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Regno Unito, comanda l'immigrato delle colonie: integrazione o senso di colpa?

di Carlo Nicolato mercoledì 29 marzo 2023

3' di lettura

Gli immigrati di seconda generazione si prendono la Gran Bretagna, a Downing Street l’indiano Rishi Sunak, in Scozia il pakistano Humza Yousaf, senza dimenticare il sindaco di Londra, l’altro pakistano Sadiq Khan. È il trionfo di multiculturalismo e integrazione, o è piuttosto quello del senso di colpa britannico, che ha permesso una sorta di effetto rebound proveniente da quei Paesi che per secoli Londra ha colonizzato? Nei palazzi del potere del Regno Unito sta avvenendo una sostituzione storica paradossale: al posto dello scontro tra Inghilterra e Scozia, quello tra India e Pakistan, gli indù in sostituzione degli anglicani, i musulmani in quella dei presbiteriani.

CONFUSIONE - C’è perfino una questione di indipendentismo di mezzo, e non è certo quella scozzese, ma quella del Kashmir o del Punjab, che è la regione contesa dalla quale i genitori di Humza Yousaf provengono. Stiamo giocando con i parallelismi ovviamente, ma del resto riesce difficile immaginare un islamico lottare per l’indipendenza della terra di Maria Stuarda, un pakistano che corre in kilt come Mel Gibson sulle fredde Highlands.

Certo, nemmeno ci immaginavamo l’improbabile Nicola Sturgeon in quei panni, ma l’indipendentismo della Scozia ha radici storiche precise, connotazioni religiose e culturali dalle quali è dif-ficile prescindere, eche c’entrano ben poco con le motivazioni che avrebbero spinto 7`-Ne oommemwairri Yousaf a sostenere la causa dello Scottish National Party. «Mentre protestavo a Londra contro l'invasione illegale dell'Iraq» spiega l’islamico Yousaf sul suo sito, «ricordo di aver pensato tra me e me perché mai i nostri figli sono stati mandati in una guerra che non condividevamo».

Dal “no” all’invasione illegale all’Iraq al “no” alla Brexit sono passati lustri, e anche l’indipendentismo di Yousaf si è evoluto come quello del partito. «Sono un orgoglioso scozzese e ugualmente un orgoglioso europeo» ha detto nel suo primo discorso da premier, ribadendo la linea del predecessore e del Partito, ovvero «vogliamo tornare nell’Ue». Dovrà vedersela con il rivale indiano e indù di Londra che seguendo anche lui la linea dei suoi predecessori, e forte della sentenza della Corte Suprema britannica che ha stabilito che il governo scozzese non può indire unilateralmente un secondo referendum sulla secessione, ha già fatto capire di non avere alcuna intenzione di concedere un altro referendum sul tema. Lo scontro è comunque aperto e non potrebbe essere altrimenti tra un inglese e uno scozzese, anzi tra un indiano e un pakistano, tra un indù e un musulmano. E chi più ne ha ne metta.

KILT E LINGUA URDU - Yousaf d’altronde si dice scozzese ma rimane anche un orgoglioso pakistano come ci ricorda quel video ancora presente in rete del suo giuramento in kilt, sherwani e lingua urdu al Parlamento nel 2016. Del resto tanti suoi colleghi lo avevano fatto in gaelico e in dorico, doveva farlo anche lui nella sua lingua d’origine, anche se con la Scozia l’urdu non c’entra proprio nulla. La notizia della sua vittoria peraltro ha dominato i titoli dei giornali pakistani che hanno sottolineato la sua storia “commovente e ambiziosa”, simbolo di rivalsa e successo. Un vero orgoglio per il Paese stretto in preghiera in pieno Ramadan. Si fa notare infatti che il loro lontano compaesano è anche il primo islamico alla “guida” di un Paese occidentale e che lui stesso è un praticante. I britannici d’altronde ormai ci sono abituati, anche se in Scozia un po’ meno, l’importante è che facciano parte di quei musulmani politically correct che si professano praticanti di una “religione di pace”, buoni e buonisti fintanto che non si parla di Israele, favorevoli al matrimonio gay, difensori dei diritti LGBT e aperti al libero cambiamento anagrafico di genere sessuale.  

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