Lo sgombero del centro sociale Askatasuna, il ricorso contro la revoca dell’espulsione dell’imam di Torino e il pugno duro nei confronti delle occupazioni abusive. Sono sono alcuni degli argomenti che abbiamo toccato in questa intervista con il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi.
Ministro, quali sono stati gli elementi che, rispetto al passato, hanno portato allo sgombero del centro sociale Askatasuna a Torino?
«Durante una perquisizione disposta dalla magistratura la polizia ha identificato dei soggetti che avevano occupato abusivamente i piani superiori dello stabile, dichiarati inagibili dal 2023. Questo ha rappresentato una violazione degli accordi stipulati dal centro sociale con il Comune di Torino, che pertanto ha formalmente revocato l’accordo, facendo venire meno il titolo valido per l’occupazione dell’edificio. A questo punto, le forze di polizia hanno provveduto a liberarlo. Contestualmente sono stati murati gli accessi al fine di impedire una eventuale nuova occupazione. Come vede tutto molto semplice e lineare».
Quello di Askatasuna resterà un caso isolato o il governo ha in opera provvedimenti per arginare il fenomeno dei centri sociali abusivi?
«Come regola ci siamo dati sin dall’inizio quella di sgomberare entro 24 ore ogni edificio oggetto di nuove occupazione abusive. Infatti non se sono praticamente registrate più di nuove. Alcune occupazioni sono risalenti negli anni e per queste su tutto il territorio nazionale si sta procedendo secondo un ordine progressivo stabilito dalle prefetture. Molti sono stati gli sgomberi effettuati e molti altri confidiamo di farne. Prevengo la domanda dicendole che faremo quanto prima lo sgombero anche dell’immobile occupato da CasaPound e non solo quello. Fui io, da prefetto di Roma, a inserire quell’immobile nella lista degli sgomberi da effettuare».
La sinistra, che da sempre spalleggia queste situazioni di illegalità, ha molto criticato l’operazione torinese. Come replica?
«Francamente non capisco come si possa criticare uno sgombero conseguente a una perquisizione disposta dall’autorità giudiziaria che ha disvelato comportamenti illeciti, se non per motivi di pura contrapposizione ideologica, che altrettanto francamente ritengo sbagliati. Tutto questo, peraltro, sottacendo gli obiettivi problemi di ordine pubblico che gli appartenenti a quel centro hanno ripetutamente creato non solo a Torino in trent’anni di attività».
Ha parlato con il Sindaco Lo Russo dopo lo sgombero?
«Il colloquio e la collaborazione con i sindaci deve essere costante e proficua aldilà delle differenti posizioni che talvolta si possono registrare su singoli problemi. In tal senso la disponibilità al dialogo e alla collaborazione con il sindaco Lo Russo da parte mia è masssima. La sicurezza delle città è un obiettivo di grande importanza sul quale la collaborazione istituzionale non deve venire mai meno».
Un altro tema caldo è quello legato all’espulsione revocata dell’imam di Torino. Come intende procedere il governo?
«Il ministero dell’Interno farà ricorso per ottenere il rimpatrio di un soggetto ritenuto pericoloso. Il Viminale si è mosso nell’esclusivo interesse di difendere la sicurezza dello Stato come ha fatto in tanti altri casi, con ciò preservando il Paese da derive estremistiche. Ecco perché perseguiremo fino in fondo l’obiettivo di rimpatriare questo signore».
In questa vicenda per l’ennesima volta la magistratura mette in discussione una decisione del governo. Questa cosa potrebbe avere riflessi sulla sicurezza nazionale?
