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Elly Schlein, il suo piano? Canne e nozze gay

di Francesco Specchia venerdì 10 marzo 2023

3' di lettura

Inaugurare il nuovo corso del Pd con una striatura d’idiozia filonazista, non è il massimo della vita. Difatti, ovviamente, alla vergognosa scritta su un muro viterbese contro la neosegretaria Dem («Schlein la tua faccia è già un macabro destino», sovrimpressa su una svastica), in primis parte la ferma condanna dal gesto, da Palazzo Chigi, a strascico si è estesa a tutta la politica, opposizioni comprese. Piena solidarietà a Elly Schlein, occhio e manette a queste frange estremiste. E questo è il punto imprescindibile. Però, dopo, in secundis, torna la dura battaglia politica. Che infiamma la destra-centro in maggioranza quando la Schlein – attraverso Repubblica - rifornisce l’arsenale retorico del suo nuovo partito di un “pacchetto” formidabile per ideologia sinistra. Si parla di una sorta di riflesso pavloviano allo stop inatteso della legge sui figli in carcere per madri detenute (FdI sta caricando la proposta di emendamenti) e alla richiesta leghista del ripristino dei vituperati “decreti sicurezza”; fatto sta che Schlein «forza il blocco» e rilancia temi che parevano sommersi.


GRANDE OFFENSIVA
Un’offensiva concentrica di “sinistra-sinistra” che preannuncia primavere di mobilitazione. D’altronde, quattromila iscritti ad un Pd che odorava di crisantemo sono sufficienti per insufflare la revoluciòn. La prima mossa è uno schiaffo a Salvini. Dopo la lotta ai contratti pirata con tanto d’invocazione al salario minimo e al contrasto al part time involontario, ecco la segretaria che lancia la modifica della legge sull’immigrazione Bossi-Fini, già presentata dal segretario di +Europa, Riccardo Magi, ora diretta alla Commissione Affari costituzionali della Camera. Il sunto è: «regolarizzazioni, permesso di soggiorno temporaneo per gli immigrati che cercano lavoro, reintroduzione del sistema dello sponsor».


Ed è, quella di Schlein, un’irresistibile progressione. Perché, mentre Meloni e i suoi ministri si distraggono un attimo a Cutro volgendo lo sguardo alla tragedia, be’, la ragazza «che non hanno visto arrivare» riaccende tutte le opzioni ideologiche della sinistra militante, tutti i progetti abbandonati, tutte le rivendicazioni stoppate ora dal sentiment degl’italiani, ora dai numeri parlamentari. Data la foga, riprende vigore anche il deputato Alessandro Zan, latore della legge sulla transomofobia già bocciata nello scorso Parlamento oggi riproposta accanto al «matrimonio egualitario». Che uno si chiede: caro Zan, se prima più di mezzo Parlamento ti ha stroncato la proposta fatta senza compromessi e con furore talebano, cosa ti fa pensare di farcela con la riproposta –identica - delle stessa più un’altra sul matrimonio ancora più radicale, e in un parlamento ancora più blindato a centrodestra? Ma tant’è. La parola d’ordine del nuovo Pd è mitragliare, insistere, contrattaccare.


Senza requie. Qualcosa passerà. Sicché, dopo le unioni civili (giustissime) ecco la richiesta di «matrimoni omosessuali non più di serie B» evocando il regolamento Ue che legittima due padri e due madri in tutti gli Stati dell’Unione (ma il nostro codice civile dice altro...). Eppoi, s’avanza la battaglia parlamentare sulla stepchild adotion, l’adozione del figlio del partner che fu stralciata dalle “unioni civili” della Legge Cirinnà. E ancora. La legalizzazione di «quattro piantine di cannabis coltivate ad uso domestico», proposta dall’ubiquo Magi e sottoscritta da Schlein. E lo ius soli, la cittadinanza italiana ai figli di immigrati nati e cresciuti nel nostro Paese evocata ad intermittenza da Letta e riproposta da Orfini. E il fine vita che, nella nuova versione dei capigruppo Zanella e De Cristoforo prevede un suicidio assistito che semplifica procedure e amplia i casi. Insomma, con l’indiretta elevazione a rango di avversario di pregio da parte di una Meloni che la cita nella festa della donna, Elly inaugura quella «durissima opposizione» che ci s’aspettava.
L’armamentario retorico, la foga, perfino i maglioni - di marca - sono quelli del tempo passato. Aleggiano lo spettro di Berlinguer, e quello di Nenni quando entrava nella stanza dei bottoni senza trovarli.


DECRETI SICUREZZA
E intanto mentre, appunto, Cutro domina le cronache, in Parlamento le opposizioni galvanizzate da Schlein decidono di abbandonare i lavori della commissione Affari costituzionali per protestare contro “l’accelerazione” impressa sui decreti sicurezza dalla Lega che punta a ripristinare le misure di Salvini (governo Conte I). Sul tavolo, due proposte: la prima, a firma Bordonali, per negare il rinnovo del permesso di soggiorno allo straniero che viola norme fiscale o contributive. E la seconda, a firma Iezzi, che restringe la casistica dei motivi per i quali non si può far scattare l’espulsione o il respingimento. Stranizza osservare che i più casinisti sono i pentastellati di Conte che quei decreti, ai suoi tempi li aveva difesi e, soprattutto, firmati. Siamo solo all’inizio... 

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