CATEGORIE

Salvini, i suoi primi cinquant'anni: qual è il suo segreto

di Giuliano Zulin sabato 11 marzo 2023

Matteo Salvini

6' di lettura

Lega, social e famiglie. Matteo Salvini ha festeggiato ieri i suoi primi 50 anni a Cutro, Calabria profonda. Oltre trent’anni fa, quando si iscrisse a 17 anni alla Lega Lombarda, probabilmente non avrebbe mai pensato che avrebbe spento tutte quelle candeline a un Consiglio dei ministri così lontano da casa, dalla sua Milano. Generoso, pioniere, schietto. Il Capitano non si è mai risparmiato e per questo è arrivato, senza venire da una famiglia ricca e senza giochi di palazzo, dove nessun leghista era mai giunto. Vicepremier, terrore delle istituzioni europee, nemico giurato di una sinistra che non sopporta la semplicità e il pragmatismo di Matteo. Su tutto. Migranti, papà e mamma, partite Iva.

I compagni poi non sopportano che Salvini abbia popolarizzato la politica attraverso un uso, a volte estremo, dei social. Sulle pagine Facebook o Instagram dell’attuale ministro dei Trasporti ci sono notizie di continuo, non si molla mai, fatti e opinioni che fanno impazzire i cosiddetti progressisti. Un modo nuovo di comunicare che ha permesso a Matteo di superare tutti nel decennio passato e di fare tendenza.
Si è diplomato al Manzoni di Milano, maturità classica, poi si è iscritto a Storia, ma la laurea non è mai arrivata. Da giovanissimo si era infatti concentrato sulla carriera politica nella sua città natale, qualche lavoretto per mantenersi e poi tante riunioni, tante visite ai mercati, tante scarpinate con un gazebo di qua e uno di là. Mettendoci sempre la faccia e conquistando subito un seggio in consiglio comunale quando Marco Formentini, nel 1993, divenne sindaco. Altri tempi. 1996: dichiarazione di indipendenza della Padania dalla riviera degli Schiavoni a Venezia.

Il 1997 le elezioni del parlamento padano di Chignolo Po: Salvini si candida, con i Comunisti Padani. Non un grande risultato. Da quel voto tra i gazebo nelle piazze sparse per tutto il Nord iniziò però il declino bossiano.

FILO DIRETTO CON I SUOI - Matteo un anno dopo, 1998, diventa segretario del Carroccio a Milano e direttore di Radio Padania. La padanizzazione del Carroccio non dà buoni frutti, in termini di voti, però è quando sembra che tutto può andare a ramengo che il Capitano dà il massimo. Lo si è visto anche dieci anni fa, dopo la fine del bossismo. Proprio in radio, col suo filo diretto quotidiano con gli ascoltatori, Matteo entra in simbiosi con i suoi elettori. Fa il pieno degli sfoghi quotidiani della gente normale, che non è rappresentata da certi giornali, figuriamoci dalla tv troppo di fretta per ascoltare i problemi di tutti i giorni. Quando parla, Salvini cita sempre l’elenco degli «agricoltori, pescatori, meccanici, artigiani, commercianti, etc...», proprio per farsi portavoce di questa gente, la maggioranza silenziosa che non comprende certi discorsi politici e vorrebbe più praticità.

La Lega, la radio, la rubrica delle lettere del quotidiano la Padania, però Matteo ha anche una vita personale. Si sposa nel 2001 e poi, nemmeno trentenne, diventa papà di Federico. Il matrimonio con Fabrizia non è un successo. Successo che invece arriva dalla politica. Nel 2004 è eletto parlamentare europeo con 14mila preferenze figlie anche di quel dialogo instaurato in radio con la sua gente, uno scranno che a intermittenza conserverà fino al 2018. Una grande scuola, di relazioni che poi verranno buone. E in quegli anni nasce quella che è l’attuale classe dirigente del Carroccio.
Nasce anche Mirta, secondogenita avuta dalla compagna Giulia.

Gli amici e i colleghi, per dirne uno Lorenzo Fontana ora presidente della Camera col quale condivide l’alloggio, iniziano a formare la squadra che nel dicembre 2013 porterà Salvini da Milano, frequentatore seriale di mercati, a scalzare il Senatur dalla guida di una Lega maciullata dalle inchieste che coinvolgono il cerchio magico e i familiari di Umberto da Gemonio. Viene dopo l’interregno di Roberto Maroni, con un partito tornato ai minimi termini. Bobo aveva conquistato la presidenza della Regione Lombardia e aveva usato le scope a Bergamo per dare una ripulita al movimento.
Aria nuova e grande responsabilità per Matteo. 2014, elezioni europee. Come recuperare consensi?

L’idea è geniale, semplice. Dove non avevano osato i sindacati, ci pensa la Lega: raccolta firme per abolire la legge Fornero sulle pensioni. Non si possono fare referendum in Italia su temi fiscali, ma la gente non lo sa e, visti i numerosi esodati, il tema prende. Al punto che il Carroccio risale al 6%, nella tornata che vede Matteo Renzi superare il 40%. Da quel 6% parte la scalata al potere.

LA RUSPA E LE FELPE - Salvini sale sulla ruspa contro i rom abusivi, prende di mira l’allora presidente della Camera Laura Boldrini, fa decollare gli iscritti alla sua pagina Facebook. Le tv non gli danno spazio? Se lo prende sui social. I sondaggi lo premiano, grazie anche alla politica delle porte aperte agli sbarchi targata Pd-Ncd. “No all’invasione”, “No alla Fornero”, “Pace fiscale”, “Flat tax”, “Autonomia” e “Prima l’Italia, allargando quel concetto di “Prima il Nord”, primo grande vero comandamento leghista. Ma soprattutto felpe, tante felpe. Una dedicata a ogni città. Come dire: sono uno di voi.