«In Italia, sul piano dell’antiterrorismo, possiamo contare su un sistema di prevenzione che ha dato prova di grande efficienza ed efficacia. Da quando ci siamo insediati, sono stati rimpatriati oltre 200 stranieri per motivi di sicurezza nazionale. Abbiamo così allontanato dal nostro territorio dei soggetti molto pericolosi animati da propositi preoccupanti. E lo abbiamo fatto praticamente sempre con l’avallo delle decisioni dei giudici. Se si inizia a depotenziare questo efficace sistema di prevenzione si correrà il rischio di lasciare in Italia personaggi che hanno dato chiari segnali di pericolosità. Ecco perché ho detto che andremo avanti nella strada intrapresa».
Il 2025 è stato l’anno record per agenti feriti durante gli scontri di piazza. Questa situazione la preoccupa in vista del prossimo anno?
«C’è purtroppo una recrudescenza della violenza nelle manifestazioni di piazza. Questo ha cominciato a verificarsi allorquando la situazione internazionale ha infervorato il dibattito interno. Bisogna stare attenti a non manifestare alcuna accondiscendenza nei confronti dei violenti. Durante quest’anno sono state diverse decine le persone arrestate e diverse migliaia quelle denunciate per i disordini causati in varie occasioni. Anche i feriti tra le Forze dell’ordine sono aumentati. La situazione è fronteggiata al meglio proprio grazie alla professionalità degli uomini e delle donne delle forze di polizia che con equilibrio e senso di responsabilità garantiscono il diritto di manifestazione anche in situazioni molto difficili».
Ci fa un quadro generale sull’andamento della sicurezza in Italia?
«I dati di quest’anno dimostrano che sono calati i delitti, ci sono meno sbarchi, e sono stati effettuati più rimpatri di irregolari. Possiamo fare e faremo sicuramente di più e meglio, ma contraddire queste evidenze corrisponde spesso esclusivamente a finalità propagandistiche. Emerge in tutta evidenza quando a criticare l’operato di questo governo sono personalità che in passato hanno vissuto stagioni politiche con dati e evidenze sicuramente di maggiore gravità. Oppure che criticano i provvedimenti del nostro governo tacciandoli spesso di deriva autoritaria».
Cosa ha provato alla notizia dell’assoluzione di Salvini? Tornerà al Viminale?
«Ne sono stato felicissimo per la stima e l’amicizia personale. Salvini non meritava il calvario a cui è stato sottoposto anche se l’esito è la conferma che ai tempi abbiamo lavorato bene, rispettando le regole, nell’esclusivo interesse del nostro Paese. La decisione finale dei magistrati sgombera definitivamente il campo da ogni dubbio di piena agibilità politica e istituzionale. Penso che Salvini sia stato in passato e sarebbe ancora un ottimo Ministro dell’Interno».
Le opposizioni vi criticano perché mancano le risorse sulla sicurezza.
«Evidentemente non sanno o fanno finta di non sapere come stanno realmente le cose. Altrimenti ammetterebbero le notevoli risorse, anche per i prossimi anni, già appostate e finanziate nei primi tre annidi governo e confermate anche questo anno, a dimostrazione della grande attenzione del Governo Meloni nei confronti del comparto sicurezza».
Si candiderà come sindaco di Bologna?
«Amo moltissimo Bologna, una città meravigliosa a cui sono legato in maniera indissolubile. Detto questo, l’ipotesi di una mia candidatura a sindaco della città è una fantasiosa suggestione giornalistica del tutto infondata, così come lo era quella relativa al ruolo di presidente della Campania».
C’è voluto un po’ ma alla fine è venuta fuori la sua indole di democristiano doc. Tant’è che ha intitolato a De Gasperi la più importante sala al Viminale...
«Rivendico con convinzione il rispetto storico per il riconoscimento dell’importante ruolo svolto dalla Democrazia cristiana nel nostro Paese. Così come le confermo la mia profonda ammirazione nei confronti della figura di Alcide De Gasperi, un faro di valori democratici e liberali. Un grande uomo di Stato che ha attraversato un‘epoca difficile della nostra storia. Anticomunista e antifascista coerente. Una persona capace e lungimirante come pochi. Lo considero un autentico padre della Repubblica italiana».