Parla di «rivoluzione fiscale» Giorgia Meloni annunciando (nel question time alla Camera), che oggi il governo porterà «in Consiglio dei ministri importanti novità a sostegno di cittadini, famiglie e imprese: una rivoluzione fiscale che garantisca meno tasse, più crescita, equità e che getti le basi per un nuovo rapporto di fiducia tra fisco e contribuenti». A circa 5 mesi dall’insediamento il governo Meloni mette sul tavolo una delle riforme che più stanno a cuore degli italiani: quella fiscale per lavoratori e imprese. In serata la presidente del Consiglio rivendica sui social l’impianto quadro della rivoluzione fiscale che l’esecutivo porterà avanti nei prossimi 24 mesi. E «l’asse portante della delega fiscale sarà la revisione del sistema di imposizione sui redditi delle persone fisiche con progressiva riduzione del numero di aliquote Irpef e l’obiettivo di un minore carico fiscale per tutti i contribuenti, con particolare attenzione ai redditi medio bassi e tenendo conto della composizione del nucleo familiare».
SCAGLIONI
A grandi linee, dopo l’estensione della flat tax per le partite Iva introdotta con la manovra di bilancio 2023 (fino a 85mila euro di fatturato/giro d’affari lordi), adesso l’esecutivo mette in forno una torta ben più impegnativa. Meloni- rispondendo alle interrogazioni - ribadisce che l’intento del governo è «di una riduzione strutturale della tassazione a carico di imprese e contribuenti». Bello, non c’è che dire. Il passaggio da 4 a 3 scaglioni di reddito (rispettivamente), sarà uno dei pilastri fondamentali. Nella sostanza - come aveva già anticipato il viceministro dell’Economia con delega al Fisco, Maurizio Leo - l’intenzione è di arrivare entro i prossimi due anni a ridurre a tre le aliquote dell’Irpef. E per far quadrare i conti - oltre a sostenere la crescita, quindi il gettito - si vuole andare a pescare nel mare magno di deduzioni, detrazioni e agevolazioni. Provvedimenti stratificate nei decenni.
Non è la prima volta che un governo annuncia che intende disboscare le oltre 600 agevolazioni (che succhiano la bellezza di 156 miliardi di gettito fiscale). Tutt’altra cosa è riuscirci. Perché si toccano interessi e sensibilità assai variegati. Provate a dire agli italiani che le detrazioni per le spese sanitarie saranno minori (oggi al 19%)? Oppure agli autotrasportatori che il bonus carburanti verrà tolto. Per tenere la concorrenza con i competitor europei gli sconti sul gasolio agricolo o da autotrasporto rappresentano talvolta una necessità più di un favore.
Poi ci sono anche piccoli capitoli di rimborso che spesso non vengono neppure totalmente utilizzati. «Penso che ci siano le condizioni per ridurre il numero delle aliquote: si può arrivare a un sistema a 3, ci stiamo lavorando con la Ragioneria» ha assicurato Leo nei giorni scorsi. Di sicuro, potando la selva delle facilitazioni si potrà rendere più equa la ripartizione. Non eliminando i benefici ma ripensandone la giusta distribuzione. Oggi, infatti, molti benefit sono assicurati a tutti non tenendo conto dei redditi o del patrimonio. In un rapporto piatto tra pensionato al minimo e milionario. Senza alcun meccanismo inversamente proporzionale.
Per i milioni di contribuenti che hanno rapporti (a credito) coni fisco la speranza è di pagare meno. Per le imprese il processo sarà più o meno simile. Ma muovendosi al motto di meno tasse per chi punta a crescere e assume di più. Il progetto intende sdoppiare l’imposta sui redditi delle società (Ires). La linea guida sarà quella dell’ultima manovra per la Flat Tax incrementale. La legge delega ipotizza di affiancare all’aliquota ordinaria del 24% una tassazione agevolata perla quota di reddito che nei due anni successivi viene destinata alle assunzioni o agli investimenti in beni strumentali innovativi o qualificati. E poi facilitare la deducibilità degli interessi passivi e il riordino del regime di compensazione delle perdite fiscali.
IMPRESE ATTENDISTE
Reazioni? Cgil, Cisl e Uil, - è noto - sono già sulle barricate. Il mondo delle imprese (dagli industriali agli agricoltori, passando per artigiani, liberi professionisti), appare moderatamente ottimista. Confindustria, Abi, Confapi, Confartigianato, Cia-Agricoltori Italiani, Confcommercio, Confesercenti, Federdistribuzione, Coldiretti, Confagricoltura, Copagri vogliono vedere i prossimi passaggi. Giorgio Spaziani Testa, presidente di Confedilizia, chiede di «ridurre l’Imu». Tema molto sentito dalle famiglie. Oggi alle 16.30 sbarca in Cdm il testo quadro. Da maggio il faldone (22 gli articoli nella bozza in gestazione ieri sera che include sanzioni, testi unici e disposizioni finanziarie), poi sbarcherà in Parlamento. E quindi si avranno 24 mesi per ricamare il testo definitivo, partorire i decreti delegati e dare forma compiuta alla riforma. Quello che tutti si augurano è che si arrivi ad una vera «piallatura della pressione fiscale». Semplificando e arrivando ad «un nuovo rapporto tra Stato e contribuente che non sia più vessatorio ma paritetico e collaborativo». E se lo dice pure il presidente del Consiglio qualcosa da cambiare ci sarà. Nel 1992 il fisco venne definito «lunare» per complessità (Scalfaro). Oggi non solo è complicato pagare le tasse. Ma il livello generale di prelievo è diventato insostenibile...