Macron
“No ai migranti nei nostri castelli! Mobilitiamoci! Con le vostre tasse, lo Stato offre una vita da nababbi a 200 migranti mentre i francesi tirano la cinghia, e altri non hanno nemmeno una casa”. È questo il testo del volantino infilato dai militanti di Réconquête!, il partito sovranista di Éric Zemmour, nelle cassette postali degli abitanti di Thiverval, nel dipartimento degli Yvelines. Perché in questo grazioso comune immerso nel verde, e situato a pochi chilometri da Parigi, sorge il castello di Grignon, dove dallo scorso dicembre alloggiano a spese dei contribuenti circa 200 migranti.
«Penso che ci siano altri luoghi ben più adatti di un castello per accoglierli. E metterli in un castello è un gesto simbolico! Attaccano la nostra identità», ha tuonato Olivier Le Coq, delegato dipartimentale di Réconquête! negli Yvelines.
Oggi pomeriggio, alle 15, saranno 200-400 persone a riunirsi davanti all’ingresso del castello per protestare contro la presenza dei migranti. Tra i manifestanti ci sarà anche Nicolas Bay, ex segretario generale del Rassemblement national, oggi membro di Réconquête!. «Lo Stato, aiutato dal ministro per le Politiche abitative Olivier Klein e dal deputato della Dodicesima circoscrizione degli Yvelines Karl Olive, mette in pratica con zelo la politica del presidente della Repubblica, che vuole distribuire e far insediare i migranti clandestini anche nei nostri piccoli villaggi», ha scritto Bay in un comunicato, definendo la scelta del castello come alloggio per i migranti «una provocazione».
«Ci mostra che lo Stato macronista sta portando avanti una politica volta a distruggere il nostro patrimonio, la nostra cultura, la nostra identità e la storia gloriosa del nostro Paese. Questo governo vuole disintegrare la nostra Francia», ha aggiunto l’esponente di Réconquête! Il castello di Grignon, costruito nel Diciassettesimo secolo in stile Luigi XIII da Nicolas de Bellièvre, figlio dell’allora cancelliere di Francia Pomponne de Bellièvre, è diventato nel 1826 la sede dell’Institution royale agronomique de Grignon. Questa scuola di agricoltura e agronomia, la più antica di Francia, ha cambiato nome più volte: oggi si chiama AgroParisTech, ma ha traslocato nel campus di Paris-Saclay. Lo Stato, dopo il trasferimento di AgroParisTech, ha posto sotto sequestro il castello, e prima di far entrare i migranti ha organizzato la (s)vendita dei preziosi mobili che si trovavano al suo interno.
Venti sedie realizzate da un artigiano che riforniva la corte di Luigi XVI, valutate 170 euro dallo Stato, sono state vendute all’asta a 6.240 euro, prima di essere oggetto di una expertise vera e propria che ha stabilito il loro valore tra i 300mila e i 500mila euro. Lo stesso è accaduto a un piccolo tavolo risalente al 1780, valutato dagli “esperti” dello Stato 40 euro e rivenduto a 13mila. Anche contro questa svendita, oggi, protesteranno i militanti di Réconquête!, indignati dalla sciatteria di un governo che lascia deperire il suo patrimonio.