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Piantedosi, tutti gli insulti di sinistra: "Bullo, stragista, belva, indegno"

di Ignazio Stagno giovedì 2 marzo 2023

4' di lettura

L'insulto, il dileggio, la critica feroce oltre le righe non fa mai bene. Soprattutto se nel mirino ci sono rappresentanti delle istituzioni. Uomini e donne che al di là di come la si pensi politicamente nei loro ruoli e nelle loro cariche rappresentano l'intero Paese. E in queste ore purtroppo il ministro degli Interni, Matteo Piantedosi, è finito in mezzo a una valanga di odio che porta la firma della sinistra. Il tutto per un becero gioco politico: usare i morti di Cutro per colpire l'esecutivo da una delle porte principali, quella del Viminale (accusato in questi giorni dalla stampa progressista anche di "strage di Stato"). Ma il tiro a bersaglio su Piantedosi è cominciato subito, il giorno stesso del suo giuramento.

INSULTI ROSSI: BULLO, LUPO E BELVA
I giornaloni di sinistra lo descrivevano così: "All’Interno Matteo Piantedosi, prefetto di Roma proprio nei mesi in cui ci fu l’assalto dei militanti di Forza Nuova alla sede della Cgil. È un tecnico ma è stato al Viminale come capo di gabinetto di Salvini: indagato e archiviato per i casi Open Arms, Diciotti e Alan Kurdi". Il tutto dimenticando le sue doti da prefetto e da amministratore della cosa pubblica in momenti caldissimi della storia recente del Paese per far spazio alle inchieste che lo hanno riguardato e un velato accostamento alla destra anti-Cgil. Ma questo era stato solo l'assaggio. Poi è partito il vero e proprio processo, la vera mitragliata di critiche, accuse e insulti, che ha accompagnato il lavoro del ministro in tutti questi mesi.

Uno dei megafoni più rumorosi del fronte anti-Piantedosi è stato senza dubbio Corrado Formigli che ha bollato le scelte del Viminale sul decreto flussi come "bullismo marittimo di Stato". Definendo dunque tra le righe lo stesso Piantedosi come un "bullo" anti-immigrazione. Poi è il turno di Repubblica che con Merlo non solo va ad indagare sulle origini del ministro ma ne fa anche una biografia rapida e velenosa: "Il lupus Piantedosi, avellinese nato a Napoli 59 anni fa, sarebbe diventato il simbolo del "branco Meloni' e della nuova ferocia italiana. Proprio lui, che di famiglia apparterrebbe alla Democrazia cristiana più mite". In una riga due attacchi "lupo" e "branco Meloni". Un vero record. Ma tutto in piena tradizione con quanto scritto dal giornale di riferimento dei progressisti un giorno dopo l'arrivo del ministro al Viminale: "Pareva Jack Nicholson che, nel film del 1994, Wolf, la belva è fuori, dopo essere stato morsicato da un lupo, diventa licantropo". Una "belva" insomma, ma non come vorrebbe la Fagnani. Finito qua? Nemmeno per sogno. La questione "lupo" è un leit motiv chiaro che ritorna sempre su Repubblica.

IL LUPO DI TRAINI E PIANTEDOSI
Addirittura si accosta Piantedosi a Traini: "Il lupo non è solo il simbolo dell'estrema destra che Traini aveva tatuato sulla testa. Il lupo è Piantedosi che insegna a Salvini a fare il Salvini perché, come scrisse Konrad Lorenz sempre negli occhi del lupo brilla l'innocenza". Ma Piantedosi ha ricevuto attacchi anche da quella parte del Pd che ora si appresta a salire sul carro della Schlein. Alessandro Zan non è stato certo tenero quando commentando le mosse del Viminale sulle Ong ha dipinto il ministro come una persona che "specula sulle vite dei migranti".
 

IL VELENO DELLA SCHLEIN
 E la Schlein? Lei ha iniziato a insultarlo già a novembre scorso quando lo definiva un "sequestratore" nel corso di un braccio di ferro con Humanity 1. Il vero orrore su Piantedosi però ha trovato l'apice negli ultimi giorni con il naufragio di Crotone. Il medico soccorritore, Orlando Amodeo, con un passato politico al fianco di Nicola Fratoianni, primo paladino delle Ong, ha così accusato il ministro in diretta tv a Non è l'Arena di Giletti: "Credo che quando una tragedia come quella di oggi si può evitare, si deve evitare. Invece oggi non si è evitata. Una tragedia è una cosa inevitabile, invece penso che oggi forse la tragedia si è forse quasi voluta. Mi dispiace dirlo però è così". La più volgare e agghiacciante delle accuse: una tragedia cercata e voluta. Alle parole del medico ha subito risposto il Viminale affermando che procederà con l'Avvocatura dello Stato per difendere l'onore del governo e del ministero. Mossa sulla quale è intervenuto anche Enrico Mentana: "Questa è una minaccia, si tratta evidentemente di un atto di non umiltà".

IL MAESTRINO ZORO E LA BOLDRINI
Non poteva mancare poi Diego Bianchi che dal pulpito di Propaganda attacca in modo costante Piantedosi: "Il mix arrogante e compiaciuto di meschinità, bullismo, ipocrisia, cinismo, irresponsabilità, crudeltà e disumanità alla base delle decisioni prese, stupisce anche chi da questo esecutivo non si aspettava granché di diverso", ha tuonato qualche settimana fa parlando del decreto anti-Ong. Chiudiamo questa carrellata con gli insulti della Boldrini che in queste ore, dopo il naufragio di Cutro, ha definito le parole del ministro "inqualificabili" e "ciniche". Legittime critiche? La libertà di espressione deve essere sempre garantita come prevede la nostra Costituzione. L'insulto becero per sporchi giochi politici forse no. Soprattutto contro chi serve lo Stato ed è orgoglioso di essere un "questurino".

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