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Sanremo 2023, Sgarbi contro la Rai: "Chi deve saltare per Fedez e Ferragni"

di Daniele Priori martedì 14 febbraio 2023

4' di lettura

«I vertici Rai dovranno saltare, colpevoli di aver completamente fallito l’obiettivo culturale del Festival della canzone italiana». Il dopofestival di Sanremo secondo il sottosegretario alla Cultura, Vittorio Sgarbi sarà, o meglio, «dovrà essere» un vero spartiacque. Nel mirino del professore finiscono in particolare il direttore dell’intrattenimento Rai, Stefano Coletta, il manager Lucio Presta, «agente di vari personaggi, quindi anche con interessi personali», considerato da tutti eminenza grigia dell’edizione di Sanremo appena trascorsa, «che tra l’altro, tanto per cambiare, si era anche candidato a Cosenza con il Pd». Sono loro, secondo Sgarbi, «i decisori politici». E poi Amadeus «anche se in realtà è meno colpevole perché fa solo il conduttore» e la coppia simbolo di questo Sanremo 4.0: Fedez e la moglie-influencer Chiara Ferragni. Il critico d’arte - ci racconta Sauro Moretti, storico braccio destro di Sgarbi - in queste ore più che di Sanremo si sta occupando della grande mostra sul Rinascimento a Ferrara, dove lo intercettiamo, che sarà inaugurata il prossimo 18 febbraio al Palazzo dei Diamanti.

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Professore, inutile dire che si griderà alla censura. C’è già chi come Corrado Augias vi accusa di non aver mai visto in sessant’anni di tivù pubblica un attacco tanto forte come quello avvenuto attorno al Festival. Cosa risponde? 
«Non parlerei affatto di attacco né di censura. L’attacco semmai c’è stato da parte loro nei confronti del governo che si può anche criticare. Da Sanremo, se davvero conta così tanto, si deve poter pretendere di più in termini qualitativi. Per questo io chiedo che si dia spazio alla qualità della cultura, anche invitando attori, intellettuali di sinistra, purché siano competenti e non la sottocultura dei Fedez e della Ferragni che parlano in nome dei social e del consumismo. Quello che è più strano, semmai, in tutto ciò, è che Corrado Augias, un intellettuale radical chic di sinistra, il più snob di tutti, che comunque avrei visto meglio di Benigni a celebrare la Costituzione al Festival di Sanremo, insieme a Ainis o Cassese, parli ora di attacco alla tivù pubblica, disprezzando in realtà Sanremo ma difendendone al tempo stesso le scelte, pretendendo la totale assenza di controllo in nome del 60%».
Cosa intende? 
«Mi chiedo perché si debba far parlare Fedez di droga o consentire che strappi l’immagine di Bignami. Semmai ci troviamo davanti a due facce della stessa medaglia. Un deputato che ha fatto una carnevalata, preso per il culo da uno che fa un’altra carnevalata. Non vedo vantaggi per nessuno. Non credo Fedez o quello che rappresenta abbia una dignità morale superiore a Bignami. Non trovo il senso di tutto questo».

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Ma quindi il punto è che in una trasmissione come il Festival di Sanremo non si debba criticare il governo? 
«Si può anche criticare il governo ma la Rai deve poter esercitare un controllo non politico, bensì culturale, perché il ministero della Cultura difende la cultura. La televisione, che è come un ministero, oltre a essere il principale strumento di diffusione, deve occuparsi di diffonderla. Il nodo centrale di questo Festival della canzone è proprio questo: è mancata la musica. Ho visto poco il Festival, ma per quel poco non ho sentito brani capaci di rimanere in mente. Me lo ha confermato anche Morgan in un messaggio che ha inviato a una delle nostre chat...».
Ah, le famose chat perle quali avete litigato. Ci sta dicendo che ha fatto pace con Morgan? 
«Più o meno abbiamo fatto pace. A parte questo, Morgan sostiene proprio, in maniera molto precisa, che il canto italiano, all’origine del Festival di Sanremo, in questa edizione è stato sovrastato a tal punto da altri elementi, da non la-sciare traccia di sé».
E sul bacio inaspettato tra Rosa Chemical e Fedez ha un pensiero particolare? 
«L’ambizione dei cantanti è fare qualcosa per cui si parli di loro. Rosa Chemical bacia Fedez perché più famoso di lui, riuscendo così ad attirare più attenzioni sudi sé non per difendere diritti degli omosessuali che sono già liberissimi. Resta il fatto che preferisco mille volte uno colto provocatore come Morgan a uno come Fedez. Siamo nel centenario di Pasolini e Testori. Perché secondo lei nessuno ne ha parlato?».

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In linea generale cosa le è piaciuto di meno?
«L’umiliazione della televisione pubblica rispetto alla logica consumistica dei social, rappresenta proprio da Fedez che non ha alcuna idea della cultura e dalla moglie Chiara Ferragni, che non sa esprimersi bene in italiano. Non ha una buona pronuncia né una buona sintassi. Tutto questo quando abbiamo grandi attrici teatrali, formidabili presentatrici come Daniela Poggi, Myrta Merlino, la Palombelli e dobbiamo mettere lì una che ha una voce chioccia?».
Qualcosa le è piaciuto di questo Festival?
«Ho apprezzato le apparizioni di Luisa Ranieri e di Ornella Vanoni, una storia antica capace di richiamarsi alla musica, al canto e ai testi che, per il resto, le ripeto, sono mancati completamente».

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