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Dino Giarrusso, tutti gli insulti al Pd: quando derideva Bonaccini

di Claudio Brigliadori martedì 31 gennaio 2023

6' di lettura

“Chi c'è al dipartimento tangenti”? Parola e musica di Dino Giarrusso, quando era ancora un entusiasta grillino e poteva permettersi il russo di deridere (anzi, di insultare) il Pd. Oggi, poco meno di 5 anni dopo, in quello stesso partito vuole entrarci. Saranno passati i segretari e mutati i tempi, si dirà. Ma più che ex Iena, il signore sembra "un bel volpino", per dirla con Ezio Greggio. E chissà che alla fine non finisca in trappola, visto che come sottolinea Stefano Vaccari, responsabile organizzazione del Pd, "per le regole sulle iscrizioni stabilite dalla direzione nazionale, Giarrusso non può essere tesserato. Non può esserlo perché iscritto a un altro gruppo nel Parlamento europeo. Non può esserlo perché nell'ultima tornata elettorale ha sostenuto liste avversarie del partito democratico. Lo dico anche ad Alessandro Gassmann: nessun pericolo, Giarrusso non può ricevere la tessera". 

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E dire che c'era un tempo in cui, quando il Movimento 5 Stelle era all'opposizione, il pentastellato più feroce con i dem era un altro Giarrusso, il corpulento e vulcanico Roberto. Uno che voleva impiccare Matteo Renzi e faceva il segno delle manette ai senatori del Pd. Roba di classe, insomma. Poi, caduto in disgrazia con Grillo il primo, ecco arrivare il secondo. Folgorato sulla strada di Beppe, Gigino Di Maio e Giuseppe Conte, convinto a mollare il suo posto da inviato del programma di inchieste di Italia 1 per diventare l'aggressiva voce nei talk, il controcampo ai più impettiti rappresentanti dei partiti rivali. Tra questi, soprattutto quelli del Pd coi quali non sono mai mancati sapidi scambi di cortesie. Proseguite, c'è da dire, anche sui social.

UNA CHITARRA E UNA MORANI
In marzo Giarrusso si candida coi 5 Stelle alle politiche ma non entra in Parlamento nonostante il clamoroso risultato elettorale del Movimento. Resta fuori dall'aula e può agire in totale libertà. Nel Natale del 2018, per esempio, prende la chitarra e le canta a una collega. Per celebrare le feste sceglie una canzone di De Gregori, “nella speranza che Alessia Morani non mi tarocchi il video mettendomi il capotasto sul naso”.

C'ERA UNA VOLTA LA TAV
Marzo 2019, è ancora tempo di Tav, argomento oggi dimenticato ma che per quasi 10 anni ha infuocato il dibattito politico e la Val di Susa. Memorabile, al riguardo, un confronto tra Giarrusso e il dem Stefano Esposito a L'aria che tira (il programma della Merlino è il preferito del buon Dino). Il grillino sposa la causa dei No Tav ma Esposito lo travolge: “Voglio la fonte della tua tabella, questi sono dati inventati sull'interscambio Italia-Francia. Te lo sei fatto a casa tua, hai tolto il logo delle Iene e sei venuto qui a raccontarci un sacco di balle”. In collegamento, Vittorio Feltri assiste basito e conferma la sua opinione: “Siamo in mano a un branco di cogl***i”.

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SFASATO DA GENTILONI
Settembre 2019, è il periodo del grande ribaltone. Il Pd, da partito di opposizione da distruggere, diventa in pochi giorni alleato di governo. C'è un antipasto: l'accordo a Bruxelles su Von der Leyen e Commissione Ue, il primo banco di prova dell'alleanza. Giarrusso nel frattempo è sbarcato all'Europarlamento ed è ancora un po' spaesato e critica l'elezione del dem Paolo Gentiloni alla Commissione Economia: “Comprendo l'amarezza di alcuni colleghi. Non siamo contenti per un motivo semplice: penso che nella contrattazione sarebbe stato più giusto indicare un commissario del Movimento 5 Stelle”. Si abituerà.

MIGRANTI E IMBARAZZI
Nell'agosto 2020, dopo aver accusato per mesi il Pd di lucrare sull'accoglienza e l'immigrazione, sempre dalla Merlino viene accusato dalla leghista Claudia Terzi di aver rinnegato i Decreti Sicurezza approvati insieme a Salvini. “Non ci siamo rimangiati nulla, non li abbiamo cambiati”, rivendica lui. Pestando una cacca.”Quindi non li cancellerete? La mia domanda è semplice. Li mantenete o no?”, incalza la leghista, ben consapevole di poter innescare una crisi diplomatica tra Pd e 5 Stelle. Giarrusso, imbarazzato, non risponde. Per sua fortuna conta poco o nulla.