Nel 2018 lo storico sorpasso su Berlusconi, dopo aver mostrato una Madonnina durante un comizio in piazza Duomo a Milano. Il centrodestra arriva primo ma non vince. Mesi e mesi di stallo, alla fine escono allo scoperto Matteo e Giggino: nasce il governo gialloverde con Giuseppe Conte premier. Un anno e poco più al massimo, da vicepremier e ministro dell’Interno.

Stop agli sbarchi, veramente. Tutta Europa in subbuglio, tutta la sinistra avvelenata, tutta la grande stampa contro, tutte le procure pronte a farlo fuori. Ma lui accelera, conquista una regione dietro l’altra, comizi e maratone di selfie in ogni parte d’Italia. Indagato. Si arriva al 2019, il Capitano è al top: 34% alle europee, M5S dimezzati. Ha in mano il Paese, Lega partito più votato nella Ue, i nazionalisti del Continente ai suoi piedi.

Poi succede qualcosa: paura, diffidenza, vertigini? Dopo un weekend al Papeete di Milano Marittina, approfitta di un no cinquestelle alla Tav e lascia l’esecutivo. Pensa che si andrà alle elezioni anticipate, ma Renzi lo frega e mette insieme gli arcinemici M5S e Pd per dare vita ai giallorossi, sempre con Conte in panchina. Matteo viene attaccato da chi lo odiava e pure da chi lo amava. Il popolo non capisce fino in fondo il gesto. Però gira l’Umbria paese per paese e la conquista, tenta poi il colpaccio Emilia-Romagna. Ci va vicino ma non sfonda. Poi il Covid e cambia tutto.
Finisce il boom Salvini, inizia una terza vita anche amorosa con Francesca.

REINVENTARSI - Lo stare lontano dalla gente fa male a Matteo che, da buon selfie made man, vive di contatti umani. Chiede di aprire tutto, dopo di chiudere tutto. Non è più al centro della scena. La magistratura, con l’avallo di Pd e M5S, gli confeziona non uno ma due processi per la gestione dei migranti quando era ministro. Cosa mai vista. Sale intanto Giorgia Meloni, il popolo dei social resta ma commenta di meno, appare meno entusiasta. Entra nel governo Draghi, senza avere ruoli ministeriali. Soffre per non poter sparare a zero su uno Speranza qualsiasi. E se il Capitano non spara, la gente cambia canale. Deve reinventarsi.

Ogni giorno sui giornali presunti retroscena che raccontano di governatori pronti a fargli scarpe, specie dopo la rielezione di Mattarella, che tutti dipingono come una sua sconfitta quando invece era stato l’unico a provare a giocare la partita. Alle ultime politiche, nonostante l’onda Fratelli d’Italia, dimezza i voti del 2018 però tiene e rieccolo vicepremier e ministro dei Trasporti. Gira tutti i cantieri, però non è più il Matteo di qualche anno fa. Parla meno e cerca di pesare di più in Italia ma anche in Europa. Per ora la strategia sembra pagare, i sondaggi danno una Lega in ripresa. Certo è che la partita non è facile, con una Meloni campionessa d’incassi. Tanti sostengono che Matteo sia cambiato. Può essere, però mantiene la stessa generosità e visione di sempre. Ora i selfie li fa con gli operai dei cantieri, ma le battaglie decisive le inizia sempre per primo, basti pensare all’ultimo duello sulle auto elettriche. Salvini, da buon leghista di vecchia data, ha una sensibilità popolare e non populista, in anticipo percepisce i problemi e propone soluzioni. Magari arriva troppo presto e sembra una voce nel deserto, poi però giungono tutti lì dove per primo aveva appoggiato lo spadone di Alberto da Giussano. Certo è che non è da tutti togliere la parola Nord dalla sigla di un partito nato proprio attorno all’esaltazione di questo nord. Salvini ci è riuscito e ha pure guadagnato un mare di voti. Chissà se torneranno quelli persi per strada in questi ultimi tre anni, di sicuro il Capitano ci “crede”.

Parabole Alessandra Mussolini, lo strappo: addio Forza Italia e passa alla Lega

Chi sale, chi scende Sondaggio Mentana, FdI resta il primo partito: ma c'è un balzo in avanti a sinistra

Cdm Provincia di Trento, il governo impugna la legge sul terzo mandato: scontro con la Lega

tag

Ti potrebbero interessare

Alessandra Mussolini, lo strappo: addio Forza Italia e passa alla Lega

Sondaggio Mentana, FdI resta il primo partito: ma c'è un balzo in avanti a sinistra

Provincia di Trento, il governo impugna la legge sul terzo mandato: scontro con la Lega

Ilaria Salis, l'ultima sparata? "Tassare le case vuote"

Marco Bassani: L'europeismo trasformato in un culto neo-marxista

Infuria la polemica su un documento che credo debba essere posto nella giusta luce. È vero che occorre contestual...
Marco Bassani

Patricelli: La verità nascosta dal Pci su chi uccise il Duce

Un cold case da ottanta anni nella ghiacciaia della storia, con un enigma avvolto da un mistero. In attesa che l’e...
Marco Patricelli

Calessi: Bertinotti e Fini, uniti dalla Lega ma separati sulla guerra

Il rosso e il nero a casa della Lega. Sono stati loro, Fausto Bertinotti e Gianfranco Fini, intervistati dal direttore d...
Elisa Calessi

De Leo, Salvini dopo la telefonata con Vance: "Frizioni? Siamo su scherzi a parte"

La telefonata con J. D. Vance e la contrarietà rispetto alle ipotesi di riarmo. Il vicepresidente del Consiglio M...
Pietro De Leo