I socialisti tedeschi della Spd, secondo partito della coalizione del governo guidato da Friedrich Merz, stanno manovrando di nascosto contro l’Italia. Lo racconta Die Welt, quotidiano stampato ad Amburgo, di orientamento conservatore-liberale e ben informato sulle vicende della democristiana Cdu, il partito di Merz. E siccome la Spd è alleata del Pd nel Partito socialista europeo, la questione riguarda anche i democratici di Elly Schlein: ritengono normale che i loro compagni tedeschi danneggino l’Italia – i suoi abitanti, le sue imprese, i suoi lavoratori – perché oggi è guidata da un governo di destra? Il fattaccio è avvenuto nei giorni scorsi, durante la scrittura del “contratto” del nuovo esecutivo tedesco, sostenuto dalla Cdu, dalla sua gemella bavarese Csu e, appunto, dalla Spd. Lo stesso cancelliere Merz, ricorda Die Welt, è atteso questo fine settimana a Roma, per l’intronizzazione di Leone XIV, e in quell’occasione incontrerà Giorgia Meloni.
I due, apprende Libero, non dovrebbero entrare nei dettagli dei dossier aperti tra i due Paesi (nessun tavolo su Unicredit e Commerzbank, per capirsi), ma intendono comunque rafforzare i rapporti, in particolare laddove hanno forti interessi in comune, ad esempio dinanzi al Green Deal europeo e nella soluzione dei problemi dell’industria automobilistica. Anche per questo, nel testo originario di quel contratto era previsto che l’Italia avrebbe fatto parte di un asse strategico tra Germania, Francia e Polonia. La formulazione, riporta Die Welt, era la seguente: «Nel formato “Weimar plus” dovrebbero essere coinvolti anche altri partner stretti come la Repubblica Ceca. In quanto terza economia più grande dell’Ue, l’Italia è per noi un partner importante». Quello di Weimar è un forum di cooperazione creato nel 1991 da Berlino, Parigi e Varsavia, per collaborare nelle questioni di politica europea e di sicurezza. Nel testo finale, però, il riferimento all’Italia come partner privilegiato è scomparso. Al posto di quella frase, ora si legge che «nel formato “Weimar plus” dovrebbero essere coinvolti anche altri partner stretti», senza citare quali.
Le informazioni raccolte del quotidiano tedesco dicono che il passaggio riguardante l’Italia «è stato introdotto dalla Cdu, ma cancellato su richiesta dei socialdemocratici». Il motivo «nessuno vuole dichiararlo ufficialmente»; a microfoni spenti, però, i responsabili della trattativa parlano. Così Die Welt racconta che la richiesta della Spd «sarebbe dovuta allo scetticismo nei confronti del governo di Giorgia Meloni, definito dai critici come “post-fascista”». Gli esponenti della Cdu/Csu ritengono questa cancellazione un «errore strategico» e sostengono che «l’Italia sarebbe un partner affidabile: filo-ucraino, filo-europeo e con i migliori contatti con il presidente Usa Donald Trump»; resta il fatto, però, che hanno ceduto al diktat dei loro alleati di sinistra. Lo stesso quotidiano mette in guardia: «Ciò che può sembrare una correzione di forma nel contratto di coalizione, a lungo termine potrebbe rivelarsi un segnale diplomatico di peso», perché «l’Italia non è solo la terza economia dell’Ue, ma anche un partner industriale sempre più importante». E ciò che è successo «è stato attentamente registrato a Roma».
È vero: il governo italiano segue con attenzione la vicenda. Il responsabile della Farnesina, Antonio Tajani, bolla la scelta dei socialisti tedeschi come «anti europea, un errore gravissimo», e si augura che «la sinistra italiana prenda le distanze». Tommaso Foti, ministro per gli Affari europei, avverte: «Se fosse confermato che l’eliminazione del riferimento all’Italia è avvenuta su pressione della sinistra tedesca, saremmo di fronte a un atto gravissimo. Un danno che non colpisce un governo, ma l’intera Nazione». Anche per questo, prosegue, «sconcerta il silenzio della solita sinistra anti-italiana».
E Augusta Montaruli, vicecapogruppo di Fdi alla Camera, chiede al Pd «perché non abbia stigmatizzato questo comportamento dell’Spd, essendo anti-italiano, anti-europeo e anti-democratico». Insomma, è il caso che Schlein, o qualcuno del Nazareno, parli. Anche per togliere il sospetto che pesa su questa storia. Ovvero che il Pd condivida il diktat della Spd e ne fosse al corrente dall’inizio. I democratici, del resto, in passato hanno spinto più volte sui leader e i partiti europei a loro vicini, affinché isolassero il centrodestra italiano e i suoi esponenti, specie quando questi ultimi sono al governo. Magari stavolta è diverso: un motivo in più per sentire dai dirigenti del Pd quelle parole che ancora non hanno detto.