BONACCINI, TI RICORDI?
Curioso come le strade spesso si incrocino nei modi più imbarazzanti. Aprile 2021, ancora in piena pandemia. Giarrusso condivide su Twitter il video dello scontro in tv tra il virologo Massimo Galli e il governatore Bonaccini a CartaBianca. Una utente scrive “Galli blasta Bonaccini senza pietà” e Giarrusso gode: “Neanche McEnroe-Ocleppo andò così”. Game set match.


NEL NOME DI VIRGINIA
A maggio 2021 si vota per le amministrative a Roma. Giarrusso è stato uno dei più grandi sostenitori della sindaca uscente Virginia Raggi, quasi un fanboy rilanciandone su Twitter ogni “impresa”. L'aria per lei è pesante, alla fine perderà con il dem Gualtieri. Sempre a L'aria che tira, guarda già oltre e ammonisce: “La nostra con il Partito democratico non dev'essere un'alleanza strutturale ma dev'essere volta per volta e caso per caso valutata in base ai candidati e ai programmi”. Un po' di pazienza, e la crisi del governo Draghi eliminerà ogni dubbio. Nel frattempo, Giarrusso sarà già uscito dai 5 Stelle.

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ZERBINO E ZERBINATO
Giusto per far capire a Bonaccini chi si sta infilando nel partito. Dopo averne tessuto le lodi per 3 anni, con frasi tipo “Non ne sbaglia una”, Giarrusso accusa Giuseppe Conte di coprire lo scandalo dei voti agli Stati Generali dei 5 Stelle. “Perché non diamo questi risultati? Cosa ci frena? Molti attivisti me lo chiedono da mesi”, domanda al Corriere. Quindi arriva la minaccia: “Io facevo il giornalista d’inchiesta, i risultati veri li so e so anche tante altre cose, non tutte lusinghiere”. Non sufficiente, ancora, per passare alla concorrenza: “Andare ad annullarci nel Pd sarebbe un suicidio: i nostri valori non sono negoziabili”. Ma i suoi, di Giarrusso, forse sì. Ad agosto del 2022, finalmente Conte diventa “un inetto, bravo premier ma pessimo capo politico. Da due anni a questa parte Conte ha trasformato il Movimento nello zerbino del Pd, con l'unico scopo finale di arrivare a un'alleanza alle politiche”. E lui si è adeguato, zerbinandosi.

LA CUCCIA DELLA CIRINNA'
L'estate del 2021 è anche quella della cuccia piena di soldi della senatrice Pd Monica Cirinnà, nella sua tenuta di Capalbio. Giarrusso, che su Twitter non si sottrae ai temi più pop, cede alla battuta: “Comunque non è vero che la cameriera si annoiasse col cane: è che il cane era troppo forte a poker”.

L'ULTIMO CINEPANETTONE
Alla fine, al grido “onestà onestà” con cui aveva fustigato soprattutto la Casta democratica, Giarusso fonda un suo movimento con base siciliana, Sud chiama Nord, insieme all'ex sindaco di Messina Cateno De Luca. Il pulpito giusto per continuare a sparare a zero sui dem, usciti con le ossa rotte dalle politiche di settembre e travolti anche dal Qatargate. Occhio alla data: siamo a dicembre scorso. Lo scandalo delle tangenti in Belgio, sottolinea sarcastico, “sembra una commedia con Christian De Sica. La realtà poi supera purtroppo l'istrionismo di alcuni attori, non fa ridere”. Chissà, magari qualcuno di quei protagonisti se li ritroverà a fianco.

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“GIOIA E ORGOGLIO” (E INSULTI)
Siamo al 28 gennaio, Dino sale sul palco della convention di Bonaccini a Milano e annuncia, quasi imbarazzato, il salto del fossato. Si
iscriverà al Pd “con gioia e orgoglio”. “Entro in punta di piedi - ha aggiunto - in una casa che esiste da tempo, con rispetto per chi l’ha costruita e con umiltà”. Bonaccini? “Ottimo amministratore”. Sul “capo politico”, come per Conte, si vedrà.

TUTTO NUDO E SENZA CARRO
“Nessuno può dirmi che salgo sul carro del vincitore, visto il momento di difficoltà del Pd. È normale chi mi attacchino, ma ho una mia forza, come tutti sanno, e sono sempre stato un elettore di centrosinistra prima di scegliere il M5s, ci sono stati ingressi di persone molto più distanti”. Giarrusso si difende così al Corriere della Sera. Parafrasando Elio e le Storie tese: tutto nudo e senza carro. Viene il dubbio: non è che la sgangherata utilitaria rimasta al Nazareno sia comunque migliore che restare a piedi?

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