale che per una cosa del genere revochino ogni beneficio a un uomo che per quarant'anni si è comportato bene?».
Tu difendi ancora Vallanzasca.
«Io credo che sia inumano che una persona non possa redimersi e ricominciare una nuova vita. Difenderò sempre Renato e mi batterò “da amica“ perché lui possa uscire in semilibertà».
Perché è finito il vostro matrimonio?
«Le donne, solo per le donne. Renato non se ne perdeva una e non sai quante facevano follie per passare del tempo sotto le lenzuola con lui».
Hai qualche aneddoto?
«Ricordo quando una mise una tenda fuori dal centro sociale “Il Gabbiano” dove Renato prestava servizio. Lui uscì ed entrò nella tenda per farci l'amore e poi…».
E poi?
«Poi questa busta con il timbro della Camera dei deputati, con un biglietto su cui un'onorevole negli anni 2000 gli scrisse: “Fuggiremo come i gitani nell notte…“».
E chi era questa onorevole?
«Non lo dirò mai: non sarei Antonella D'Agostino».
Il bilancio delle devastanti inondazioni causate dalla tempesta che ha colpito il Texas centrale sale ad almeno 51 morti. Ventisette i dispersi.Il dato ufficiale fornito dalle autorità parla ancora di 43 vittime ed è probabile aumenti nella zona più colpita della contea di Kerr. Sempre le autorità sabato in una conferenza stampa hanno dichiarato che 15 delle vittime erano bambini. Il governatore Greg Abbott ha promesso che le squadre avrebbero lavorato 24 ore su 24 per soccorrere e recuperare le vittime. Ancora da ufficializzare il numero delle persone disperse, a parte 27 bambine che si trovavano in un campo estivo femminile.