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Immigrazione, le stragi "scordate" dalla sinistra

di Claudia Osmetti lunedì 27 febbraio 2023

3' di lettura

Che sia una tragedia non è neanche il di sottolinearlo. Bastano i numeri (e, purtroppo, il bilancio non è ancora chiuso): un barcone partito dalla Turchia che trasportava circa 250 persone, iraniani, pakistani, afghani; almeno 59 i morti accertati, bilancio provvisorio; tra di loro una ventina di bambini (due gemellini di pochi anni) e un neonato. Steccato di Curto, Crotone: i superstiti sono ammassati lungo la spiaggia, avvolti nelle coperte dei soccorsi, il cielo grigio e il litorale che pare un campo profughi. È che lo sono per davvero: profughi. Scappavano per riservarsi un futuro migliore in Europa. Ora stanno lì, sul selciato di un prato bagnato, con le facce tese, senza parlare. Piangono mentre la Guardia Costiera corre da una parte all’altra, per aiutare i vivi e recuperare i morti. E mentre, nel resto d’Italia, monta la polemica (la solita), più assurda ogni ora che passa: perché sì, d’accordo, quando si tratta di immigrazione la politica c’entra, però no, puntare il dito davanti alla morte non serve a niente.


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Il primo a intervenire è il segretario nazionale di Sinistra italiana, Nicola Fratoianni: «Un carico residuale, vero governo Meloni? Evidentemente, se ci fosse stato un sistema di ricerca e di soccorso, potevano forse essere salvati». Poi c’è Luca Casarini, dell’ong Mediterranea saving humans, che rincara: «Piantedosi (il ministro dell’Interno, ndr) dice che bisogna bloccare le partenze e Meloni (premier, ndr) che si tratta di “vite stroncate dai trafficanti”. Ma loro sono i corresponsabili. Bloccano i soccorsi, criminalizzano chi salva vite. Hanno difeso i confini, ora saranno soddisfatti». Open arms, Sea watch, Medici senza frontiere. Con in corso le battute finali delle primarie intervengono anche i due candidati alla segreteria del Pd, Stefano Bonaccini e Elly Schlein.
 

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CONTI DA FARE
No, però così non va. Non va perché questo non è il momento degli attacchi, è quello in cui ci si rimbocca le maniche. E non va perché, tanto per cominciare Meloni soddisfatta non è (semmai proprio il contrario), e in secondo luogo ma che discorso è? È ovvio che nessun governo, né di sinistra né di centro né di destra, vuole ritrovarsi a contare i dispersi e i morti in mare. La migrazione è un tema centrale, affrontato troppo tardi e troppo sbrigativamente. Da tutti. E liquidarlo con la solita retorica adesso-che-ci-sono-loro-aumentano non fa onore né alla verità e nemmeno all’intelligenza di chi lo sostiene.
Fratoianni, Casarini, Open arms e via dicendo: ma lo sapete, voi, quali sono le statistiche reali di questo fenomeno? Lo sapete che non c’entra il colore politico di Palazzo Chigi, che qui o si trova una soluzione comune (nel senso di comunitaria) o non si risolverà mai niente? Il Missing migrants project, che è un portale serio e non fazioso, monitora da anni i flussi migratori. Sapete, Fratoianni, Canarini eccetera, quali sono quei dati?


Non che sia necessario attaccarsi ai numeri (stiamo parlando di vite umane), ma visto che il ritornello è sempre quello vediamo di raccontarcela tutto: da ottobre del 2022 (quando Meloni è stata eletta) a oggi si contano 500 morti davanti alle nostre coste; nello stesso periodo dell’anno prima (ossia col governo Draghi) ne avevamo 618. Dal 2014 a ora, solo nel Mediterraneo centrale, di morti ce ne sono state 20mila, la quasi totalità delle quali (18mila) quando a Roma sedeva un esecutivo del Pd. Vediamo di essere chiari, noi questi numeri non li avremmo neppure cercati se non si fosse innescata, ancora, la tiritera anti-meloniana di giornata. Non è mica una colpa del Pd se 18mila cristi sono morti su un barcone della disperazione davanti a Lampedusa o Crotone o quel che è. Però, allo stesso modo, non è colpa di Fdi. È responsabilità di tutti, semmai, cercare il modo per far sì che non avvenga ancora. 

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