L’idrogeno come fonte energetica a basso impatto ambientale, decisiva per ridurre le emissioni climateranti, si avvia a un passaggio decisivo. Dopo gli anni della sperimentazione e dei test di laboratorio è arrivato il momento di mettere in pratica brevetti e invenzioni di cui il nostro Paese abbonda. Ma non si tratta di un percorso facile e nemmeno scontato. «Da Bruxelles vediamo un momento delicato per il futuro dell'idrogeno, la storia del 2030 si scrive oggi, nel 2023 la speranza è che la storia si scriva in Europa e in Italia», ha affermato ieri, alla terza edizione dell’Hydrogen Forum del Sole 24 Ore, Stefano Grassi, capo gabinetto del Commissario europeo all’Energia Kadri Simson, «finora abbiamo mappato fra i 500 e i 600 progetti fra ricerca e applicazione a livello europeo, ma solo il 10% di questi ha raggiunto la fase matura e il punto di investimento. Per la maggior parte dei progetti» si deciderà «entro 2-3 anni se farli diventare operativi e avere i finanziamenti». Noi siamo partiti col piede giusto. Abbiamo il primato dei brevetti sulla propulsione a idrogeno. Ma il vantaggio nella ricerca potrebbe non essere sufficiente. «L’Europa è partita bene», conferma Grassi, «ma altri competitor stanno scaldando i motori, se non stiamo attenti rischiamo di restare indietro perché ci sono programmi ambiziosi in India, Cina, Giappone e in Usa. Il rischio è che gli investimenti previsti per l'Europa non si materializzino e trovino condizioni migliori altrove».
[[ge:kolumbus:liberoquotidiano:35274430]]
LE PRIME 13 LINEE
A proposito di investimenti, una parte consistente è destinata alla realizzazione di treni con locomotori alimentati a idrogeno. Sono in tutto 13 le linee ferroviarie pilota dove macineranno chilometri i primi treni a idrogeno italiani. Si partirà da 6 regioni: Lombardia, Umbria, Abruzzo, Puglia, Calabria e Sicilia. Subito dopo sarà la volta di Sardegna, Piemonte, Lazio, Toscana ed Emilia-Romagna. I progetti sono finanziati con i fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza. L’obiettivo è comunque ambizioso, visto che il 28% delle ferrovie italiane non sono elettrificate. Sugli oltre 16mila chilometri di strade ferrate tricolori ben 4.700 sono tuttora servite, ogni giorno, da 1250 treni mossi da motrici diesel.
La prima tratta ad essere sostituita con la propulsione a fuel cell è la Brescia-Iseo-Edolo, frutto della collaborazione tra Ferrovienord, Trenord e Regione Lombardia. I primi convogli a idrogeno arriveranno a novembre di quest’anno ed entreranno in servizio nel 2024.
A regime saranno 14 i treni sulla tratta ferroviaria della Valle Camonica e del Sebino, con un costo totale di 319 milioni di euro. Entro il 2025 l’intera flotta dei convogli a gasolio sulla tratta ferroviaria andrà in pensione. I treni a idrogeno permettono di abbattere le emissioni di gas serra del 40% rispetto ai convogli diesel, anche se il vettore energetico fosse prodotto tramite steam reforming (idrogeno grigio). Secondo uno studio commissionato dalla Shift2Rail Joint Undertaking, che ha analizzato 10 casi studio in Europa, i treni con celle a combustibile a idrogeno sono vantaggiosi su percorsi non elettrificati e superiori ai 100 km. Inoltre, hanno tempi di fermo per il rifornimento molto ridotti circa 20 minuti - e possono operare anche per 18 ore continuative senza fare rifornimento.
[[ge:kolumbus:liberoquotidiano:35263836]]
IN SICILIA 4 CONVOGLI
Dopo la Brescia-Edolo, ci sono altre dodici tratte ferroviarie già destinate ad essere convertite a idrogeno: la Cuneo-Ventimiglia e la Novara-Biella in Piemonte, la Firenze-Faenza a cavallo fra Toscana ed Emilia Romagna, la Lucca-Aulla in Toscana, la Terni-Rieti-Sulmona in Umbria, Lazio e Abruzzo, la Alghero centro-aeroporto in Sardegna, la Lecce-Leuca in Puglia, la Reggio Calabria-Catanzaro in Calabria, la Siracusa-Modica, la Modica-Gela, la Gela-Canicattì e la Lentini-Gela in Sicilia. Ma si tratta soltanto dell’inizio perché tutti i 1.250 collegamenti serviti con locomotori diesel sono destinati ad essere convertiti all’idrogeno.
Fra l’altro il primo convoglio ad entrare in funzione, quello sulla Brescia-Edolo, sarà interamente made in Italy, realizzato nello stabilimento Alstom di Valmadrera che dà lavoro a 80 dipendenti. La consegna è prevista a novembre. Seguiranno subito altri 5 treni e poi forse ulteriori 8. Complessivamente il Piano nazionale di ripresa e resilienza, Pnrr in sigla, destina investimenti pari a 530 milioni di euro per la sperimentazione dell’idrogeno nel trasporto ferroviario, in ambito locale e regionale, e nel trasporto stradale, con particolare riferimento al trasporto pesante. Proprio ieri il Ministero dei Trasporti ha assegnato 103 milioni di euro del Pnrr a 36 progetti per la realizzazione di stazioni di rifornimento a base di idrogeno rinnovabile. Nel mondo si producono attualmente 100 milioni di tonnellate di idrogeno, al 95% grigio ovvero derivante dal fossile e il 70% di questa quantità è utilizzata dall'industria chimica. Questi 100 milioni rappresentano comunque lo 0,1% dell’energia utilizzata a livello globale. In vista dei target climatici la produzione di idrogeno verde, prodotto da fonti rinnovabili, dovrebbe raggiungere una quota del 10-15% dell'intero fabbisogno energetico. Intanto Fincantieri sta lavorando a imbarcazioni equipaggiate per poter operare in porto con propulsione all’idrogeno. L’obiettivo, in questo caso, è abbattere le emissioni nella fase di permanenza sotto costa.
[[ge:kolumbus:liberoquotidiano:35264520]]