A sinistra "serve la capacità di accettare un leader. Mentre a destra un leader forte unisce, a sinistra si fatica ad accettarlo". Silvia Salis ha le idee chiare. In un'intervista rilasciata a Repubblica, la sindaca di Genova cerca di prevedere il futuro del centrosinistra. Soprattutto in ottica Politiche 2027: "Se il campo progressista va unito alle elezioni, fa già paura così, a livello matematico. Mancano due cose e Schlein su questo sta facendo lo sforzo più grande di tutti: la volontà di non differenziarsi a ogni costo e l’idea che, per una vittoria collettiva, serva un sacrificio dei singoli ego. In questo campo non è la somma che fa il totale. L’ho visto a Genova. Presentare un leader convincente, con dietro un gruppo che sta unito e non dà segni di cedimento ha un potere espansivo che il centrodestra non ha. Meloni ha preso voti che stavano già nella sua area, non ha guadagnato consensi".
Lei, però, si sfila dalla corsa a leader federatore del campo largo: "Io non farò mai le primarie. Al di là che sono la sindaca di Genova, le trovo proprio sbagliate come strumento, anche per scegliere il leader del Pd. La sinistra deve smetterla di farle, il messaggio che devi dare alla tua base è che la dirigenza – che sia di coalizione o di partito – ti propone un programma e un leader per vincere. Nelle primarie invece io devo spiegare per un mese perché sono meglio degli altri e quindi ne devo parlare male. Bel capolavoro: in campagna elettorale la destra si unisce per vincere e la sinistra passa il tempo a spararsi addosso".