Ritenta, sarai più fortunato. La grande strategia del nuovo Pd di Elly Schlein ha sortito lo straordinario effetto di ricompattare la maggioranza sul nome e sull’azione del ministro dell’Interno, Matteo Piante dosi. Volevano processarlo, demolirlo, maciullarlo, ma gli è andata male, malissimo. Anche perché non si possono presentare in Parlamento farfugliando. «Ministro, con lei doveva esserci anche Salvini». «E quell’altro, no, anzi la Meloni». «Senza dimenticare Giorgetti, sono note le sue complicità con la Guardia di Finanza...». Non sapevano a chi addebitare la strage di Cutro. A tutti, tranne che agli scafisti criminali.
Insomma, un’opposizione speronata da un ministro che non è scappato, ha rivendicato orgogliosamente la sua azione, non ha minimamente tentato uno scaricabarile inconcepibile per uno come Piantedosi. E lo hanno riconosciuto anzitutto Giorgia Meloni e Matteo Salvini, che si sono visti a Palazzo Chigi dopo il dibattito. Tutte le fonti parlano di incontro «cordiale e concreto». E dalla Lega si tiene a sottolineare la «compattezza della coalizione». «È stata l’occasione per fare il punto della situazione con particolare riferimento al dossier-immigrazione», si ribadisce. «È stata confermata piena sintonia, anche in vista di nuovi provvedimenti che saranno all’attenzione del prossimo Consiglio dei ministri» che si terrà domani proprio a Cutro.
SCAFISTI UNICI INNOCENTI
Di fronte a sé Piantedosi aveva una sinistra tornata ad invocare le manette come ai vecchi tempi e senza spiegare perché. Ma non si è fatto intimidire neppure da uno sciagurato Provenzano, che ha un drammatico bisogno di farsi notare strillando alla strage di Stato. Del resto, sono quelli che parlavano di «morti che stanno sulla coscienza del governo», salvo poi fare marcia indietro nei talkshow. In Parlamento si è registrata l’ennesima puntata di uno spettacolo scellerato: si rincorrono per strumentalizzare e rumoreggiare per qualche consenso estremista. Ed è davvero grave che il tornaconto politico possa servire a far passare l’idea che l’Italia lasci morire la gente in mare. Non c’è un mandante politico per i morti in mare, non c’entra nulla il decreto sulle Ong che su quella tragica rotta non passavano da un anno. Paiono salvarsi dalle responsabilità solo gli scafisti, i mercanti di uomini, i taxisti del mare: un unico colpevole, Matteo Piantedosi. Che pena lo sciacallaggio politico. Avrebbero invece dovuto prendere atto dello stato delle cose.
L’unico allarme concreto è stato rappresentato dalla secca in cui quell’imbarcazione è andata a schiantarsi a due passi dalla costa. Avrebbero dovuto riconoscere le condizioni di un mare scatenato che rendeva impossibile i soccorsi. Ha invece prevalso la voglia di infangare l’esecutivo senza motivo. A strumentalizzare la tragedia contro l’Italia – e senza parlare mai di Turchia e Grecia che a quei migranti hanno risposto di no – hanno scatenato anche i socialisti europei, quelli che non si accorgevano di Panzeri, per intenderci, che hanno offeso la Meloni chiedendole se dorme la notte pensando ai morti di Cutro. Insomma, il solito blaterare mentre sempre da Bruxelles arrivava il sostegno che conta, quello della Commissione europea.
Se ne è fatta portavoce direttamente la presidente della Commissione Ursula Von der Leyen, annunciando lo stanziamento di mezzo miliardo di euro per finanziare i corridoi umanitari. «Il lavoro fatto dall’Italia e da altri per offrire percorsi sicuri e legali alle persone vulnerabili attraverso i corridoi umanitari offre un contributo fondamentale», ha scritto la von der Leyen nella lettera inviata in risposta alla missiva della presidente del Consiglio Giorgia Meloni. «Forniremo almeno mezzo miliardo di euro di fondi per il reinsediamento e i corridoi umanitari fino al 2025, offrendo sostegno per il reinsediamento di circa 50mila persone. Continueremo a privilegiare vie sicure e legali dalla Libia e dal Niger, rafforzando il meccanismo di transito di emergenza e offrendo opportunità di rimpatrio volontario assistito per coloro che non necessitano di protezione, nell’ambito del nostro più ampio impegno con la task force Ue-Unione africana-Onu».
TEMPO DI AGIRE
Traduzione dagli uffici europei sull’immigrazione: viene ribadita la necessità di raddoppiare gli sforzi sul Patto per le migrazioni e, allo stesso tempo, di agire ora, con misure operative. E così sono stati serviti quelli che si sono attaccati persino al vocabolario per giustificare la pretesa di dimissioni di un mi nistro. O quello stranissimo sin daco di Crotone che poche ore dopo la tragedia ringraziava per la tempestività, salvo poi at taccarlo qualche giorno dopo scrivendo che il governo non si era visto: era scattato il classico contrordine compagni. Merita una menzione persi no Aboubakar Soumahoro, per il quale le parole di Piante dosi testimoniano «un approccio da sceriffo». A lui gli sono capitati gli sceriffi buoni, indubbiamente.